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  1. leon27
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    Veronica, addio a Berlusconi
    "Ho deciso, chiedo il divorzio"

    A un'amica: "Non posso stare con un uomo che frequenta minorenni"
    di DARIO CRESTO-DINA

    Veronica, addio a Berlusconi "Ho deciso, chiedo il divorzio"
    MILANO - "Chiudo il sipario sulla mia vita coniugale". Dopo quasi trent'anni, i due si conobbero nel 1980 e si sposarono con rito civile il 15 dicembre 1990, le strade del presidente del Consiglio e di sua moglie, già spezzate sul piano sentimentale e personale, si dividono anche giuridicamente.

    Veronica Lario ha avviato le pratiche per la separazione e il divorzio da Silvio Berlusconi, portando a termine un percorso cominciato molto tempo fa come ammise lei stessa alla fine dell'estate 2008, quando confessò che all'eventualità di una separazione stava meditando da dieci anni.

    Ora ha scelto l'avvocato che la seguirà passo dopo passo davanti ai giudici: "Finalmente una persona di cui mi posso fidare fino in fondo". È una donna. Una professionista lontana dallo star system e dalla politica. L'ha sentita al telefono il primo maggio, l'avvocato era in vacanza su un'isola del Sud Italia. È stato in pratica il loro primo vertice sulla separazione. Veronica le ha spiegato: "Voglio tirare giù il sipario, ma voglio fare una cosa da persona comune e perbene, senza clamore. Vorrei evitare lo scontro". Il legale le ha risposto: "Stia tranquilla. Parto subito, prendo un aliscafo e rientro immediatamente a Milano. Lei è consapevole che non sarà facile e che dovrà sopportare attacchi pesanti? È sicura di volerlo fare?".

    Nella risposta non ci sono state esitazioni: "So tutto. Voglio andare avanti". Ieri le due donne si sono incontrate a Macherio per studiare la strategia e si rivedranno molto presto, all'inizio della settimana. Vogliono stringere i tempi, evitare il contropiede di un uomo sempre molto abile a ribaltare le situazioni, capace di convocare una conferenza stampa per dire che il divorzio lo ha deciso lui per primo, e non la "signora".

    Naturalmente nei giorni scorsi Veronica ne ha discusso con i figli e le persone più vicine, un paio di amiche molto care, sottolineando ancora una volta le ragioni del suo distacco dalla vita pubblica del marito e insistendo sull'importanza che rappresenta per una donna come lei il valore della dignità: "Ora sono più tranquilla - ha confidato loro - . Sono convinta che a questo punto non sia dignitoso che io mi fermi qui. La strada del mio matrimonio è segnata, non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni".

    Per i suoi ragazzi - Barbara di 24 anni, Eleonora di 22 che studia negli Stati Uniti e Luigi di 20, il più legato al mito imprenditoriale e politico del papà - sono state ore di grande amarezza e di sofferenza, ma alla madre tutti e tre hanno assicurato che rispetteranno ogni sua decisione per dolorosa possa essere: "Non muoveremo mai un dito contro nostro padre, ma tu mamma fai ciò che ti fa stare bene".

    L'inizio della fine arriva la mattina di martedì 28 aprile. Veronica guarda i giornali, la sua attenzione si sofferma sull'articolo di "Repubblica" che svela come nella notte di domenica il premier si sia presentato a sorpresa in una villetta di Casoria, dove si celebravano i diciott'anni di Noemi Letizia. Lei è bella, bionda, studia da grafica pubblicitaria a Portici e sogna una carriera televisiva, tanto che avrebbe inviato il suo "book" fotografico al presidente del Consiglio in persona. Un album che avrebbe provocato la scintilla. Accanto a Noemi ci sono il padre Elio e la madre Anna. La ragazza chiama Berlusconi "papi", ai giornalisti dirà più tardi che lo conosce da tempo e che spesso lo va a trovare a Milano e Roma, "perché lui, poverino, lavora molto e non può sempre venire a Napoli". Il Cavaliere le ha portato un regalo, una collana d'oro giallo e bianco con pendente di brillanti. C'è chi mormora anche le chiavi di un'auto, ma Noemi smentisce.

    Veronica legge e rimane stupefatta, chiama al telefono un'amica: "Basta, non posso più andare a braccetto con questo spettacolo". A Roma infuria la polemica sulle "veline" pronte a entrare nelle liste elettorali del Pdl e ci sono, soprattutto, quella ragazzina di Casoria, Noemi, e la sua mamma Anna che si rivolgono a Berlusconi con gli affettuosi diminutivi di "papi" e "papino". Veronica non ce l'ha né con le giovani donne aspiranti europarlamentari né con Noemi. Interpreta la loro parabola quasi epicamente, come "figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica". La sconcerta, però, che il metodo da "ciarpame politico" non faccia scandalo, che quasi nessuno si stupisca, che "per una strana alchimia il paese tutto conceda e tutto giustifichi al suo imperatore", come racconta a chi le sta vicino.

    Quell'imperatore è ancora suo marito ed è il padre dei suoi figli, un padre che, seppure invitato, non ha mai partecipato alla festa dei loro diciott'anni. Di fronte alla nuova pubblica offesa sceglie di replicare pubblicamente con una dichiarazione che manda all'agenzia Ansa soltanto dopo le dieci di sera. È stato infatti un giorno di angoscia a villa Belvedere. Barbara, incinta di sette mesi del suo secondo figlio, è stata ricoverata all'ospedale San Raffaele. Sono lunghe ore di ansia, c'è il rischio di un parto prematuro. Veronica Lario ha in casa il nipotino Alessandro, chiede alla segretaria Paola di fermarsi fino a mezzanotte. La misura è colma, il "ciarpame" non è soltanto politico.
    La mattina successiva Berlusconi dalla Polonia attiva la cortina fumogena e la contraerea dopo una notte di rabbia. Ordina che le "veline" spariscano quasi tutte dalle liste europee, ridimensiona il rapporto con Noemi a una antica conoscenza con il padre ex autista di Craxi (notizia poi smentita da Bobo Craxi e cancellata comicamente addirittura da un comunicato di Palazzo Chigi) e liquida con una battuta maschilista e greve l'indignazione della moglie, evitando di pronunciarne il nome e il ruolo: "La signora si è fatta ingannare dai giornali della sinistra. Mi spiace". Rientrato a Roma, annulla un incontro in calendario per il giorno successivo con il presidente della Camera Gianfranco Fini.

    La sua intenzione è di andare a Milano, come fece due anni or sono, per ricucire lo strappo con Veronica. Non ci andrà, lo ferma la sua fidatissima segretaria Marinella. Veronica Lario, infatti, l'ha appena chiamata: riferisca a mio marito che non mi si avvicini, non ho più nulla da dire e nulla da ascoltare, tutte le parole sono state consumate.

    Giovedì i giornali del Cavaliere e i blog del Pdl fanno capire all'ex first lady di Macherio che aria tira. Dietro al "come si permette?" si scatena una minacciosa muta di cani. Il quotidiano "Libero" pubblica nella testata di prima pagina tre fotografie in bianconero della giovane attrice Veronica Lario a seno nudo. Il messaggio è più che mai trasparente, sembra arrivata l'ora dell'olio di ricino. Quando vede quelle fotografie la moglie del premier capisce, se ce ne fosse ancora bisogno, di essere davvero sola e di essere minacciata. In quelle foto si sente "come davanti a un plotone di esecuzione qualche secondo prima della fucilazione". Alla figlia Barbara dice: "Sono molto preoccupata di ciò che potrà accadere, ma ho la libertà per andare avanti".
    Cala il sipario. La lettera affidata a "Repubblica" due anni fa da Veronica era un ultimatum. Qualche ora dopo Berlusconi inviò le sue scuse pubbliche alla moglie. Era il 31 gennaio 2007: "La tua dignità non c'entra, la custodisco come un bene prezioso nel mio cuore anche quando dalla mia bocca esce la battuta spensierata, il riferimento galante, la bagattella di un momento". A sigillo un grande bacio. Qualche mese dopo, ad appannaggio esclusivo dei settimanali patinati della famiglia, arrivarono le passeggiate della coppia mano nella mano nel giardino della villa in Costa Smeralda e sui moli di Portofino.

    Immagini che oggi sembrano lontanissime. "Mi domando in che paese viviamo - ha raccontato Veronica l'altro giorno a un'amica - , come sia possibile accettare un metodo politico come quello che si è cercato di utilizzare per la composizione delle liste elettorali del centrodestra e come bastino due mie dichiarazioni a generare un immediato dietrofront. Io ho fatto del mio meglio, tutto ciò che ho creduto possibile. Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. È stato tutto inutile. Credevo avessero capito, mi sono sbagliata. Adesso dico basta".
     
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    Incidente, ferito Peppe Servillo
    Annullato concerto degli Avion Travel


    Il leader della Piccola Orchestra Avion Travel, Peppe Servillo, è rimasto ferito in un incidente stradale a Roma, in piazza San Giovanni. L'artista ha riportato un trauma di lieve entità a un braccio, tale comunque da pregiudicare la sua partecipazione al concerto in programma sabato sera all'Auditorium Parco della Musica: l'appuntamento quindi è stato annullato. I biglietti potranno essere rimborsati presso la biglietteria dell'Auditorium.

    L'appuntamento viene pertanto annullato. I biglietti, informa la Fondazione Musica per Roma, potranno essere rimborsati presso la biglietteria dell'Auditorium, fino a domenica 10 maggio compresa, previa presentazione dei titoli di accesso acquistati. Il concerto prevedeva l'esibizione del trio italo-argentino con la voce di Servillo, il sax di Javier Girotto e Natalio Mangalavite al pianoforte. Servillo è stato medicato e subito dimesso dall'ospedale San Giovanni
     
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  3. Cettinina
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    Colpito da malore cardiaco. i colleghi: «amato e odiato»

    È morto Carlo Marcelletti
    Il cardiochirurgo è deceduto all'ospedale San Carlo di Nancy. Aveva 65 anni



    ROMA - È morto a Roma all'ospedale San Carlo di Nancy il cardiochirurgo Carlo Marcelletti. Secondo quanto si è appreso Marcelletti sarebbe stato colpito da un malore cardiaco e sarebbe deceduto verso le 13 nell'ospedale romano. Il cardiochirurgo avrebbe compiuto fra due mesi 65 anni.

    LA CARRIERA - Una delle tappe più importanti della sua carriera è legata al primo trapianto di cuore eseguito in Italia il 10 febbraio dell'86 su di un bambino di Roma, Ivan di Fratta. Cardiochirurgo di fama internazionale, Marcelletti è nato nel 1944 a Maiolati Spontini, in provincia di Ancona; si è laureato in Medicina e chirurgia all'Università Cattolica di Roma. Dopo la laurea si è perfezionato in cardiochirurgia in Inghilterra e negli Stati Uniti. Dal 1975 si è specializzato in cardiochirurgia pediatrica alla Mayo Clinic di Rochester (Minnesota). Nel 1978 ha fondato e diretto il centro di cardiochirurgia pediatrica dell'Accademisch medisch Centrum di Amsterdam. Rientrato in Italia, nel 1982 è diventato primario cardiochirurgo del dipartimento medico chirurgico dell'ospedale Bambin Gesù di Roma. Oltre ad aver effettuato il primo trapianto su un bambino , Marcelletti ha tentato la terapia chirurgica di malformazioni congenite del cuore in soggetti in età pediatrica. Dopo un periodo di stop dall'attività chirurgica e di studio all'estero, Marcelletti si è trasferito a Palermo dove operava presso la Divisione di Cardiochirurgia Pediatrica dell'ospedale Civico. Nel mese di maggio del 2000 Marcelletti coordinò, insieme con il collega William Norwood della Dupont Foundation di Philadelphia, l'equipe di chirurghi che tentò di separare le sorelline siamesi di origine peruviana Marta e Milagros. Purtroppo il tentativo non riuscì e sulla vicenda si scatenarono polemiche di ordine etico sul fatto di scegliere di mantenere in vita una bambina e non l'altra. Marcelletti era intervenuto solo in altri due casi analoghi, anche se meno gravi: nel 1989 il comitato etico dell'ospedale Bambin Gesù di Roma non diede l'assenso all'intervento e i gemelli, originari di Santo Domingo, morirono tre mesi dopo. Tre anni dopo, a Philadelphia, l'operazione fu autorizzata e uno dei bambini sopravvisse. Nel maggio del 2008 il cardiochirurgo è stato coinvolto in alcune vicende giudiziare legate alla sua attività professionale che lo hanno portato agli arresti domiciliari a Palermo. Dal novembre scorso aveva lasciato l'attività all'ospedale Civico.

    REAZIONI - «Ha dato molto alla cardiochirurgia infantile, anche se ha avuto una vita travagliata» ha affermato il cardiochirurgo del Bambino Gesù, Roberto Di Donato, alla notizia della morte di Marcelletti. «È stato amato e odiato - prosegue -. Tanta gente gli deve molto, me compreso. Provo gratitudine per averlo incontrato e aver imparato da lui». Alessandro Nanni Costa, direttore del centro nazionale trapianti, non ha voluto fare commenti se non per dire che «un grande rispetto è dovuto all'uomo e alla persona»

    Corriere della sera
     
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  4. miciobicio
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    Misteri della natura
    L’incredibile caso della piccola Maggie, che brucia troppe calorie: da un anno, quando è nata continua a rimpicciolirsi

    I medici di Salt Lake City, nello stato americano dello Utah, non sanno più che pensare e a che santo rivolgersi, come i genitori della piccola Maggie Agnew, disperati di fronte a quella che sembra una misteriosa e irreversibile malattia che ha colpito la loro bambina: da quando è nata, lo scorso giugno, Maggie non ha smesso di diventare progressivamente sempre più piccola.

    La bimba continua a perdere peso e massa muscolare nonostante sia nutrita tramite un tubo collegato al suo stomaco che pompa calorie a più non posso.

    «Il problema - ha dichiarato alla rete televisiva MsNbc il padre della bimba, Sean - è che nonostante Maggie sia continuamente nutrita, brucia rapidamente tutte le calorie che le vengono somministrate, e nessuno sa dove vadano a finire».
     
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  5. patna
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    Terribile - povera piccola

    Questa è veramente terribile


    Scontro in auto, gli stacca il pene



    Singapore, coppia faceva sesso orale

    Un manager e la sua segretaria fanno sesso in auto, come da copione, con un piccolo imprevisto: lei gli stacca il pene a morsi dopo che la loro vettura è stata tamponata. E' successo in un parcheggio a Singapore dove la coppia clandestina stava consumando un fugace rapporto orale. Come se non bastasse, secondo quanto riferito dal quotidiano Sin Chew Daily, ad assistere alla scena c'era anche una investigatore privato assunto dalla moglie del manager.

    E' stato lui a descrivere la tremenda scena, le urla della donna di 30 anni, con la bocca sporca di sangue e l'uomo in auto dolorante.

    Subito l'investigatore ha chiamato un'ambulanza che ha portato il manager in ospedale, seguito dall'amante che aveva in mano un pezzo del suo pene. L'investigatore ha detto di non aver mai visto una scena del genere in vita sua. Chissà cos'ha provato la moglie: forse quel gesto, dopo aver saputo del tradimento, avrebbe voluto farlo lei.

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  6. bross5
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    E' morto Carlo Marcelletti, colpito da un malore cardiaco

    Il primario e cardiochirurgo pediatrico Carlo Marcelletti è morto ieri mattina all´ospedale San Carlo di Nancy di Roma, la sera precedente aveva avuto un infarto. "Il mago del cuore", come lo chiamavano i genitori dei suoi piccoli pazienti, era nato il 19 luglio del 1944 a Maiolati Spontini, Ancona. Medico di fama internazionale, dopo la laurea si era perfezionato in cardiochirurgia in Inghilterra e negli Stati Uniti. Si era specializzato in cardiochirurgia pediatrica e chirurgia cardiovascolare prima alla Stanford University di San Francisco e poi alla Mayo Clinic di Rochester. Rientrato in Italia, nel 1982 era diventato primario del dipartimento di cardiologia pediatrica dell´ospedale Bambin Gesù di Roma, incarico che ha ricoperto fino al 1995. È legata al primo trapianto di cuore eseguito in Italia il 10 febbraio dell´86 su di un bambino di Roma di 15 mesi, Ivan di Fratta, una delle tappe più importanti della carriera. Nel mese di maggio del 2000 Marcelletti coordinò, insieme con il collega William Norwood della Dupont foundation di Philadelphia, l´equipé di chirurghi che tentò, nell´ospedale civico di Palermo dov´era dal giugno del 2000, di separare le sorelline peruviane Milagro. Purtroppo il tentativo non riuscì e si scateno una forte polemica sull´eticità dell´intervento. Proprio il 6 maggio dello scorso anno Marcelletti finì agli arresti domiciliari con le accuse di truffa aggravata ai danni dello Stato, peculato e concussione. Altra accusa nei confronti del cardiochirurgo fu il possesso di materiale pedopornografico. Il 20 novembre del 2008 rassegnò le sue dimissioni lasciando definitivamente l´ospedale civico di Palermo. L´avvocato Roberto Tricoli, legale di Marcelletti ha ammesso che negli ultimi mesi «era molto provato e stressato per le ripercussioni lavorative che aveva avuto la sua vicenda giudiziaria». E lo ricorda il trapiantologo e senatore Ignazio Marino: «Con la morte di Marcelletti scompare un professionista che ha dato un contributo tecnico importante alla cardiochiruirgia pediatrica».
     
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  7. Cettinina
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    La compagna dell'anarchico chiamata alla giornata delle vittime
    Gemma Calabresi accoglie la Pinelli


    «Giusto l'invito del Colle». Ma le associazioni dei familiari si dividono


    MILANO — Le parole più toccanti arrivano da Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi: «È un gesto di grande importanza. Siamo tutti vittime di una stagione di odio e terrorismo». Poi c'è il ragionamento di Manlio Milani, che 35 anni fa perse la moglie nella strage di piazza della Loggia a Brescia: «Lo stato finalmente ammette le sue colpe. Si apre una stagione nuova». Ma ci sono anche le voci di palese dissenso, ad esempio quella di Mariella Magi, vedova dell'agente Dionisi, ucciso da Prima Linea: «Siamo perplessi e imbarazzati».


    La decisione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di invitare il 9 maggio al Quirinale anche la vedova dell'anarchico Giuseppe Pinelli in occasione della giornata dedicata alle vittime del terrorismo, ha inevitabilmente provocato divisioni. La notizia, trapelata due giorni fa a Milano in occasione della presentazione di un libro di Corrado Stajano, è stata confermata ieri dal Colle. Licia Rognoni Pinelli, vedova del ferroviere morto precipitando da una finestra della Questura di Milano tre giorni dopo la strage di piazza Fontana, si troverà a fianco di Gemma Capra vedova del commissario Calabresi, assassinato al culmine di una campagna d'odio che lo riteneva falsamente responsabile della morte di Pinelli. Ma l'accostamento non provoca imbarazzo alla vedova del commissario: «In questi 40 anni — dice — non l'ho mai incontrata, ma mi sento di dire che lei, io ed i nostri figli siamo stati tutti vittime di una stagione di odio e di terrorismo. Oggi sento che la nostra sofferenza ci accomuna».

    Due anni fa, commemorando la strage di piazza della Loggia, Manlio Milani aveva chiesto esplicitamente un gesto del genere da parte dello Stato. «E ora Napolitano dimostra di avere grande coraggio — commenta Milani da Brescia — compiendo un passo di grande significato umano e politico: al di là di quanto hanno detto le sentenze, per la prima volta lo Stato riconosce una sua responsabilità nella morte di Pinelli». Milani a Brescia ha fondato la «Casa delle memoria» proprio per approfondire i temi legati al terrorismo e agli anni di piombo; tirandosi addosso critiche spesso aspre in questi anni ha dato la parola anche a esponenti dell'estremismo nero, convinto che solo un clima di dialogo sia la premessa per arrivare alla verità sulla «notte della Repubblica». Per questo è convinto che l'apertura di Napolitano porterà con sé una stagione nuova: «Ascoltando la voce di tutte le parti, nessuna esclusa, potrà essere delineato con precisione il quadro storico che determinò quei fatti». E a questo proposito Milani chiede alle istituzioni di tradurre in un atto concreto l'apertura di una fase nuova: «Vengano finalmente resi pubblici i documenti di carabinieri, polizia, apparati dello Stato sui quali viene mantenuto ancora un anacronistico segreto. Il regolamento attuativo sulla nuova legge riguardante il segreto di Stato mi sembra l'occasione più opportuna». Al clima suscitato dall'invito alla vedova Pinelli non si associano però i familiari di molte vittime degli anni di piombo. «È un oltraggio alla memoria delle vittime di piazza Fontana», dice Giovanni Berardi, figlio di un maresciallo della Digos assassinato nel '78. Berardi parla di «ennesimo tentativo di falsa riappacificazione, negando ancora una volta verità e giustizia alle vittime del terrorismo».

    Corriere della sera
     
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  8. miciobicio
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    La Procura di Roma ordina l'autopsia del cardiochirurgo morto ieri in clinica
    Era depresso, aveva perso 40 chili, e c'è chi sussurra avesse già tentato di togliersi la vita

    Marcelletti, slittano i funerali
    L'ipotesi del pm: suicidio




    ROMA - Slittano i funerali del professore Carlo Marcelletti, il cardiochirurgo morto ieri a Roma in seguito ad un malore cardiaco. La salma di Marcelletti è sotto tutela giudiziaria: la Procura di Roma ha disposto l'autopsia. L'ipotesi è che l'ex primario di cardiochirurgia di Palermo si sia suicidato. I carabinieri hanno acquisito le cartelle cliniche presso l'ospedale di Roma San Carlo di Nancy dove l'ex primario è morto. Nei prossimi giorni saranno ascoltati i familiari e il personale medico del reparto dove il professore ha trascorso le sue ultime ore.

    L'arresto e le accuse di truffa e pedofilia avevano gettato Marcelletti in uno sconforto senza fine. Un anno fa, la polizia lo aveva arrestato in ospedale: si sarebbe fatto dare del denaro dai genitori dei pazienti in cambio di una "corsia preferenziale" per i loro figli malati. E altri soldi li avrebbe intascati dalle società farmaceutiche. Ammise pure di aver inviato sms hard alla figlia tredicenne della sua ex amante.

    Da allora era caduto in depressione: temeva il rinvio a giudizio e i riflettori della stampa. In un paio di mesi aveva perso 40 chili. Si sentiva un uomo senza futuro, schiacciato dalla vergogna e dalla consapevolezza di aver commesso cose indegne. C'è chi sussurra che avesse già tentato il suicidio tagliandosi le vene del polso quando ancora era agli arresti domiciliari.

    "Dal giorno del mio arresto non riesco a guardarmi più allo specchio", confidò il professore ad un giornalista di Oggi. "Non trovo né giustificazioni né attenutanti verso me stesso. Vorrei farmi perdonare dalle persone che ho deluso, prima di tutto dai bambini che adesso non potrò più curare". Rientrato a Roma, dopo sei mesi di arresti domicliari scontati nella sua casa nella campagna di Calvi, in Umbria, Marcelletti si era mostrato oppresso da un'inguaribile depressione. "Anche la persona più razionale, in un momento di sconforto, si può trasformare nel kamikaze di se stesso", concluse l'intervista con una frase che, adesso, ha tutto il sapore di una premonizione.
     
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    La morte del chirurgo/Saranno sentiti medici, amici e familiari

    Autopsia su Marcelletti

    La moglie: trasformato in mostro, l'avete ucciso

    ROMA - «Lo avete trattato come un mostro, come un lestofante. Ma mio marito non era così, era un'altra persona: chiedete alle migliaia di famiglie dei bambini che ha salvato. Me lo avete ammazzato, ora lasciateci al nostro dolore». Il grido di disperazione è di Roberta Baldini, la moglie di Carlo Marcelletti. Mercoledì il cardiochirurgo ha avuto un collasso, ma non è chiaro che cosa lo abbia provocato: l'ipotesi più accreditata è che il luminare si sia ucciso, in ogni caso la procura ha aperto un'inchiesta.

    Marcelletti si sarebbe tolto la vita, a 65 anni soltanto, con un potente cocktail di farmaci. Giusto un anno dopo che era finito ai «domiciliari». Da allora era sprofondato nella più cupa depressione e adesso sarebbe stata l'udienza preliminare, fissata a breve, a terrorizzarlo: non tanto per l'eventuale rinvio a giudizio quanto, soprattutto, per la prospettiva di finire ancora una volta sui giornali. Ma un vecchio amico e collega universitario tira in ballo un malessere forse più profondo: «Tutti a Roma gli avevano chiuso le porte in faccia — accusa —. Marcelletti era ossessionato dal non riuscire a lavorare. Aveva perso la speranza di poter ritrovare se stesso e tornare a salvare la vita di tanti bambini». Uno stato d'animo a cui si sarebbe aggiunto lo sconforto per aver già speso decine di migliaia di euro per difendersi da accuse che riteneva ingiuste.

    Già a novembre, in un'intervista al settimanale Oggi, il medico aveva confessato di aver provato a farla finita. In procura si fa notare che su un suicidio non si deve indagare. E dunque, se Marcelletti si è ucciso, il fascicolo «atti relativi» (senza indagati né ipotesi di reato) verrà archiviato in tempi brevissimi. Ma poiché la causa della morte va accertata, i carabinieri hanno sequestrato la cartella clinica. Nei prossimi giorni, forse già oggi, il pm Elisabetta Ceniccola sentirà i familiari e gli amici del cardiochirurgo e i medici che l'hanno curato al San Carlo di Nancy. La prima convocazione sarà per la moglie, per ricostruire gli ultimi giorni di vita di Marcelletti. L'autopsia è prevista per sabato, quando il pm disporrà anche gli esami tossicologici per accertare l'eventuale assunzione di tranquillanti e antidepressivi. Poi la salma sarà cremata.

    La segnalazione della strana morte di Marcelletti è arrivata in procura dal San Carlo di Nancy. Martedì il luminare aveva avuto un attacco di cuore e si era fatto ricoverare. Scartando però gli ospedali più vicini: il Gemelli, a 500 metri da casa sua, e il San Filippo Neri. Era stato sistemato in una stanza doppia (anche l'altro paziente sarà sentito dal magistrato) e quando aveva avuto un'altra crisi era stato trasferito per qualche ora in rianimazione. Poi l'avevano riportato in camera, e sembrava che il peggio fosse passato. Fino a mercoledì, quando il cuore di uno dei medici italiani più famosi nel mondo ha smesso di battere.

     
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  10. Cettinina
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    Prima vicino a Bettino Craxi, poi tra i consiglieri più ascoltati di Berlusconi

    È morto padre Gianni Baget Bozzo
    Editorialista su Panorama, aveva 84 anni. Fu per due volte parlamentare europeo per il Partito socialista

    GENOVA - È deceduto padre Gianni Baget Bozzo, aveva 84 anni. È morto nel sonno nella sua abitazione privata di Genova. In casa c'era una persona che lo assisteva e ha scoperto la sua morte. I funerali, celebrati dall'arcivescovo di Genova cardinale Angelo Bagnasco, si svolgeranno lunedì prossimo alle 11,30 nella parrocchia Sacro Cuore di San Giacomo di Carignano, a Genova.

    EUROPARLAMENTARE - Il sacerdote-giornalista era nato a Savona l'8 marzo 1925, dapprima vicino alla Democrazia cristiana, negli anni Ottanta si spostò su posizioni socialiste in quanto fortemente avverso al compromesso storico tra Dc e Partito comunista. Bettino Craxi lo candidò al Parlamento europeo nel 1984 e l'anno dopo venne sospeso a divinis dall'arcivescovo di Genova, cardinale Siri, che lo aveva ordinato sacerdote nel 1967. Venne eletto all'Europarlamento anche nel 1989.

    DA MANI PULITE A BERLUSCONI - Dopo l'indagine Mani Pulite che travolse Craxi e il Partito socialista, si avvicinò a Silvio Berlusconi e fu tra i fondatori e ideologi di Forza Italia, di cui redasse la Carta dei valori.

    Corriere della sera
     
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  11. leon27
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    Una donna vistosamente incinta e chiaramente italiana sale sul tram a Roma. Non ci sono posti a sedere. Si piazza davanti a 5 persone sedute: un signore distinto, di mezza eta', visibilmente italiano; una donna sui 40 indubbiamente romana, un giovanne italiano, una ragazza sui 20 anni italiana , signore di eta' indefinibile, con tratti somatici almeno filippini. Chi si alza dei tre per cedere il posto alla donna vistosamente incinta ? (fatto accaduto ieri
    non e un quiz, e successo veramente, lo preso da un post di un amico giornalista del tg5
     
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  12. marina.1
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    Non ho dubbi... il signore filippino!
     
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  13. Cettinina
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    I due figli di Walter Tobagi e l’invito del Quirinale alla vedova Pinelli

    La lettera: «Chiudiamo
    una stagione di odio e rancore»
    «Bisogna invece lasciare spazio a una volontà condivisa di costruire un futuro diverso»



    E’ importante che la vedova Pinelli sia stata invitata alla cerimonia di oggi al Quirinale, che lei abbia accettato di essere lì con noi. È importante che il Paese superi un sentimento di divisione ideologica che dura da troppo tempo.

    Bisogna invece lasciare spazio a una volontà condivisa di costruire un futuro diverso. È importante che, soprattutto fra coloro che hanno pagato un prezzo altissimo a una stagione di odio inutile, si manifesti la volontà di fare un passo per includere tutti in questo sforzo di superamento delle barriere, perché certi eventi drammatici non si ripetano. Che questo avvenga proprio nel quarantesimo anniversario della strage di piazza Fontana e della morte di Pino Pinelli, eventi che forse più di ogni altro hanno lacerato la coscienza collettiva, «non rientra — per citare le parole di papà — nel novero dei fatti previsti o scontati»: è il segno che si sta aprendo una pagina nuova. Questo non significa sciogliere le tensioni in un acritico abbraccio collettivo, ma promuovere il dialogo, il confronto e la condivisione, anche delle memorie traumatiche: virtù civili che nostro padre ha coltivato per tutta la vita. Le responsabilità rimangono per sempre, le conseguenze dei gesti violenti non si cancellano con poche parole di pentimento.

    Occorre una riflessione seria e onesta su molte cose. A distanza di tanti anni, questa riflessione deve svilupparsi, finalmente, anche sul piano della storia. La libertà individuale di avere idee e provare sentimenti, di scegliere se ammettere o meno un errore, di concedere o meno un perdono, va sempre rispettata, ma non deve giustificare ostacoli e forzature nello sviluppo di un processo di riconciliazione e progresso civile. Una democrazia libera e matura non può che rifiutare la violenza e le ideologie che la alimentano, ma deve essere capace di riaccogliere e reintegrare, a tempo debito e in modo opportuno e misurato, senza eccessi, coloro che hanno percorso una strada sbagliata e ne hanno preso coscienza. Non abbiamo bisogno di commemorazioni per ricordare nostro padre e sentirne l’assenza: la cicatrice è sempre lì, il vuoto non si può colmare. Come figli, però, siamo orgogliosi di pensare che il lavoro cui ha dedicato la sua vita possa rappresentare ancora oggi, a quasi trent’anni di distanza, un punto di riferimento e un modello a cui ispirarsi per la riflessione e il superamento delle difficoltà di una fase storica per molti aspetti non conclusa.

    Il seme di speranza che nostro padre vedeva nella presenza di tanti giovani al funerale di tre poliziotti, pochi mesi prima di essere ucciso, si rinnova nella presenza degli studenti di Trento, autori del libro «Sedie vuote», alla cerimonia del Quirinale. Questo stesso seme è anche il nostro: che la violenza sia lasciata alle spalle, la ricerca della verità prosegua e le nuove generazioni siano dotate degli strumenti per conoscere gli orrori di un passato ingombrante, che a volte grava ancora sul presente del nostro Paese. Vorremmo che non pesasse sul nostro futuro.

    Corriere della sera
     
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  14. leon27
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    Vittima di un'ischemia cade davanti alla porta di casa ma nessuno lo soccorre
    Gli inquilini scavalcano il corpo pensando a un ubriaco. La rabbia dei familiari
    Sanremo, 12 ore sul pianerottolo in coma
    Muore a 47 anni: "L'ha ucciso l'indifferenza"

    Sanremo, 12 ore sul pianerottolo in coma Muore a 47 anni: "L'ha ucciso l'indifferenza"
    SANREMO - Ha agonizzato una notte intera sul pianerottolo di casa ma nessuno nel palazzo l'ha aiutato. Qualcuno ha scavalcato il corpo pensando che il vicino fosse ubriaco. Invece Bruno Fazzini, panettiere di Sanremo, era in coma per un'ischemia cerebrale. Quando la mattina dopo l'hanno soccorso nel palazzo a cento metri dal Casinò, era troppo tardi: è morto a 47 anni nell'ospedale Santa Corona di Pietra Ligure. Familiari e amici non hanno dubbi: "L'ha ucciso l'indifferenza".

    Per i fratelli Marie-Jeanne e Luis, Bruno avrebbe potuto essere salvato. O almeno avere qualche possibilità in più: "Per i medici - hanno detto - nostro fratello è caduto perché ha avuto un attacco ischemico. Ha battuto la testa, ma rimanere senza soccorsi per 12 ore ha di sicuro aggravato le sue condizioni. Ci chiederemo sempre che cosa sarebbe successo se qualcuno avesse telefonato al 118".

    Sul pavimento del pianerottolo, la Scientifica ha rilevato una traccia di sangue vicino al punto dov'era caduto il panettiere, lasciata da scarpe che non appartengono alla vittima né, a quanto risulta dai primi accertamenti, ai volontari del 118. E' quindi molto verosimile che qualche inquilino abbia scavalcato il corpo del vicino senza soccorrerlo. Gli uomini del commissariato hanno trasmesso gli atti alla procura sanremese, si profila l'apertura di un fascicolo per omissione di soccorso, con l'aggravante del decesso.

    "Mercoledì sera - spiega un amico - Bruno era al bar con me e altri compagni a guardare la partita tra Chelsea e Barcellona. Intorno alle nove e mezza ha accompagnato a casa un amico che era un po' alticcio, e poi è andato a casa. Si è sentito male per le scale ed è caduto ma nessuno l'ha aiutato". Bruno è stato soccorso solo il mattino dopo, alle 11, dall'ex compagna e da sua sorella Marie-Jeanne.
    ........

    :( :( :o: :o: :o: come siamo civili in italia
     
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  15. laura^
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    CITAZIONE
    Sanremo, 12 ore sul pianerottolo in coma
    Muore a 47 anni: "L'ha ucciso l'indifferenza"

    ma ke kakkio!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! se era sul pianerottolo i suoi vicini lo avranno riconisciuto no???? e poi se c'e' un uomo a terra magari uno puo' non volegli stare vicino ma almeno il 118 si deve chiamare!!!!!!!!

    :blowup.gif:
     
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1554 replies since 25/2/2008, 20:53   13237 views
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