fiera di essere italiana ... e contro chi non lo è

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  1. patna
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    Ritengo bello e rappresentativo il nostro inno - è stato scritto da un giovane che credeva veramente in quello per cui combatteva - e il suo giovanile entusiasmo - il pensiero di un popolo che sotto una stessa bandiera combattesse per la libertà sono comunque anche oggi di grande attualità - soprattutto davanti a vergognosi episodi di razzismo e di omofobia - davanti ai rappresentanti del nostro paese che ci offendono con il loro inqualificabile comportamento -

    L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia lo resero subito il canto più amato dell'unificazione: non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese.
    L'ufficializzazione del “Canto” quale inno nazionale della Repubblica Italiana, avvenne il 12 ottobre 1946.

    Il poeta Mameli
    Goffredo Mameli dei Mannelli nasce a Genova il 5 settembre 1827.
    Studente e poeta precocissimo, di sentimenti liberali e repubblicani, aderisce al mazzinianesimo nel 1847, anno in cui partecipa attivamente alle grandi manifestazioni genovesi per le riforme e compone Il Canto degli Italiani.
    Da quel momento in poi dedica la propria vita di poeta-soldato alla causa italiana: nel marzo del 1848, a capo di 300 volontari partecipa alle cinque giornate di Milano, tornato a Genova, collabora con Garibaldi e, in novembre, raggiunge Roma dove, il 9 febbraio 1849, viene proclamata la Repubblica. Sempre in prima linea nella difesa della città assediata dai Francesi, il 3 giugno è ferito alla gamba sinistra: morirà d'infezione a soli ventidue anni.
    Le sue spoglie riposano nel Mausoleo Ossario del Gianicolo.


    Il musicista Novaro
    Michele Novaro nasce il 23 ottobre 1818 a Genova, dove studia composizione e canto.
    Secondo tenore e maestro dei cori dei Teatri Regio e Carignano di Torino nonché convinto liberale, offre alla causa dell'indipendenza il suo talento compositivo, musicando decine di canti patriottici e organizzando spettacoli per la raccolta di fondi destinati alle imprese garibaldine.
    Di indole modesta, non trae alcun vantaggio dal suo inno più famoso, neanche dopo l'Unità.
    Muore povero, il 21 ottobre 1885, dopo aver affrontato difficoltà finanziarie e problemi di salute. Per iniziativa dei suoi ex allievi, gli viene eretto un monumento funebre nel cimitero di Staglieno, dove oggi riposa vicino alla tomba di Mazzini.


    L'inno



    Fratelli d'Italia
    L'Italia s'è desta,
    Dell'elmo di Scipio
    S'è cinta la testa.
    Dov'è la Vittoria?
    Le porga la chioma,
    Ché schiava di Roma
    Iddio la creò.
    Stringiamoci a coorte
    Siam pronti alla morte
    L'Italia chiamò.

    Noi siamo da secoli
    Calpesti, derisi,
    Perché non siam popolo,
    Perché siam divisi.
    Raccolgaci un'unica
    Bandiera, una speme:
    Di fonderci insieme
    Già l'ora suonò.
    Stringiamoci a coorte
    Siam pronti alla morte
    L'Italia chiamò.

    Uniamoci, amiamoci,
    l'Unione, e l'amore
    Rivelano ai Popoli
    Le vie del Signore;
    Giuriamo far libero
    Il suolo natìo:
    Uniti per Dio
    Chi vincer ci può?
    Stringiamoci a coorte
    Siam pronti alla morte
    L'Italia chiamò.

    Dall'Alpi a Sicilia
    Dovunque è Legnano,
    Ogn'uom di Ferruccio
    Ha il core, ha la mano,
    I bimbi d'Italia
    Si chiaman Balilla,
    Il suon d'ogni squilla
    I Vespri suonò.
    Stringiamoci a coorte
    Siam pronti alla morte
    L'Italia chiamò.

    Son giunchi che piegano
    Le spade vendute:
    Già l'Aquila d'Austria
    Le penne ha perdute.
    Il sangue d'Italia,
    Il sangue Polacco,
    Bevé, col cosacco,
    Ma il cor le bruciò.
    Stringiamoci a coorte
    Siam pronti alla morte
    L'Italia chiamò

    Se lo si legge con attenzione ci si rende conto di quanto - purtroppo - queste parole siano estremamente attuali -
     
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66 replies since 2/6/2010, 10:07   639 views
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