Riforme Istituzionali

sara' la volta buona???????

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  1. dango
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    Prendendo spunto da questo brano tratto dall'articolo postato da Laura:

    La bozza del progetto. Secondo quanto riferito da chi ha potuto vederle, la forma di governo dovrebbe virare verso un semipresidenzialismo "corretto" alla francese. Scompare il bicameralismo perfetto e arriva il Senato federale, portandosi assieme la riduzione del numero dei parlamentari. Per gli attuali senatori a vita, ci sarebbe invece il passaggio a 'deputati a vita': carica che però dovrebbe spettare solo ai presidenti emeriti, che durante il loro mandato non avrebbero più il potere di nominare altri membri a vita del parlamento. Cambia anche il meccanismo di nomina dei membri della Corte Costituzionale: il 'nuovo' presidente, con i poteri rafforzati, perderebbe il potere di indicare un terzo dei componenti, che a quel punto sarebbero indicati - sempre per un terzo - dai presidenti delle Camere. Gli altri due terzi resterebbero di competenza per metà del parlamento in seduta comune, per l'altra metà delle supreme magistrature.

    Vorrei provare a chiarire un po' i termini usati...tanto per avere ben presente di cosa stiamo parlando, dato che l'argomento non è dei più semplici.

    Chi mi da una mano?

    Comincio con Semipresidenzialimo

    da Wikipedia

    La repubblica semipresidenziale o semipresidenzialismo o "a tendenza presidenziale" è una forma di governo. In una repubblica semipresidenziale, il governo si trova a dipendere dalla fiducia di due organi designati da due differenti consultazioni elettorali, il Presidente della Repubblica e il Parlamento. Il Primo Ministro viene perciò nominato dal Presidente, ma necessita, insieme al resto del suo esecutivo, della fiducia parlamentare.

    Questa forma di governo è caratterizzata dai seguenti punti:

    * l'elezione del Presidente della Repubblica avviene con voto popolare distinto ed autonomo rispetto a quello del parlamento;
    * il potere esecutivo è condiviso con il Primo Ministro che però può essere scelto e revocato dal capo di Stato;
    * Il primo ministro ed il governo possono essere sfiduciati dal parlamento e revocati dal presidente; quest'ultimo non è ovviamente sfiduciabile
    * lo scioglimento del parlamento da parte del Presidente della Repubblica avviene nei limiti costituzionali.

    Il termine semipresidenzialismo, coniato nel 1978 dal politologo Maurice Duverger[1], può trarre in inganno, in quanto tale forma di governo non è semplicisticamente da intendersi come un presidenzialismo attenuato: mettendo da parte i periodi di coabitazione, in questo sistema il Capo dello Stato gode di alcuni poteri che non vengono invece accordati nel modello americano, come il diritto di consultazione popolare referendaria o l'iniziativa legislativa o lo scioglimento delle Camere. Gli obiettivi di questa forma di governo sono la diminuzione della rigidità del sistema presidenziale, senza i problemi legati alla partitocrazia che sovente sorgono quando non si raggiunge una maggioranza forte in un sistema parlamentarista. Questo sistema fa sì che il presidente abbia la possibilità di indirizzare politicamente il governo e di non essere solo un garante al di sopra delle parti.

    Un esempio di repubblica semipresidenziale: la Francia

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    Un esempio di Repubblica semipresidenziale è la Francia. In questo paese, il modello semipresidenziale fu introdotto dal generale Charles De Gaulle nel 1958, in concomitanza con la crisi della Quarta Repubblica Francese e della guerra in Algeria; con tale riforma, ha inizio infatti la c.d. Quinta Repubblica Francese. Il sistema, che all'epoca prevedeva l'elezione del capo di Stato da parte di un organo appositamente costituito, nacque come una forte razionalizzazione della costituzione della Quarta Repubblica, con cui si tendeva porre termine all'instabilità della forma di governo parlamentare che fino ad allora era vigente. Il sistema fu perfezionato nel 1962 con una successiva modifica costituzionale che introduceva l'elezione a suffragio universale del Presidente.

    Sebbene il Presidente sia eletto direttamente dai cittadini e non sfiduciabile, egli non è titolare esclusivo del potere esecutivo, dovendolo condividere con il Primo ministro. Il Premier, nominato dal Presidente della repubblica, deve avere per il suo governo la fiducia, o almeno il tacito assenso, da parte del parlamento. Il presidente può sciogliere l'Assemblea Nazionale, mentre il parlamento non può sostituire il presidente anche se può metterlo in stato d'accusa per motivi giudiziari.

    Qualora il parlamento presenti una maggioranza parlamentare di colore politico diverso da quello del presidente, evento verificatosi nel 1986 e 1993 sotto la presidenza Mitterrand, e nel 1997 con Chirac, si instaura una forzata coabitazione tra presidente e un premier a lui ostile.


    Semipresidenzialismo e partitocrazia

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    Se l'attuale modello di governo semipresidenziale è quello francese, i primi casi storici di tale ordinamento possono essere considerati le Costituzioni della Repubblica di Weimar in Germania e della neo-indipendente Finlandia, fra loro coeve. A queste può aggiungersi la Costituzione dell'Irlanda. In tal senso era congegnata anche la Costituzione della Repubblica d'Austria. Sull'esempio francese poi, nella seconda metà e nella fine del Novecento, fu adottato in Portogallo e in numerose repubbliche ex-sovietiche.

    Tuttavia, col passare degli anni, la pressione dei partiti politici presenti in Parlamento, unita alla debolezza di taluni presidenti e ad una concezione imperante che vedeva in forti poteri presidenziali una minaccia alla democrazia, portò ad un indebolimento de facto delle possibilità d'intervento e dei poteri esercitabili dal Presidente in molti paesi. Se a presidenti eletti con la forza del mandato popolare viene comunque garantita voce in capitolo in politica estera, oggigiorno molti sistemi semipresidenziali vedono la privazione del Presidente di ogni potere in politica interna, tanto che numerosi autori tendono a declassare diversi Stati, quali ad esempio la Finlandia e il Portogallo, e ad unanime consenso l'Austria, a repubbliche parlamentari, nonostante la loro diversa origine storica.

    Se in una prospettiva storica, dunque, la linea di demarcazione fra i sistemi semipresidenziali e quelli parlamentari era giuridicamente individuabile nell'elezione diretta o parlamentare del presidente, al giorno d'oggi appare più opportuno adottare un criterio politico, analizzando a quale dei due organi, il presidente o il Premier, venga affidato il compito di rappresentanza dello Stato nei massimi consessi politici internazionali. Nell'ambito dell'Unione Europea, ad esempio, nonostante numerosi paesi prevedano l'elezione popolare del proprio Capo dello Stato, solo la Francia - oltre al caso puramente presidenzialista di Cipro - viene rappresentata dal proprio presidente nel Consiglio Europ


    in America vige il presidenzialismo e non il semi-presidenzialismo

    Presidenzialismo

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    La repubblica presidenziale è una forma di governo in cui il potere esecutivo si concentra nella figura del Presidente che è sia il capo dello Stato sia il capo del governo. Generalmente è eletto direttamente dai cittadini e forma il suo governo; essendo capo di stato non ha bisogno di voto di fiducia parlamentare anche perché, avendo già ottenuto il voto della maggioranza dei cittadini tramite il loro voto, non ha bisogno della fiducia dei loro rappresentanti. La legittimazione attraverso il voto conferisce al presidente una chiara superiorità rispetto ai suoi ministri, non sempre rimarcato nei sistemi parlamentari.

    La legittimazione popolare seppure indiretta pone il Presidente dell'Unione nella condizione, almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti, di poter sostituire, o comunque costringere alle dimissioni, i ministri. Tale prerogativa è una garanzia per quella che viene definita "accountability", cioè il rendere conto all'elettorato di quello che si è fatto mentre si era al governo: infatti l'unico responsabile della scelta dei ministri è il Presidente dell' Unione, e dunque è lui l'unico responsabile di eventuali scelte "infelici". Anche se comunque principalmente per ogni problema legato ad un singolo Stato agisce un Governatore, una sorta di presidente regionale, e poi successivamete se diventa un caso nazionale (quindi federale) viene chiamato in causa il presidente.

    La durata dei mandati sia del presidente, quadriennale, che del parlamento, biennale, è fissa: il governo non può sciogliere il parlamento, ma questo a sua volta non può sfiduciare il presidente, in quanto entrambi gli organi costituzionali traggono la loro legittimità da due diversi voti popolari. L'assemblea può comunque mettere in stato d'accusa il presidente per attentato alla Costituzione, quello che si usa chiamare "impeachment", il quale tuttavia, si badi bene, non è un'azione politica ma un'azione giudiziaria.

    Il potere legislativo è affidato al Congresso: il presidente non può introdurre disegni di legge, se non appoggiandosi in sua vece a deputati del suo partito. Il parlamento può approvare disegni di legge che però possono essere bloccati dal presidente, grazie al suo potere di veto, per superare il quale l'assemblea ha bisogno di una maggioranza qualificata di due terzi. Le nomine dei funzionari federali, ministri compresi, sono operate dal presidente dietro approvazione del Senato.

    La struttura federale dell'ordinamento nordamericano e il frequentissimo ricorso a strumenti di consultazione popolare diretta sono un'ulteriore garanzia democratica contro abusi di potere e derive plebiscitarie del Presidente in particolare e del Governo centrale in generale.
     
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14 replies since 7/4/2010, 22:25   119 views
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