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  1. dango
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    Sistema Elettorale

    Il sistema elettorale è costituito dall’insieme delle regole che si adottano in una democrazia rappresentativa per trasformare le preferenze degli elettori in voti e i voti in seggi.

    Un sistema elettorale è composto da due elementi fondamentali: il sistema di votazione e il metodo per l'attribuzione seggi. Quest'ultimo richiede l’applicazione di una formula matematica predefinita, che viene detta formula elettorale.

    Tradizionalmente, la formula elettorale era classificabile in due grandi categorie:

    * formule maggioritarie (che sono le più antiche e tendono a premiare i candidati o partiti vincitori in collegi uninominali o plurinominali);
    * formule proporzionali (che sono state elaborate a partire dalla seconda metà dell’Ottocento e tendono a stabilire un rapporto proporzionale tra i voti ottenuti da un partito ed i seggi ad esso assegnati).

    A partire dagli anni Novanta si è fatta sempre più ampia una terza categoria, quella dei

    * sistemi misti.

    Nelle formule appartenenti a tale terza categoria compaiono elementi caratterizzanti di entrambe le due precedenti categorie, talvolta relazionati tra di loro

    Il sistema maggioritario

    Il sistema elettorale maggioritario è quello matematicamente più semplice ed ha accompagnato le prime forme di rappresentanza politica diretta, nel mondo classico (Grecia) e fin dal Seicento (mondo anglosassone).

    Oggigiorno in Italia vige per l’elezione della Camera un sistema maggioritario plurinominale], nell’ambito di un Collegio Unico Nazionale: ]il partito o la coalizione che ottenga la maggioranza relativa (anche soltanto per un voto) ha diritto al 55% dei seggi (tranne l'assai difficile ipotesi che su base proporzionale gliene spettino di più).

    Questo sistema è stato modellato sull’esempio di quello introdotto nel 1993 per l’elezione dei Sindaci e di quello del 1995 per l’elezione dei Consigli regionali[3]. Non risulta che abbia altri precedenti storici, sicché questa tipologia di formula elettorale viene a configurarsi come una specificità tutta italiana. I suoi effetti sulla governabilità del Paese sono attenuati dalla contemporanea presenza di una diversa formula per l’assegnazione dei seggi del Senato: è prevista sempre una riserva del 55% dei seggi in favore del partito o della coalizione di maggioranza relativa, ma il conteggio viene effettuato Regione per Regione. Ciò fa sì che al Senato vi sia molto più equilibrio, in quanto è usuale che la coalizione seconda classificata a livello nazionale risulti vincitrice in un numero significativo di Regioni. Infatti, in Italia entrambe le Camere sono elette a suffragio universale ed entrambe votano la "Fiducia" al Governo (c.d. bicameralismo perfetto); cosa che non avviene in Gran Bretagna, Francia e Germania.

    Queste formule maggioritarie, basate su collegi plurinominali e caratterizzate da una “riserva di seggi” in favore del vincitore, sono dette di voto limitato, in quanto nacquero alla fine dell’Ottocento in un’ottica inversa a quella attuale: non per garantire una maggioranza sicura allo schieramento vincitore, bensì per garantire una rappresentanza alle minoranze. Queste ultime, infatti, rischiavano di ottenere pochi seggi (o addirittura nessuno) nell’ambito dei collegi plurinominali classici, in cui tutti i seggi in palio venivano assegnati allo schieramento vincitore.

    Nella prassi, il voto limitato tende spesso ad essere confuso con il sistema proporzionale con premio di maggioranza. Quest’ultimo, tuttavia, se ne differenzia in quanto attribuisce un bonus di seggi supplementari soltanto al partito o alla coalizione che abbia ottenuto la maggioranza assoluta dei voti (cioè il 50%+1); mentre, come si è detto, la “riserva di seggi” prevista dalle formule di voto limitato premia il partito o la coalizione di maggioranza relativa.

    In Gran Bretagna, Stati Uniti, India ed in Francia il sistema maggioritario è basato su un collegio uninominale in ciascuno dei quali è in palio un unico seggio, che viene assegnato al candidato che ottiene il maggior numero di voti; a differenza di quanto comunemente si pensa, il sistema uninominale così posto in essere è il punto di approdo di un lungo cammino, dato che sia in Gran Bretagna che in Francia si era partiti dall’utilizzo di sistemi plurinominali .

    Il sistema uninominale

    In un contesto uninominale, in linea di principio, ci sono due metodi per designare il rappresentante di un determinato collegio: uno nel quale vince l'elezione chi ottiene la maggioranza relativa dei voti qualunque essa sia, e un secondo in cui vince solo chi ottiene la maggioranza assoluta, il 50%+1 delle preferenze. In quest'ultima ipotesi, non essendo improbabile che il corpo elettorale si frazioni non indicando alcun candidato vincente, è da prevedersi di norma un secondo turno di votazioni,

    Possiamo dunque distinguere fra due sistemi elettorali uninominali.

    * Il sistema uninominale a un turno o plurality con maggioranza relativa: trattasi del più semplice e più antico meccanismo elettorale in assoluto, prevedendo la vittoria del candidato avente riportato il maggior numero di preferenze. È il sistema in vigore nel Regno Unito e nella stragrande maggioranza degli Stati Uniti[7]. Questo tipo di scrutinio tende a sovrarappresentare i partiti più grandi, a parziale detrimento di quelli medi ma soprattutto di quelli piccoli[8]. Nel caso di un sistema partitico stabile e ben consolidato, questo metodo comporta inoltre una tendenza naturale degli elettori al voto strategico in caso di evidente incapacità o impossibilità di vittoria del candidato preferito.

    Voti % Risultato
    Candidato A 49 000 41,5 % ELETTO
    Candidato B 38 000 32,2 % Battuto
    Candidato C 22 000 18,6 % Battuto
    Candidato D 9 000 7,6 % Battuto
    TOTALE 118 000 100 %

    *Il sistema uninominale a doppio turno o majority: tale tipo di scrutinio pone la clausola del raggiungimento della maggioranza assoluta per ottenere l'elezione di un candidato al primo turno, ricorrendosi in caso contrario ad un secondo appuntamento elettorale. Il numero di candidati ammessi a questo secondo turno divide questo tipo di scrutinio in due sottosistemi: il primo, il più classico, è quello che vede contendersi il seggio i due candidati più votati al primo turno (in tale ipotesi, il secondo turno assume il nome di ballottaggio); il secondo, utilizzato attualmente in Francia, elimina dalla contesa solamente i candidati che non abbiano raggiunto una determinata soglia, consentendo quindi l'eleggibilità nella seconda tornata anche a maggioranza relativa. Il sistema a doppio turno incoraggia l’elettore a esprimere un voto sincero al primo turno, mentre comporta la tendenza al voto strategico nella seconda tornata.

    Voti % Risultato
    Candidato A 49 000 41,5 % Ammesso al secondo turno
    Candidato B 38 000 32,2 % Ammesso al secondo turno
    Candidato C 22 000 18,6 % Eliminato
    Candidato D 9 000 7,6 % Eliminato
    TOTALE 118 000 100 %
    Voti % Risultato
    Candidato A 49 500 49,5 % Battuto
    Candidato B 50 500 50,5 % ELETTO
    TOTALE 100 000 100 %


    La particolarità del sistema elettorale uninominale – specie di quello basato sulla maggioranza relativa – è quella di distorcere la rappresentatività aumentando la vittoria in termini di seggi del primo partito o coalizione a danno relativo del secondo e a gravissimo danno del terzo partito. Per esempio, dati tre partiti A, B e C che si classifichino rispettivamente primo (45% dei voti), secondo (30%), e terzo (25%), è facile immaginare che - sempre per esempio - il primo otterrà il 55% dei seggi, il secondo 30% e il terzo 15%. Ovviamente, per i partiti, con questo sistema elettorale, è più importante vincere di misura in più collegi possibili che non vincere in pochi collegi con alta maggioranza.

    All'interno dei sistemi uninominali poi, quelli a doppio turno tendono a premiare i partiti di centro, mentre quelli a turno unico favoriscono formazioni ideologicamente più schierate. Il motivo di ciò è facilmente comprensibile: se si va al ballottaggio, qualora vi sia presente un partito di centro che parta anche da una posizione di svantaggio, esso ne uscirà tendenzialmente vincitore, perché saprà, meglio del suo avversario, attrarre i voti dei partiti esclusi: quelli di sinistra se si troverà a confrontarsi con un avversario di destra o viceversa.

    Il sistema proporzionale

    Elemento caratterizzante del sistema proporzionale è l'assegnazione dei seggi in circoscrizioni elettorali plurinominali, suddividendoli fra le varie liste in proporzione ai voti ottenuti. Si presenta quindi come un sistema elettorale basato sulla democraticità e rappresentatività in quanto permette di fotografare la situazione reale del Paese.

    Aspetto positivo, quindi, che salta subito all'occhio è la possibilità di una rappresentanza parlamentare che rifletta in maniera meno distorta possibile la reale situazione politica di un paese, con una significativa tutela delle minoranze. Qualora i partiti siano notevolmente frazionati, però, il proporzionale riflette questo frazionamento reale in parlamento e la formazione di un governo richiede coalizioni che uniscano più partiti, con conseguente forte instabilità.

    I meccanismi proporzionali sono essenzialmente due: quello del quoziente e i più alti resti, e quello dei divisori e le più alte medie.

    Meccanismi proporzionali

    Nella prima famiglia di metodi proporzionali, si stabilisce un quoziente elettorale che sarà il costo di un seggio in termini di voti, e si vede quante volte tale quoziente entra nel totale dei voti che una lista ha preso in una circoscrizione.

    Nella seconda famiglia di metodi proporzionali, quello dei divisori e le più alte medie, si dividono i voti totali di ciascuna lista di candidati in un collegio per una serie di coefficienti lunga fino al numero di seggi da assegnare nel collegio, e si assegnano i seggi alle liste in base ai risultati in ordine decrescente, fino ad esaurimento dei seggi da assegnare.

    Voto di preferenza

    Il sistema proporzionale può prevedere o meno la possibilità per l'elettore di esprimere una o più preferenze per un candidato all'interno della lista votata. In questo caso, vengono eletti nell'ambito di ogni lista i candidati che hanno ottenuto il numero maggiore di preferenze. Se invece non è previsto il voto di preferenza, i candidati vengono scelti secondo l'ordine in cui compaiono in lista, delegando ai partiti l'individuazione degli eletti: si parla in questo caso di lista bloccata.

    Il voto di preferenza ha benefici controversi. A favore vi è la maggiore possibilità di scelta per l'elettore; contro vi è il fatto che il singolo candidato, per ottenere la preferenza, è costretto ad una costosa campagna elettorale personale, e la necessità di raccogliere i fondi necessari può potenzialmente stimolare episodi di corruzione.

    Sistemi corretti (o misti)

    Come abbiamo visto, non esiste un sistema elettorale che si possa considerare perfetto, ma entrambi i tipi possiedono i propri vantaggi e i propri svantaggi. Per ovviare a tali inconvenienti, cercando di recuperare le caratteristiche positive di ciascun sistema ma limitando quelle negative, si sono col tempo andati ad elaborare sistemi corretti, o misti, dei due modelli originari.

    * Sistemi maggioritari corretti

    L'aspetto negativo del maggioritario è, lo abbiamo visto, la scarsa, se non nulla, rappresentanza e di conseguenza tutela delle formazioni politiche minori. Per ovviare a tale problema, è stata proposta e talvolta adottata (ma solo in tempi molto recenti, dal 1993 in avanti) l'introduzione di quote proporzionali: la maggior parte dei seggi viene assegnata con criterio maggioritario uninominale, mentre una parte viene assegnata con criterio proporzionale.

    Il primo esempio in tal senso venne costituito dalle leggi italiane 276 e 277 del 1993, relative rispettivamente all’elezione del Senato ed all’elezione della Camera. Esse erano entrambe caratterizzate dall’assegnazione di circa il 75% dei seggi in collegi maggioritari uninominale; e del restante 25% con criterio proporzionale, previo lo scorporo dei voti ottenuti dai vincitori dei collegi uninominali. La conseguenza era che il riparto proporzionale ridimensionava di molto l’effetto maggioritario determinato dal collegio uninominale, portando la coalizione vincitrice a disporre di un ridotto numero di seggi di vantaggio sull’opposizione. Un ulteriore elemento di debolezza dei Governi fu determinato dal fatto che, in tal modo, divenivano determinanti i seggi ottenuti dalle liste minoritarie od estremiste, all’interno della coalizione vincitrice

    * Sistemi proporzionali corretti

    Si è detto che l'inconveniente maggiore provocato dalla proporzionale è quello di creare instabilità governativa, sia perché, garantendo i partiti minori, consegna loro in verità la possibilità di condizionare i governi in misura ben maggiore del proprio reale peso elettorale, sia perché, a causa dell'alta frammentazione, le maggioranze sono spesso assai risicate

    Per ovviare al primo inconveniente, sono stati elaborati sistemi che limitino il meccanismo proporzionale sottraendo i partiti minori ai benefici che esso fornirebbe loro. Esistono due metodi, uno implicito ed uno esplicito, per ottenere tale scopo:

    A - quello implicito si ottiene limitando la dimensione delle circoscrizioni elettorali. Caratteristica saliente della proporzionale rispetto al maggioritario è, lo abbiamo visto, l'ampio numero di elettori, e conseguentemente seggi, compresi nella circoscrizione proporzionale rispetto ai collegi maggioritari. Riducendo l'ampiezza della circoscrizioni, dunque, si riduce il tasso di proporzionalità del sistema, diminuendo le probabilità dei partiti minori di ottenere i pochi seggi disponibili in ciascuna delle succitate circoscrizioni. È il meccanismo previsto dal sistema elettorale spagnolo e, de facto, dal sistema elettorale svizzero per la Camera bassa elvetica.

    B - quello esplicito consiste nell'introdurre una clausola di sbarramento (o di accesso), cioè una percentuale minima di voti che il partito deve ottenere per poter entrare in Parlamento. Ne è esempio il sistema elettorale tedesco che stabilisce di regola nel 5% la soglia minima di voti necessari per entrare a far parte del Bundestag.

    Per aggirare invece il secondo problema, quello delle scarse maggioranze su cui si basano solitamente i governi nati da elezioni proporzionali, un meccanismo tipico (ma assai poco utilizzato nel mondo) è quello di attribuire un premio di maggioranza (bonus), consistente in una quota variabile di seggi assegnati “in regalo” alla lista o coalizione vincitrice della tornata elettorale, qualora non abbia già raggiunto un livello predeterminato di seggi. Tale sistema costringe i partiti a coalizzarsi fin da prima delle elezioni come accade col maggioritario.
     
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3 replies since 9/4/2010, 09:41   60 views
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