Emergency

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  1. stemil
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    Pare sia stato smentito:

    AFGHANISTAN
    Emergency: "Nessun accordo dietro il rilascio"
    I tre rientrano domani in Italia con un volo civile

    Garatti, Dell'Aira e Pagani torneranno con l'inviato della Farnesina, Massimo Iannucci. L'ong smentisce che la liberazione sia avvenuta in cambio della chiusura dell'ospedale a Lashkar-Gah la cui riapertura sarà valutata con le autorità locali. A Kandahar tre bambini uccisi da una bomba che era su un asino

    KABUL - Rientreranno domani in Italia con un volo civile i tre operatori di Emergency liberati ieri a Kabul. Lo ha reso noto la Farnesina precisando che Marco Garatti, Matteo Dell'Aira e Matteo Pagani saranno accompagnati dall'inviato del ministro Frattini per l'Afghanistan, Massimo Iannucci. L'annuncio mette fine alle polemiche scaturite dalla notizia che i tre avrebbero rifiutato di rientrare con un volo di Stato, subito smentita da Rossella Miccio del direttivo di Emergency a Kabul.

    Poco prima era stato infatti detto che i tre non volevano rientrare con il Falcon dell'Aeronautica che sta conducendo in Afghanistan il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto. "Si tratta soltanto di un equivoco" ha spiegato Miccio ai giornalisti presenti nell'ospedale dell'associazione nella capitale afgana. "Sono qui cercando di praticare tutte le vie possibili per il rientro - ha aggiunto l'inviato della Farnesina Iannucci - per il momento sembra si faccia prima con un volo commerciale sul quale anche io viaggerò insieme a loro".

    Il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, ha chiarito che l'ipotesi di rientrare con un volo di Stato approfittando della presenza del sottosegretario alla Difesa Crosetto, era "di difficile realizzazione a causa dell'irregolarità del traffico aereo dovuta alla nube" di cenere vulcanica. Tra l'altro l'aereo di Stato con a bordo Crosetto è arrivato a Herat e non a Kabul e per questo i tre hanno preferito un volo di linea. Poi, parlando del futuro dell'ospedale a Lashkar-gah, Massari ha precisato che decideranno "Emergency e le autorità afgane". "E' una situazione che va esaminata tenendo conto della complessità della situazione di sicurezza nella regione", ha spiegato.

    La precisazione della Farnesina è stata sollecitata dalle voci su un impegno a chiudere la struttura in cambio della liberazione dei tre. Una contropartita esclusa dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che ha anche escluso si sia trattata di un'iniziativa contro l'ong. "Emergency - ha spiegato La Russa - in Afghanistan ha altri due ospedali e 28 ambulatori. Fosse stata una azione contro Emergency avrebbero chiuso anche quelli".

    Un'eventuale accordo con le autorità afgane è stato smentito anche dall'associazione di Gino Strada. "Emergency ha appreso da alcuni giornali italiani che la chiusura dell'ospedale di Lashkar-Gah sarebbe stata una delle condizioni per il rilascio dei suoi operatori", si legge in un comunicato. "A Emergency non risulta nessun tipo di accordo di questo o di altro genere. Gli stessi responsabili dei servizi di sicurezza afgani - si ribadisce - hanno confermato ai giornalisti quello che già avevano dichiarato ai nostri operatori: che sono stati liberati perché non colpevoli". "Il loro rilascio - prosegue la nota - non è quindi dipeso da alcun accordo, ma dal mero accertamento dei fatti. Tutte le decisioni riguardanti la riapertura dell'ospedale di Lashkar-Gah verranno prese da Emergency in collaborazione con il ministero della Sanità afgano".

    I cooperanti hanno passato una notte tranquilla a casa con amici e questa mattina hanno raggiunto l'ospedale di Emergency, dove hanno potuto incontrare i colleghi volontari che si sono battuti per la loro liberazione. Secondo fonti vicine all'ospedale, il gruppo ha incontrato il Consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Hamid Karzai, Rangin Spanta, ma nulla è trapelato sul colloquio. Dopo la conferenza stampa di ieri in ambasciata, Emergency ha per il momento eretto una barriera protettiva intorno ai tre che, pur trovandosi nell'ospedale, non rilasciano dichiarazioni. Una volta rientrati in Italia i tre operatori saranno sentiti dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti, titolare dell'inchiesta aperta dalla procura di Roma, per il momento priva di ipotesi di reato.

    La settimana di paura e tensione si è conclusa bene. La magistratura di Kabul ha fatto piazza pulita delle fantasiose accuse probabilmente montate dalle sezioni locali dei servizi segreti afgani. "Non colpevoli" ha sentenziato ammettendo implicitamente che le armi e gli esplosivi trovati nell'ospedale di Lashkar-gah non potevano essere attribuiti al medico, all'infermiere e all'operatore di logistica arrestati la settimana scorsa. Alla fine ne è uscito bene anche il governo italiano (e Gino Strada lo ha riconosciuto e ha ringraziato) che era partito quasi accettando l'idea che i tre potessero essere colpevoli e ha poi saputo attuare una strategia prudente ma efficace nei confronti di Kabul. Ed Emergency, oggi, può affermare a ragione, per bocca di Strada che "è fallito il tentativo di screditarci".

    Bomba su un asino, tre bambini uccisi a Kandahar. Tre bambini sono morti nell'esplosione di una bomba trasportata da un asino in una strada di Kandahar, nel sud dell'Afghanistan. L'obiettivo dell'attentato era la casa di Fazluddin Agha, un leader tribale alleato del presidente Karzai, e le piccole vittime erano i suoi tre nipotini. E' stato lo stesso Agha a raccontare la dinamica dell'attacco: l'ordigno era nascosto su un carretto carico di biada trainato dall'animale ed è stato azionato quando i tre bambini ci sono saliti sopra per giocare. Ferite altre cinque persone, tra cui gli agenti di guardia all'abitazione del leader tribale. Nella zona ha casa anche Ahmad Wali Karzai, fratellastro del capo dello Stato e capo del consiglio provinciale di Kandahar, ex roccaforte dei talebani.

    Edited by Ireth74 - 19/4/2010, 19:38
     
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42 replies since 12/4/2010, 19:08   244 views
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