Attualità

notizie di cronaca e commenti

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  1. bross5
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    Il bambino è di nazionalità italiana

    Perugia, bimbo morto in un asilo privato
    Il piccolo, 13 mesi, trovato senza vita in una struttura di Bastia Umbria. Forse un rigurgito la causa del decesso


    BASTIA UMBRA (Perugia) - Un bambino di 13 mesi è stato trovato morto giovedì sera in un asilo privato di Bastia Umbra. Secondo quanto accertato finora dai carabinieri si tratta di una morte provocata da un malore forse legato a un rigurgito. Il bambino è di nazionalità italiana. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Assisi e quelli della locale stazione. Gli accertamenti sono ancora in corso ma gli investigatori ritengono che il piccolo sia morto mentre stava dormendo, forse a causa di un rigurgito.

     
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  2. laura^
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    La provocatoria istanza dell'avvocato di due esponenti del clan dei Casalesi
    Duro articolo dello scrittore sul "Time": i partiti non si occupano del crimine
    Saviano, in aula minacce dai boss
    "Influenza i giudici, no al processo"
    Solidarietà dal mondo politico.
    La reazione di Bertinotti, Iervolino, Carfagna Veltroni: "Sapranno continuare nella denuncia"

    NAPOLI - La camorra sferra un nuovo attacco diretto contro lo scrittore Roberto Saviano. Lo fa per vie giudiziarie. In sostanza l'avvocato di due boss del clan dei Casalesi chiede la remissione del processo perché gli articoli dell'autore di "Gomorra", nonché quelli di una giornalista del "Mattino", creano una situazione tale da condizionare il procedimento.
    I due boss che hanno chiesto il trasferimento del processo a Roma sono Francesco Bidognetti, detto Cicciotto di Mezzanotte, detenuto da alcuni anni, e il latitante Antonio Iovine. Le accuse sono rivolte anche dell'ex pm della Dda di Napoli Raffaele Cantone.
    Tutti e tre si sono occupati delle vicende della camorra casertana e nel recente passato sono stati destinatari di minacce di chiara matrice camorristica.

    La solidarietà a Saviano, alla giornalista e al magistrato da tutto il mondo politico, in particolare dal centrosinistra. Da Bertinotti a Iervolino a Veltroni, che dice: "Sapranno continuare nella loro opera di denuncia e lotta contro la camorra"

    E proprio oggi Roberto Saviano torna a far sentire la sua denuncia con un lungo articolo sul settimanale statunitense "Time". Una analisi molto dura della campagna elettorale nella quale - scrive Saviano - si continua a ignorare che il problema principale del paese è il crimine organizzato o, per dirla meglio, l'economia prodotta dalle attività criminose.
    "Malgrado tutta la retorica della campagna elettorale sui cambiamenti e le riforme - scrive Saviano - nessuno vincerà le elezioni italiane il mese prossimo e, soprattutto, non le vinceranno i cittadini".
     
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  3. Cettinina
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    BARI, IN 100 MILA PER RICORDARE LE VITTIME DELLA MAFIA



    BARI - Le lacrime del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, il grido accorato di don Ciotti affinché ognuno "faccia la propria parte", la grande emozione del presidente della Camera, Fausto Bertinotti, l'entusiasta partecipazione dei giovani e poi le tante, tantissime, foto delle vittime della mafia portate tra le mani dai famigliari che sfilano per le vie della città. Sono questi e tanti altri ancora i momenti da non dimenticare della XIII edizione della 'Giornata della memoria e dell'impegno per ricordare le vittime della mafià che si è tenuta a Bari, su iniziativa di Libera, guidata da don Ciotti, e Avviso Pubblico. Il capoluogo della Puglia per un giorno è stato la capitale dell'antimafia: a Bari, nell'area di Punta Perotti, dove prima sorgevano i palazzi giudicati un ecomostro, si sono radunate circa 100.000 persone - secondo gli organizzatori - provenienti da tutta Italia e anche dall'estero.

    Tutti insieme mentre gli altoparlanti scandivano ininterrottamente i nomi delle centinaia di vittime della mafia e della criminalità organizzata. Soprattutto i giovani hanno risposto agli appelli di Libera. "Segno - dice don Ciotti - di una volontà di cambiamento". E' dello stesso avviso il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema: non sale sul palco, raggiunge il corteo sul lungomare, dice di essere meravigliato della grande folla e ai giornalisti, prima di partire per Napoli, si raccomanda: "Vi prego, niente domande di politica, questa è la giornata dedicata alla lotta alla mafia". Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, è soddisfatto: "Abbiamo spiegato senza esitazione, anche ai bambini - dice - da che parte stare nella lotta alle mafie". E sul lungomare assolato di Bari l'abbraccio tra don Ciotti e Bertinotti, che ha raggiunto il corteo a piedi: "E' una manifestazione straordinaria - dice - chi afferma che questa è una società desertificata venga a vedere". I palloncini colorati volano in cielo, gli striscioni portati da scolari e studenti sembrano far festa e i gonfaloni dei Comuni, soprattutto provenienti dal Sud Italia, raccontano di una volontà di spezzare qualsiasi legame con le mafie. Tanti sono i politici e gli amministratori presenti. C'é anche il ministro dell'ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, che si rammarica per la mancata approvazione della sua proposta di legge per i reati legati alle ecomafie. Quando il corteo raggiunge piazza della Libertà, quello della gente sembra l'abbraccio di una città intera a chi non vuole soggiacere ai soprusi. I parenti delle vittime di mafia prendono posto nelle prime file sotto il palco, ed è a loro che il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, si rivolge per fare "un intervento strano", come egli stesso premette. "A nome delle istituzioni, vi chiedo scusa - grida al microfono con la voce rotta dall'emozione, scoppiando a piangere - vi chiedo perdono per lo spettacolo indegno di complicità, a nome di coloro che dopo una condanna, invece di vergognarsi, hanno festeggiato con i cannoli". I famigliari delle vittime si alzano in piedi e applaudono, qualcuno di loro non trattiene le lacrime. Non le trattiene pochi attimi dopo neppure don Ciotti, che abbraccia Vendola e poi al microfono dice: "Basta, anche le istituzioni facciano la loro parte una volta per tutte e diano il loro contributo, così come noi, sporcandoci le mani, diamo il nostro". C'é anche l'abbraccio di Bertinotti a Vendola che suggella momenti forti. L'emozione attraversa il palco e la folla; parlano sul palco anche alcuni parenti delle vittime. Poi risuonano le note di una pianola: è quella del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito di mafia, ucciso a soli 11 anni, il suo corpo sciolto nell'acido. E' lui il simbolo di quanto "la mafia è morte", come dice il papà di una vittima. La giornata di oggi, invece, rappresenta l'affermazione di chi vuole una vita di giustizia e legalità.

    Genova, gli aborti segreti con cartelle cliniche false


    Per i ricoveri a Villa Serena, gestita dalle suore, si faceva figurare che le donne avevano subìto un aborto spontaneo e avevano bisogno di un raschiamento

    GENOVA - Cartelle cliniche «aggiustate» e esami di laboratorio alterati per far figurare che le donne ricoverate a Villa Serena, clinica privata gestita dalle suore Immacolatine di Genova, avevano necessità di una «pulizia della cavità uterina» dopo un aborto naturale. Non avrebbero potuto abortire volontariamente nella clinica delle religiose, dove nel cda siede Paolo Moraglia, fratello di un monsignore, ma un «raschiamento » quello sì era concesso. Adesso i Nas cercano nelle cartelle cliniche la prova di possibili esami fasulli che attesterebbero la cessazione del battito del feto, emorragie in atto o ecografie con malformazioni inesistenti. Tutti sistemi per sostenere che la donna aveva avuto un aborto naturale e eludere gli obblighi della legge 194 che prescrive l'utilizzo di strutture sanitarie pubbliche. Potrebbe così coinvolgere altre persone l'inchiesta che ha visto indagato per aborti clandestini il ginecologo Ermanno Rossi, suicida dopo la perquisizione dei carabinieri nei suoi studi privati. Le due cartelle cliniche sequestrate dai Nas contengono il nome dell'anestesista di Rossi e la posizione del medico è all'esame del magistrato. Il ginecologo non avrebbe invece fatto uso di farmaci che inducono l'aborto, nella perquisizione dei suoi studi non ne sono stati trovati. A Rapallo, sul marciapiede dove si è schiantato Rossi, dopo essersi gettato dalla finestra del suo studio, si moltiplicano i fiori e i bigliettini di ringraziamento lasciati dalle sue pazienti. Lunedì il magistrato terminerà gli interrogatori delle otto donne indagate per violazione della 194. Le donne accompagnate dai loro legali (qualcuna anche dal marito) hanno ascoltato le conversazioni intercettate durante le quali fissavano l'appuntamento con il ginecologo in modo inequivocabile. «Dottore, ormai ho deciso per l'interruzione, ma sono preoccupata, è sicuro che poi...». «Stia tranquilla signora, si può fare in studio», seguono accordi. Ma c'è anche chi dice chiaro e tondo: «Dottore, sa, per l'aborto, non voglio aspettare... », e il medico consulta l'agenda in cerca del «primo giorno disponibile per la clinica ».


    È proprio questa intercettazione che ha fatto crollare in lacrime una delle donne ricoverate a Villa Serena: impossibile continuare a sostenere di aver avuto un aborto naturale. I responsabili di Villa Serena prima hanno negato l'eventualità di aborti illegali («Non può essere »), poi hanno espresso «amarezza per l'inganno subito ». «Villa Serena , dicono , è un'ulteriore vittima, dopo la vita nascente, del raggiro». Alcune donne si sono difese dicendo di non sapere di commettere un reato: «Ero al di sotto dei tre mesi di gravidanza, ha detto la madre di due figli ,mi sono rivolta al mio medico di fiducia e il dottor Rossi mi ha detto che potevo farlo con lui. Perché andare da un estraneo? Era già brutto così». I Nas intanto stanno verificando una decina di posizioni «sospette» e discretamente controllano anche la documentazione relativa alle pazienti minorenni del ginecologo. L'ipotesi di un'interruzione di gravidanza praticata su una minorenne è agli atti.

    Erika Dellacasa
     
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  4. patna
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    In questo momento è un bel pasticcio -

     
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  5. Cettinina
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    A Roma, investite mentre attraversavano sulle strisce vicino Castel Sant'Angelo

    Ubriaco al volante uccide 2 ragazze

    Il giudice gli concede i domiciliari
    La Procura precisa: "Al Gip chideremo la custodia cautelare in carcere"


    ROMA - Ubriaco al volante, travolge e uccide due giovani irlandesi che attraversavano sulle strisce il lungotevere Altoviti, vicino a Castel Sant'Angelo. Poi fugge ma finisce contro due auto in sosta e i vigili lo bloccano. Friedrich Vernarelli, 32enne, figlio di Roberto, ufficiale della polizia municipale di Roma, è stato fermato con l'accusa di omicidio colposo e omissione di soccorso. Nel sangue aveva un tasso di alcol quattro volte e mezzo superiore al limite previsto dalla legge, ma il giudice gli ha concesso gli arresti domiciliari: "Lo stato di ubriachezza è emerso soltanto successivamente perchè dapprima l'automobilista non si era sottoposto al test alcolimetrico", spiega la procura. "Quando sarà il momento della convalida dell'arresto davanti al gip - spiegano i magistrati - la procura di Roma è orientata a chiedere il trasferimento in carcere".



    Le vittime sono Elizabeth Anne Gubbins e Mary Clare Collins, due ragazze irlandesi di 28 e 29 anni. Stavano ritornando in albergo dopo aver festeggiato con alcuni connazionali il giorno di San Patrizio, patrono dell'Irlanda.

    Sono stati gli stessi colleghi del padre dell'investitore ad accertare la dinamica dell'incidente avvenuto intorno alle due e mezza di notte. Sembra che la Mercedes classe B che ha investito le due ragazze viaggiasse a folle velocità. Alcuni turisti americani che hanno assistito alla scena hanno riferito che le due vittime stavano attraversando la strada sulle strisce pedonali e che l'automobilista "correva come un pazzo". Una delle due giovani è stata sbalzata per circa 40 metri mentre l'altra è stata trascinata per circa 60 metri.

    L'investitore non si è fermato ma la sua fuga è stata interrotta pochi chilometri più avanti quando è finito prima contro un segnale stradale, poi contro un cassonetto e alcune auto in sosta. Accompagnato in ospedale e sottoposto al test dell'alcol - dapprima rifiutato - i vigili urbani hanno accertato che l'uomo al volante era in stato di ebbrezza. Arrestato, qualche ora dopo, il giudice gli ha concesso di ritornare a casa agli arresti domiciliari.
     
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  6. bross5
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    Su internet un filmato di Friederich Vernarelli mentre gioca con il cellulare in macchina.

    http://www.corriereromano.it/news/3003/pri...-irlandesi.html
     
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  7. laura^
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    Ho visto il video :angry: :angry:
    poi questi cretini chiedono perdono.... -_- non volevano....
     
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  8. bross5
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    Il padre ha già tenuto a precisare che il figlio "Ha perso la testa, è solo un bamboccione".
     
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  9. Cettinina
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    CITAZIONE (bross5 @ 18/3/2008, 18:45)
    Il padre ha già tenuto a precisare che il figlio "Ha perso la testa, è solo un bamboccione".

    peccato che per colpa di un bamboccione sono morte due ragazze :angry:
     
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  10. patna
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    Bamboccione o no - è giusto che vada in galera è un cretino pericoloso - e comunque il padre proprio perchè è un vigile deve essere il primo a condannarlo -

    Mio figlio quando ha avuto l'incidente - ha subito fatto il test alcolimetrico - test che a mio avviso dovrebbe essere obbligatorio in caso di incidente - il test è risultato pulito - fortunatamente per lui - perchè altrimenti - gli spezzavo le gambe - visto e considerato che gli ho sempre raccomandato di non bere -

    Ora quel cretino ha avuto il suo momento di gloria - può essere fiero di se stesso - ora è un'assassino - e non vi sono giustificazioni che tengano - quando una persona si mette al volante in stato di ebbrezza o droga - deve essere anche consapevole che se succede qualcosa è lui il solo responsabile - non ha nessuna attenuante e nessuna giustificazione - il pentimento non serve a nulla - due ragazze sono morte per colpa della sua incoscienza - della sua criminale stupidità - il padre qualunque cosa dica non ha nessun diritto di giustificarlo -
     
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  11. Cettinina
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    Muore su set fiction Rai simulando un incidente sul lavoro


    SESTO SAN GIOVANNI (MILANO) - Doveva simulare un indicente mortale sul lavoro: durante il volo nel vuoto da sei metri d'altezza, uno dei più conosciuti stuntmen italiani è morto ieri battendo il capo contro una sporgenza di un'impalcatura appoggiata a una delle palazzine che costituivano la cittadella dell'acciaio della Falck di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano.

    La vittima è Nicolò Ricci, trent'anni, di Torino. Un suo collega, lasciatosi cadere nel vuoto insieme a lui, è finito senza conseguenze sul lettino gonfiabile. Lui, invece, non s'é rialzato. La troupe si è immediatamente accorta della gravità della lesione al capo e ha chiamato i soccorsi. Ricci è giunto in coma all' ospedale. Alle 20,30 i medici hanno dichiarato la morte cerebrale e chiesto alla famiglia l'autorizzazione per il prelievo degli organi.

    Si stava lavorando a una puntata di una fiction per Rai Due dal titolo provvisorio Dem (Dipartimento emergenza medica). Precedentemente era stata girata la stessa scena con il volo dei due stuntmen dalla medesima altezza e non era successo nulla. Il regista ha chiesto la ripetizione della caduta mezz'ora dopo. La ripetizione è stata fatale per uno dei due attori. L'incidente, che doveva proprio simulare la morte di due operai impegnati nei lavori di ristrutturazione di un palazzo, é accaduto sotto gli occhi della troupe (oltre trenta persone) e dei numerosi curiosi fermatisi davanti all' impalcatura appoggiata a quella che una volta era una delle portinerie delle acciaierie.

    Tutti si sono subito resi conto che la fiction si era trasformata in realtà. L'attore, con una lesione nella parte posteriore del cranio, è stato immobilizzato dai soccorritori del 118 e portato in quello stesso ospedale dove nei giorni scorsi il regista aveva girato alcune scene. La cassetta con le riprese della caduta è stata sequestrata dalla polizia (insieme alle attrezzature) e dall'Asl, competente per le indagini. Si spera dall'esame del filmato di scoprire quello che è avvenuto.

    Ispirata al format spagnolo Hospital Central, la fiction è una serie di genere 'medical' in diciotto puntate che Alessandro Ippolito di Videomedia produce per Rai Fiction e che è attesa a settembre in prima serata sulla seconda rete Rai. Prendendo spunto da fatti di cronaca, Dem racconta con un ritmo serrato le vicissitudini personali e lavorative di un'equipe di quindici camici bianchi, tra medici e paramedici, che lavorano in un pronto soccorso di un immaginario grande ospedale pubblico milanese. Nel cast ci sono Rodolfo Corsato, Sergio Muniz, Milena Miconi, Antonella Fattori, Cesare Bocci, Max Pisu. Dietro la macchina da presa si alternano tre registi, Giampaolo Tescari, Lucio Gaudino e Carmine Elia.


    La tragedia dello stuntman non è stata purtroppo l'unica ieri ad allungare la serie delle morti bianche. Un operaio di 30 anni, Massimo Luciani, di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), è morto schiacciato da una pressa mentre lavorava nello stabilimento di un'azienda che produce profilati metallici in Contrada Valle Cupa di Colonnella (Teramo). E nello stesso modo, questa volta schiacciato da una ruspa, è morto anche Rinaldo Potric, 58 anni, residente a Rovereto. L'uomo stava operando con la piccola ruspa, a Verona, all'interno di un cantiere edile dove erano in corso lavori di ristrutturazione. Infine, è ricoverato in gravi condizioni un ragazzo di 17 anni colpito dal cavo di una gru nel porto di Messina, dove sono in corso dei lavori su una banchina. Gli agenti stanno acquisendo informazioni per accertare la posizione lavorativa del ferito e per verificare le condizioni di sicurezza nel cantiere.
     
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  12. bross5
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    il cantante stava dormendo

    Furto in casa Califano

    I rapinatori hanno portato via il Suv ma non la Smart con la scritta «Tutto il resto è noia»


    ROMA - È caccia ai ladri che nella notte tra venerdì e sabato scorso hanno svaligiato la villa del cantante Franco Califano ad Acilia, alla periferia di Roma. Le piste seguite sono tante: gli accertamenti in corso non escludono nulla ed è al momento ancora presto per parlare di banda di stranieri o italiani. Insomma le indagini dei carabinieri della Compagnia di Ostia vanno avanti e sono a tutto campo. Gli investigatori comunque escludono che possa essere stato usato un sonnifero per addormentare Califano e compiere così il colpo con maggiore tranquillità. Il cantante, mentre i ladri erano in azione dopo aver forzato la porta di ingresso, stava dormendo. Ha raccontato però di non essersi accorto di niente avendo «il sonno pesante». Quello che è certo è il bottino portato via dai ladri: oltre ad un lettore dvd, un orologio e qualche migliaio di euro in contanti. I ladri si sono portati via anche l'auto di Califano un Suv, dopo aver trovato le chiavi in casa. Hanno lasciato, invece, la Smart che, con la scritta sulla fiancata «Tutto il resto è noia», ricorda uno dei maggiori successi del cantante.

     
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  13. Cettinina
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    LA STORIA. Viaggio nel mondo dei ravers. Un fenomeno in costante aumento
    "Quando un ragazzo muore così la colpa è di chi organizza serate come quelle"


    Pasticche ed ex fabbriche
    il brivido del party estremo
    di CARLO MORETTI


    ROMA - "Sono rimasto basito, senza parole. Questa morte suscita molta preoccupazione, a maggior ragione perché nei club stavamo vivendo un periodo di calma, dove problemi come quello della violenza e della droga sembravano essere stati allontanati grazie al senso di responsabilità e al lavoro sulla sicurezza che è stato compiuto. Per noi è stato un fulmine a ciel sereno". Claudio Coccoluto è uno dei deejay italiani più famosi in Europa. Quarantacinque anni, tiene un programma su Radio Deejay e viene spesso invitato a suonare la sua musica tribal e underground nei club più prestigiosi di Parigi e Londra.

    Su quanto accaduto a Segrate, Coccoluto non ha dubbi: "Una serata storta dipende molto da chi organizza, da quali corde decide di andare a toccare. Una morte come questa è l'effetto di un'organizzazione maldestra della serata" spiega. "Ho sempre pensato che chi fa il mio lavoro si debba occupare dell'aspetto artistico. Ma si deve anche avere la responsabilità, che non è solo penale ma civile ed etica, di quanto può sempre accadere. Nei club organizzati c'è gente professionale che paga le tasse e ha le licenze per organizzare feste come questa, qui invece pesa l'idea dell'approccio anarchico, la caratteristica del rave illegale che nasce contro tutto e tutti, e cresce sull'orgoglio di essere fuori dal sistema".

    A quasi venti anni dall'inizio del fenomeno, i rave party sembrano vivere una seconda fase di sviluppo, gli appuntamenti con le feste illegali si moltiplicano. Per farsene un'idea basta dare un'occhiata al calendario pubblicato da siti come schockraver. Perché proprio come all'inizio degli anni Novanta, oggi le discoteche segnano il passo: anche sotto la spinta delle nuove norme sul fumo nei locali pubblici e sugli orari per la vendita degli alcolici, sono uscite dall'immaginario collettivo come luoghi del divertimento assoluto. Ecco allora l'onda anarchica dei rave illegali che, per lo più gratuiti, mettono in crisi il concetto di business legato al tempo libero.
    All'inizio di tutto c'è una catena e un lucchetto che saltano a notte fonda. Un capannone industriale, un'ex fabbrica o un campo abbandonato vengono occupati temporaneamente e si animano grazie a gruppi elettrogeni e sound system portati all'ultimo momento, poche ore prima di far partire il tam tam su Internet e gli sms tra i cellulari di una rete invisibile e in grado però di far arrivare centinaia e centinaia di appassionati in zone periferiche e isolate. Ci si organizza come quando si occupa uno spazio per farne un centro sociale, ma per fare un rave party basta una Taz, una "zona temporaneamente autonoma", e l'occupazione in questo caso dura solo il tempo della festa.

    Qui dove tutto è permesso, la sicurezza è però sempre un optional: "Ho sentito molti amici e colleghi che lavorano nell'ambiente a Milano, ma non sono riuscito a capire chi ha organizzato la festa di Segrate" dice Coccoluto, che iniziò la sua attività all'inizio degli anni Novanta proprio nei rave: "Allora però si viveva una rivoluzione culturale, le discoteche erano viste come balere di lusso e chi andava ai rave cercava al contrario feste e divertimento libero, fuori dai circuiti commerciali. C'erano anche le droghe ma c'era un approccio meno nichilista di quello che vedo tra i giovani oggi. Le cose potranno andare meglio solo quando verrà messo sotto scacco il concetto che "drogarsi è fico" e non, com'è nella realtà, un affare da sfigati". Coccoluto è stato il dj di punta dell'ultimo Capodanno a Roma, la serata "Amore": "C'erano 4 mila persone nei capannoni della Fiera di Roma ma non è volato uno schiaffo" ricorda, "ma questo solo perché avevamo messo in campo un esercito per la security".

    Sulla vicenda di Segrate è intervenuto anche Dj Aniceto, testimonial contro la droga: "Sono contro questi rave. Quando mi invitano a lavorarci, evito sempre di andare. È un luogo dove si va esclusivamente a "farsi" ed io non voglio essere il juke box del funerale di questi ragazzi".

    (25 marzo 2008)
    La Repubblica
     
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  14. dango
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    da Repubblica.it

    Lotta fra la vita e la morte
    la bimba colpita dai killer del padre
    Per la Dda è in corso una vera e propria guerra tra le cosche
    di GIUSEPPE BALDESSARRO

    CROTONE - E' in condizioni disperate la bambina di 5 anni ferita durante un agguato a Papanice di Crotone, costato la vita al padre Luca Megna. I medici dell'ospedale "Pugliese" di Catanzaro hanno definito la situazione "difficilissima". La piccola, ormai in stato di coma farmacologico, è stata colpita da un proiettile che le è rimasto conficcato in testa. Ed ora i sanitari stanno valutando l'ipotesi di un secondo delicatissimo intervento chirurgico. La ragazzina si trova ricoverata nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Catanzaro e per decidere se rimuovere il proiettile, secondo quanto si è appreso negli ambienti sanitari, i medici attendono i prossimi giorni quando proveranno ad interrompere il coma farmacologico per valutare le reazioni della paziente.

    I killer che hanno teso la trappola a Megna non si sono fatti scrupolo della presenza della moglie, ferita ad una spalla e alla gamba, e della figlia. Sparando contro la piccola utilitaria decine di colpi.

    L'agguato. L'uomo, considerato un capocosca, sabato sera intorno alle 22,30, assieme alla famiglia stava rientrando a casa a Papanice, in una zona di campagna senza alcuna illuminazione. Aveva già raggiunto il garage dove avrebbe dovuto chiudere la Fiat Panda di colore giallo sulla quale viaggiavano. Dal buio però sono spuntati i killer che, secondo gli investigatori della squadra mobile, dovevano essere almeno quattro o cinque. Una pioggia di fuoco. Megna avrebbe compiuto una manovra disperata per salvarsi. Una grossa ammaccatura sul cofano dell'auto dimostrerebbe infatti il tentativo di investire uno dei killer. Un gesto che deve aver colto di sorpresa gli assassini che nell'urto hanno perduto un grosso revolver calibro 357 magnum. Reazione inutile. L'uomo, crivellato dai colpi, è morto sul colpo. E' stata la moglie a chiedere aiuto alle case vicine, da dove è partita la richiesta di soccorso.

    Un agguato "inquietante" per gli inquirenti. Sia per il soggetto coinvolto che per le modalità. Luca Megna era il figlio del boss Domenico Megna, detenuto già da diversi anni in regime di 41 bis. La vittima era dunque un personaggio di spicco della criminalità organizzata della zona, con interessi in diversi settori.

    La guerra di mafia. Per i magistrati della Dda di Catanzaro che conducono l'inchiesta l'assassinio è il passaggio di una guerra di mafia in piena regola, che coinvolge alcuni clan della provincia di Crotone. Una mattanza che sabato sera ha infranto le regole ferree della 'ndrangheta. Per la criminalità calabrese, infatti, non è ammissibile il coinvolgimento di donne e bambini. Il ferimento della moglie e della figlia di Megna rappresenterebbe per questo il segnale di uno scontro ad altissimo livello, senza esclusione di colpi, che potrebbe ruotare attorno ad interessi rilevantissimi, e riguarderebbero un grosso investimento immobiliare. Milioni di euro in gioco, quindi.

    Il ministero dell'Interno ha deciso di inviare rinforzi a Crotone. Dalla Direzione centrale anticrimine di Roma, infatti, sono in arrivo nel capoluogo ionico numerosi equipaggi e alcuni funzionari della Polizia di Stato che avranno il compito di coadiuvare gli uomini della Questura crotonese nell'attività di controllo del territorio e di prevenzione. L'obbiettivo implicito è quello di scongiurare una guerra di mafia.

    Dimessa la madre della bimba. La madre della bambina questa mattina ha lasciato l'ospedale civile di Crotone, dove era stata ricoverata sabato sera con una prognosi di 30 giorni, ed è corsa al capezzale della figlia, dove la piccola è ricoverata in rianimazione. In tutta la Calabria c'è un clima di indignazione per quanto accaduto a Crotone ed il presidente della Regione, Agazio Loiero, non ha esitato ad affermare che "atterrisce il ferimento di una bambina innocente in una guerra mafiosa. Bisogna che lo Stato dispieghi la propria forza, fermi la violenza, isoli i clan". Il presidente dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori, Antonio Marziale, ha invece rivolto un appello chiedendo "agli uomini della 'ndrangheta di risparmiare i bambini".


    Commento personale: siamo messi proprio male se arriviamo al punto di pregare i mafiosi di risparmiare i bambini... <_< <_<
     
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  15. laura^
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    L'invasione delle droghe low cost
    da LaStampa
    Boom di consumo di ecstasy fra i giovanissimi: bastano
    18 euro per un pastiglia
    GUIDO RUOTOLO
    ROMA
    «Purtroppo quello delle droghe è un mercato che continua a tirare. Colpisce il “gradimento” in larghe fasce giovanili delle sintetiche, ecstasy in particolare. E per diversi motivi: il basso costo di una dose; l’idea, assolutamente sbagliata, che non produce danni; l’illusione che sia una droga socializzante». Rodolfo Ronconi, direttore dell’Antidroga, presenta il rapporto annuale sulle droghe. Numeri, cifre, statistiche impressionanti. «Che vanno lette - invita Ronconi - con intelligenza». E già perché quello che colpisce sono i confronti con l’anno scorso. Diciamolo subito: aumento dei morti (da 551 a 589). Due estremi: la più giovane vittima aveva 16 anni, la più anziana 71. E la droga assassina per eccellenza rimane l’eroina (234 decessi su 551). Riduzione del 4,9% del totale di droghe sequestrate (31,6 tonnellate); crescita vertiginosa dei sequestri di ecstasy e altre droghe sintetiche (+193,67%); aumento delle persone segnalate all’autorità giudiziaria (+6,68%). In particolare: 27.490 arrestati, 7.305 denunciati, 443 irreperibili (totale 35.238, di cui il 9% donne).

    Dunque, il rapporto della Direzione centrale per i servizi antidroga. L’incipit: «La produzione della cocaina in Sud America e dell’eroina in Afghanistan continua a salire; arrivando a toccare rispettivamente le 984 e le 610 tonnellate per il 2006. Le previsioni per l’eroina afgana, per il 2007, registrano una nuova impennata raggiungendo il massimo storico di 820 tonnellate, ovvero il 93% della produzione mondiale». Previsione fosca: «Questa produzione eccede, di circa il 30%, la domanda globale. Quindi è ragionevole attendersi in Europa, nell’arco dei prossimi due anni, una nuova ondata di eroina caratterizzata da un verosimile abbassamento dei prezzi e da un superiore grado di purezza, fattori che potrebbero causare un nuovo aumento del numero delle tossicodipendenze e una possibile crescita dei decessi per overdose».

    Giro d’affari del traffico di droga: «Il mercato illegale degli stupefacenti, paragonato a settori di commercio legale, supererebbe quello del ferro, dell’acciaio e di altri segmenti merceologici. Sostanzialmente, equivarrebbe all’8% circa del commercio mondiale». Riconferma del rapporto del primato della ‘ndrangheta calabrese nel narcotraffico. Seguono previsioni pessimistiche per l’Italia: «L’Europa rappresenta il secondo mercato mondiale di cocaina (circa 550 tonnellate all’anno) dopo quello statunitense. L’Italia è il secondo mercato per l’eroina».

    Capitolo droghe sintetiche. Prodotti di laboratorio made in Europa: l’Olanda e il Belgio (segue la Polonia). Di queste pasticche se ne producono 480 tonnellate circa e una dosa di ecstasy costa 18 euro, quanto una pasticca di anfetamine. Il carniere del 2007 dell’Antidroga, rispetto all’anno precedente, è molto più ricco: i sequestri di droghe sintetiche hanno registrato un’impennata del 193,67%. Sono state sequestrate 393.457 dosi e denunciate 562 persone (94,66% per traffico illecito; il 5,34% per associazione a delinquere finalizzata al traffico). Ai primi posti nella triste classifica dei cittadini con maggior numero di segnalazioni all’autorità giudiziaria sono i campani, seguiti dai lombardi, piemontesi e veneti. Ma è la Lombardia che ha il primato di pasticche sequestrate: 213.802.
     
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