1. GRADARA
    per un fine settimana romantico

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    By miciobicio il 25 April 2010
     
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    LA ROCCA DI GRADARA

    A pochi chilometri dalla Riviera Romagnola, l'incantevole scenario medioevale del borgo di Gradara :wub:

    «Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
    prese costui de la bella persona
    che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
    Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
    mi prese del costui piacer sì forte,
    che, come vedi, ancor non m’abbandona.
    Amor condusse noi ad una morte.
    Caina attende chi a vita ci spense»


    (Inferno V, 100-107)


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    Comincio col raccontarvi la storia di Paolo e Francesca, che non è una favola, ma una storia vera.
    Paolo e Francesca sono due personaggi realmente esistiti e non figure romantiche come Giulietta e Romeo nate dalla geniale fantasia di Shakespeare.

    Francesca da Polenta era figlia di Guido Minore Signore di Ravenna e Cervia “…siede la terra dove nata fui, sulla marina dove ‘l Po discende…..” e lì viveva tranquilla e serena la sua fanciullezza , sperando che il padre le trovasse uno sposo gradevole e gentile.

    Siamo nel 1275 e Guido da Polenta decise di dare la mano di sua figlia a Giovanni Malatesta (detto Giangiotto Johannes Zoctus – Giovanni zoppo) che lo aveva aiutato a cacciare i Traversari, suoi nemici. Il capostipite, Malatesta da Verucchio detto il Mastin Vecchio o il Centenario, concorda ed il matrimonio è combinato. Fu detto a Guido:
    “-…voi avete male accompagnato questa vostra figliuola, ella è bella e di grande anima, ella non starà contenta di Giangiotto… Messer Guido insistette: - Se essa lo vede soltanto quando tutto è compiuto, non può far altro che accettare la situazione”.

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    Per evitare il possibile rifiuto da parte della giovane Francesca i potenti signori di Rimini e Ravenna tramarono l’inganno.
    Mandarono a Ravenna Paolo il Bello “piacevole uomo e costumato molto”, fratello di Giangiotto. Francesca l’aveva visto “…fu una damigella di là entro, dimostrato da un pertugio d’una finestra a madonna Francesca, dicendole – madonna, quegli è colui che dee esser vostro marito – e così si credea la buona femmina, di che madonna Francesca incontamente in lui pose l’anima e l’amor suo…” Francesca accettò con gioia ed il giorno delle nozze, senza dubbio alcuno, pronunciò felice il suo “sì” senza sapere che Paolo la sposava “artificiosamente” per procura ossia a nome e per conto del fratello Giangiotto. “…non s’avvide prima dell’inganno, che essa vide la mattina seguente al dì delle nozze levare da lato a sè Giangiotto…” Pensate alla sua disperazione!

    Ma ben presto si rassegnò, ebbe una figlia che chiamò Concordia, come la suocera, e cercava di allietare come poteva le sue tristi giornate. Paolo, che aveva possedimenti nei pressi di Gradara, sovente faceva visita alla cognata e forse si rammaricava di essersi prestato all’inganno!
    Uno dei fratelli, Malatestino dell’Occhio, così chiamato perchè aveva un occhio solo “ma da quell’uno vedeva fin troppo bene”, spiando, s’accorse degli incontri segreti tra Paolo e Francesca.
    Ed eccoci all’epilogo della nostra storia: un giorno del settembre 1289, Paolo passò per una delle sue solite visite e qualcuno (forse Malatestino “quel traditor”) avvisò Giangiotto.

    Quest’ultimo che ogni mattina partiva per Pesaro ad espletare la sua carica di Podestà, che per maggior equanimità non doveva avere appresso la famiglia, per far ritorno a tarda sera, finse di partire ma rientrò da un passaggio segreto e …mentre leggevano estasiati la storia di Lancillotto e Ginevra, “come amor li strinse” si diedero un casto bacio (questo è quello che Dante fa dire a Francesca!) proprio in quell’istante Giangiotto aprì la oporta e li sorprese. Accecato dalla gelosia estrasse la spada, Paolo cercò di salvarsi passando dalla botola che sitrovava vicino alla porta ma, si dice, che il vestito gli si impigliasse in un chiodo, dovette tornare indietro e, mentre Giangiotto lo stava per passare a fil di spada, Francesca gli si parò dinnanzi per salvarlo ma…Giangiotto li finì entrambi.

    Dante mette gli sventurati amanti all’inferno perchè macchiati di un peccato gravissimo, ma li fa vagare assieme: oltre la pena, che non abbiano anche quella della solitudine eterna. “…io venni men così com’io morisse; e caddi come corpo morto cade”.

    Gli sventurati amanti vengono così immortalati da Dante nella Divina Commedia – V canto dell’Inferno.

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    Spesso si fa riferimento alla storia di Paolo e Francesca come ad una leggenda, in quanto, a parte la citazione dantesca nel Canto V dell'Inferno nella sua “Divina Commedia”, non esistono documenti che attestino l'accaduto.
    La tradizione orale tende ad indicare il luogo dell'omicidio nel Castello di Gradara, ma anche di questa informazione non si hanno testimonianze certe.

    Numerosi studi sono stati effettuati riguardo a questa affascinante vicenda: in molti sostengono che il fatto sia potuto accadere realmente, che l'omertà sulla fine dei due sfortunati giovani sia dovuta al desiderio di mantenere saldi i rapporti tra le due famiglie e che la citazione di un eventuale adulterio potesse sublimare lo spiacevole omicidio agli occhi del Pontefice.

    Inoltre, viene considerata altamente probabile l'ipotesi per cui il delitto passionale possa essere stata una congettura attuata da Gianciotto per nascondere il fratricidio dettato dalla gelosia politica: Giovanni infatti avrebbe potuto provare una forte invidia per il fratello minore, in quanto scelto dal Papa per guidare il Popolo di Firenze e agli inizi di una brillante carriera.

    Alcuni sostengono addirittura che la tresca amorosa possa essere stata inscenata dal diabolico Giovanni, per giustificare le sue azioni indegne, infangando la memoria della povera Francesca.
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    Edited by dango - 25/4/2010, 19:23
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  1. miciobicio
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    La Rocca di Gradara e il suo borgo fortificato rappresentano una delle strutture medioevali meglio conservate d’Italia e le due cinte murarie che proteggono la fortezza, la più esterna delle quali si estende per quasi 800 metri, la rendono anche una delle più imponenti.

    Il Castello sorge su una collina a 142 metri sul livello del mare e il mastio, il torrione principale, si innalza per 30 metri, dominando l’intera vallata.

    La fortunata posizione di Gradara la rende, fin dai tempi antichi, un crocevia di traffici e genti: durante il medioevo la fortezza è stata uno dei principali teatri degli scontri tra il Papato e le Casate marchigiane e romagnole,


    A tutti quelli che la raggiungono piace rievocare il tempo antico mentre si compie il giro sulle merlate mura e si supera il ponte levatoio e si incontra l’elegante cortile. Le sale interne ricordano gli splendori delle potenti famiglie che qui hanno governato: Malatesta, Sforza e Della Rovere.

    La costruzione ebbe inizio attorno all’XII secolo per volontà di Pietro e Ridolfo De Grifo che usurparono la zona al comune di Pesaro. Nella prima metà del XIII secolo, Malatesta da
    Verucchio detto il Centenario, aiutato dal papato, si impossessò della torre dei De Grifo e ne fece il mastio della attuale Rocca.
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    Non è noto il nome del geniale architetto che ne diresse i lavori ma si notano interessantissimi particolari (le tre torri poligonali coperte ed abbassate al livello dei cammini di ronda) che avranno larga attuazione solo nella seconda metà del XV secolo. Ricordiamo inoltre la doppia cinta muraria ed i tre ponti levatoi che resero pressoché inespugnabile la possente Rocca malatestiana.

    Il borgo di Gradara
    Il piccolo paese di Gradara è raccolto fra prima e la seconda cinta di mura.

    Dopo il potere dei Malatesta e la tragedia di Paolo e Francesca che qui si consumò nel settembre 1289, arrivarono gli Sforza.
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    Nel 1494, appena quattordicenne, arriva Lucrezia Borgia, seconda moglie di Giovanni Sforza. La giovinetta, che ci viene sempre descritta come perversa e corrotta era in realtà una gaia fanciulla dai capelli d’oro e dagli occhi azzurri che subiva l’influenza del padre: il terribile Papa, Alessandro VI Borgia.
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    Il genitore obbligava la giovane figlia a lasciare il precedente marito ed a sposarne di nuovi per i suoi loschi intrighi.

    Gli sposi che non volevano lasciare Lucrezia finivano, come sappiamo, per essere avvelenati.Infatti nel 1497, per volere del Papa, fu sciolto il matrimonio con Giovanni Sforza e quest’ultimo ebbe salva la vita perché accetto di firmare un documento in cui ammetteva (falsamente) di essere impotente. Dopo un breve periodo di dominazione del fratello di Lucrezia, Cesare Borgia detto il Valentino, arrivarono i della Rovere.

    Era salito al soglio pontificio Giulio II e questi mise a governare Gradara il nipote Francesco Maria II.

    Dopo la morte di Livia Farnese, vedova del Della Rovere, la Rocca venne amministrata dal papato che la concesse in enfiteusi al conte Santinelli, poi agli Omodei di Pesaro, quindi agli Albani ed infine, nella seconda metà del 1700 al marchese Mosca di Pesaro. Egli si occupò amorevolmente della costruzione ed alla sua morte volle essere sepolto nella chiesa parrocchiale di S.Giovanni Battista situata entro la seconda cita di mura.

    La Rocca divenne proprietà comunale e questi nel 1877 la cedette al conte Morandi Bonacossi di Lugo. Nel 1920 l’Ing. Umberto Zanvettori di Belluno, ma residente a Roma, la comperò per tre milioni di lire e nelle sue abili mani essa rinacque! Chiamò collaboratori di fama quali gli architetti Ferrari e Giovannoni. Così con un preciso e delicato restauro si collegò a quello compiuto quattro secoli prima da Giovanni Sforza.
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  2. miciobicio
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    Alcuni interni del castello...

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  3. miciobicio
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    Oltre al castello, è interessante da visitare a Gradara, è il Museo Storico, istituito nel 1986, proprio ai piedi della Rocca Malatestiana.
    Il museo raccoglie un'infinità di armi e strumenti di tortura di epoca medioevale e anche attrezzature agricole della civiltà contadina, ricostruzioni di momenti di vita quotidiana, popolare e dei regnanti, le famose cinture di castità maschili e femminili e gli orologi solari per la misurazione del tempo nel Medioevo. .

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    Uno dei misteri più affascinanti di Gradara sono le grotte sotterranee, costruite da popolazioni ignote e non si sa per quale ragione...é possibile visitare le grotte proprio all'interno del museo.

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    Sempre all'interno del museo troviamo bellissime ricostruzioni in scala dell'interno della rocca e precisamente: Sala della tortura - Camera di Paolo e Francesca - Sala delle armi - Antichi castelli nei dintorni di Gradara oggi scomparsi - Ambienti e scene di vita del mondo contadino.

    Visitando questa affascinante e fiabesca città è d'obbilgo percorrere i cosidetti "Camminamenti di ronda" ovvero il tratto di cinta muraria del XIV sec. che circonda il borgo, da cui è possibile godere di una vista panoramica stupenda a dir poco.



    Tra gli gli altri edifici da visitare vi sono la Chiesa di San Giovanni (XIV sec.) che ospita un magnifico crocefisso del XV sec. e il Giardino degli Ulivi di via Capppuccini dove crescono olivi secolari, di cui ancora non si conosce bene il ceppo originario.



    Gradara è una città piacevole da visitare e in cui trascorrere qualche giorno, non solo per le numerose e interessanti testimonianze storiche, ma anche per i frequenti e divertenti eventi che vi vengono organizzati:
    Spettacoli teatrali, Saggi di danza medioevale e rinascimentale, Cinespettacoli, Concerti di beneficenza, Festival Internazionale di Interpretazione Pianistica, Cene medioevali su prenotazione nei ristoranti del borgo, Appuntamento con la musica contemporanea di giovani band emergenti, Feste folcloristiche e rievocazioni di episodi medioevale.

    Tra questi ultimi il più importante e degno di nota è "L' Assedio al Castello" che si svolgerà il 18-19-20 luglio.
    L' "Assedio al castello" rievoca il feroce assedio nel 1446, da parte di Francesco Sforza appoggiato da Federico da Montefeltro.
    L'esercito si battè con grande valore per resistere algli assalti al castello e dopo 43 Sforza dovette ritirarsi.


    Gradara celebra le sue radici ma con lo sguardo puntato decisamente al futuro: fino al 6 giugno presso lo storico Palazzo Rubini Vesin, si può visitare “L’Inferno di Dante. Dalì e Rauschenberg”, l’atteso evento che mette a confronto – in un percorso inedito ed affascinante – le atmosfere indimenticabili dell’opera fondamentale della letteratura italiana con le risorse espressive della contemporaneità.

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    Protagoniste indiscusse dell’esposizione sono le opere, unificate dal fatto di avere rappresentato un momento centrale nella produzione dei due artisti. La discussa commissione dell’illustrazione della Divina Commedia a Salvador Dalì impegna il maestro per diversi anni e richiede l’incisione di ben 3500 legni: nelle sue xilografie la figurazione dell’Inferno assume forme misticheggianti, surreali e imprevedibili. Il genio dello spagnolo, allora agli albori del suo periodo “mistico”, si lascia sedurre ora dai grandi temi del poema dantesco, ora da figure secondarie che assumono nuovo spessore attraverso forme e colore.

    Alla fine degli anni Cinquanta risale anche l’Inferno di Dante realizzato da Robert Rauschenberg, uno degli artisti americani più rappresentativi del Dopoguerra, scomparso nel 2008. La serie costituisce una cesura nella sua carriera, la definitiva affermazione da parte di critici e galleristi: il risultato di questa immersione totale durata un biennio
     
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  4. Leti35
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    Grazie Micio di aver scelto il Castello di Gradara.....io l'ho visitato alcuni anni fa e m'è sembrato di esserci appena stata.......
    Si respira un'atmosfera di tragedia pensando a tutto quello che si è svolto la dentro!
    Francesca da Rimini...opera lirica musicata da Riccardo Zandonai....musicista della mia città: Rovereto (TN)
     
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  5. miciobicio
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    Dove dormire nel borgo

    All'interno della cinta muraria i posti per dormire sono veramente pochi e richiesti.
    Ma i viaggiatori che scelgono di fermarsi dentro le mura del Castello Malatestiano di Gradara, cedendo al fascino di un soggiorno incantato e protetto dalle pietre della cittadella fortificata, dal borgo cinto nell’abbraccio discreto dei bastioni possono osservare il mondo che si dispiega lungo la riviera e le cittadine tra Marche e Romagna, pur senza rinunciare a servizi e ristoro offerti dai bazar, dalle taverne, dai diversi locali del Castello.
    Nel borgo, avranno occasione di frequentare ristorantini, osterie ed enoteche dove assaporare i piatti tipici del luogo e fare shopping nei negozi di souvenir e oggettistica.

    Ma nei dintorni, fuori le mura, ci sono molti B&B ed agriturismi, per non parlare delgli alberghi della riviera

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    Come arrivare

    in auto
    •Uscita autostrada A14 Cattolica
    Pacheggio attrezzato per camper
    Il Borgo di Gradara è dotato di un parcheggio attrezzato per camper presso il p.le Paolo e Francesca

    in treno
    Stazione ferroviarie più vicine:
    •Stazione di Cattolica, S. Giovanni, Gabicce

    in aereo
    Ci sono diversi voli low-cost da/per Rimini, Ancona, Forlì, Bologna, gli aeroporti più vicini a Gradara:
    •Aeroporto “F. Fellini” Rimini Miramare (20 km da gradara)
    •Aeroporto “Raffaello Sanzio” Ancona Falconara (70 km da Gabicce)
    •Aeroporto “L. Ridolfi” Forlì (80 km da Gradara)
    •Aeroporto “G. Marconi” Bologna (150 km da Gradara)
     
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  6. marina.1
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    E' un posto veramente incantevole e così vicino a noi...
    Pensa che bello sarebbe organizzarvi un raduno...
     
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  7. Ireth74
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    Ci sono stata un po' di anni fa! Un posto veramente molto bello! E molto bello il castello!! :)
     
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  8. dango
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    Micio, che posto stupendo e che post stupendo!! :)

    Guardando l'immagine d'alto di Gradara non ho potuto fare a meno di pensare che se non fosse per qualche "segno" di civiltà moderna e per il tracciato autostradale che si vede sullo sfondo, parrebbe proprio di essere ancora nella Gradara di Paolo e Francesca.

    Noto oltretutto che Gradara ha una storia al femminile un po' sfortunata tra la povera Francesca e l'altrettanto povera Lucrezia, della cui natura di avvelenatrice confesso che ero convinta anch'io!!!

    Naturalmente (:D) ho toccato l'apice dell'ammirazione quando ho letto di Rauchemberg, un pittore che adoro.... qui potete vedere alcune delle sue tavole dell'inferno dantesco.

    Insomma...dobbiamo proprio venirci a Gradara!! :wub:
     
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  9. patna
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    Micio sei stato fantastico - un lavoro stupendo - ma devo riconoscere che fino ad ora siete stati tutti veramente bravissimi :)
     
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  10. miciobicio
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    Mi è stato fatto "amorevolmente" notare che mancano le indicazioni gastronomiche..
    Provvedo... -_-


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    "Il Medioevo a tavola", una vera e propria macchina del tempo grazie alla quale il visitatore si trovera' catapultato 6 secoli nel passato, un'opportunita' unica di gustare i sapori e l'atmosfera di una taverna Quattrocentesca".

    Suggestive rievocazione eno-gastronomiche tardo quattrocentesche realizzate da 5 ristoranti del centro storico di Gradara. Vengono riproposti i sapori e l’atmosfera di una locanda medioevale, con una particolare attenzione alla filologicità della ricostruzione storica. Ogni ristorante si distingue con differenti proposte di menù, dal banchetto nobiliare, a quello popolare a quello basato principalmente sulle verdure o sulla cacciagione, tutti impegnati nel non facile compito di rievocare una cucina e, soprattutto, un atteggiamento nei confronti del cibo scomparsi da 600 anni e molto distanti dal nostro modo di pensare ma proprio per questo intriganti e sicuramente apprezzati da un pubblico che vuole provare qualcosa di diverso. Un vero e proprio “viaggio nel tempo” attraverso i sapori e gli aromi. È consigliata la prenotazione

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    “Le prenotazioni che abbiamo ricevuto questa stagione sono state tantissime e la curiosità è tale – sostiene Sandro Alessi, Presidente della Pro Loco di Gradara - che ci è sembrato opportuno fare diventare “Il Medioevo a Tavola” un appuntamento fisso durante tutto l'anno. Per quanto ne so – prosegue Alessi – non esiste qualcosa di simile a “Il Medioevo a Tavola” in Italia. Ci sono, è vero, diversi ristoranti e Paesi che organizzano ritrovi conviviali in chiave storica, ma nessuno che duri continuativamente durante tutto l'anno e che coinvolga quasi tutti i ristoranti del centro storico! Uno dei motivi del successo dell'iniziativa è stato senz'altro l'altissimo livello qualitativo della ricostruzione eno-gastronomica, degli utensili e dell'ambiente che i nostri ristoratori propongono ad ogni appuntamento. Un'esperienza che invito tutti quanti a provare almeno una volta!”
    Le suggestive rievocazioni gastronomiche medievali saranno in programma 2 giovedì al mese in concomitanza con i “Giovedì al castello” da giugno a settembre . Tornano, invece, il secondo venerdì di ogni mese da ottobre a maggio.

    Si allestiscono, per i gruppi che ne faranno richiesta, animazioni a tema con figuranti e spettacoli. Per informazioni contattare la Pro Loco di Gradara: 0541.964115



    I ristoranti che aderiscono all'iniziativa, tutti all'interno delle mura.:

    La Botte - tel. 0541.964404
    Carni, verzure, intingoli, et pretiose spetie de ogni dove per sognare d'esser ne le sfarzose corti de' li tempi antichi.

    Il Bacio - tel. 0541.964620
    Per descoprir che li fructi et le verzure de la tera a lo egual modo danno substantia, sollazano lo gusto et riempiono la panza.

    Osteria Paolo e Francesca - tel. 0541.969204
    Se ve aggrada uccellare, de la nobile arte costui è maestro, non amancheranno, ivi, carni né de piuma né de pelo per saziar ogni palato.

    Pizzeria da Berto - tel. 0541.964528
    Parché non v'è cosa più falsa del ritener li homini de l'evo de mezo ignari de lo alimento destinato ad esser conosciuto et gustato in ogni loco.


    Il Soldato di Ventura - tel. 0541.969810
    Qua trovarai lo pretioso alimento tracto da li flutti che, arrostito in su
    gradella o bullito nel pentolo, ancha se vien detto “carne de Quaresima”,
    del savor non fa difetto.

    Taverna del Luppolo - tel. 338.8456351
    Ancha li villici praticavano, non men de li signori, l'arte de la cocina et la taberna era lo loco par excelentia donde se biveva, magnava et sovente, con lo vino bono, se cantava.


    Per informazioni: 0541-964115 oppure 0541-964673. È consigliata la prenotazione
     
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  11. miciobicio
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    Dopo una ricerca durata tutto l'inverno e dopo aver consultato molti "storici" Gradaresi DOC, si è giunti alla identificazione di quello che sarà il piatto tradizionale di Gradara.

    Si tratta dei "Tagliolini con la Bomba".

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    Parliamo di un piatto povero molto comune nel nostro territorio che veniva preparato quasi quotidianamente dalle nostre nonne e bisnonne. I Tagliolini con la Bomba sono descritti anche nel libro di Delio Bischi, "La cultura Contadina nelle tre valli. Conca, Foglia e Metaturo.", che cita un racconto di Riccardo Romagna di Gabicce Mare, di cui vi proponiamo un piccolo estratto, che illustra la preparazione del piatto e qualche gustoso aneddoto.

    Tagliolini con la bomba
    (piatto tipico rustico nelle famiglie numerose, a cavallo della prima guerra mondiale)

    Tratto da: “La civiltà contadina nelle 3 valli (Metauro, Foglia, Conca)”, a cura di Delio Bischi.

    La ricetta seguente ci è stata fornita dall'amico Riccardo Romagna di Gabicce Mare. Poiché oltre al profumo e al sapore ha unito una buona dose di “colore” la proponiamo tale e quale ai lettori:
    “Negli enormi camini delle case di campagna, nel periodo invernale, c'è sempre il fuoco acceso e, appeso alla catena, il caldaio in rame, è sempre quasi pieno d'acqua ad elevata temperatura. A mezzogiorno “l'azdora” mette del sale nell'acqua ed aumenta il fuoco sotto il caldaio, poi si accinge a fare la sfoglia con farina e acqua. La sfoglia, non tirata tanto sottile (tre o quattro millimetri di spessore) viene tagliata a fettuccine sottili, ottenendo dei tagliolini a sezione quadrata. Quando l'acqua nel caldaio bolle, butta dentro i tagliolini e contemporaneamente “l'azdora”su dei carboni accesi, in un tegamino di terracotta, fa soffriggere dei cubettini di lardo o di pancetta grassa e quando questi sono rosolati, i tagliolini nel caldaio hanno raggiunto la cottura. L'”azdora” scopre il caldaio e versa il contenuto del tegamino sui tagliolini bollenti. Il lardo (o pancetta) bollente a contatto dell'acqua, pure bollente, produce una esplosione di vapore (“bomba”). Poco dopo, circa un minuto, tira giù il caldaio e tutto il contenuto, amalgamato, lo versa nelle terrine o pentoloni in terracotta e lo serve a tavola.
    Non si sa per qual motivo (dicono oggi) è un piatto che veniva mangiato bollente: forse, con la fame che avevano in corpo, speravano di prenderne ancora un piatto, prima degli altri e prima che finissero.
    Si dice che i ragazzi di allora avessero il naso sempre spellato, perchè affamati e per poterne mangiare un secondo piatto, mangiavano col risucchio e talmente in fretta che i tagliolini, nello svincolarsi dal piatto, sbattevano bollenti sul naso, producendo delle scottature che difficilmente riuscivano a guarire, perché il piatto in parola veniva mangiato quasi tutti i giorni, e quindi le ferite non facevano in tempo a rimarginare.
    A proposito del risucchio raccontano che i componenti (n. 19) della famiglia di Martnett, che abitava in una casa colonica a pochi metri dalla ferrovia, un giorno, mentre erano a tavola a mangiare i tagliolini con la bomba al risucchio, non hanno sentito passare il diretto Bologna-Ancona delle ore 12,30, dal gran fragore prodotto dal risucchio”.

    Sta per uscire un nutrito e gustosissimo ricettario in versi “S'l'arola” della poetessa Adele Rondini, Premio Pascoli 1979. è scritto in dialetto metaurense, seguito dal testo in italiano. Non poteva mancare “I tajulin col chiass... scuset, col lard”.
    Riportiamo il finale, quello della “bomba” e si noterà la perfetta rispondenza con la descrizione fornitaci da Riccardo Romagna che dista una cinquantina di chilometri da Adele Rondini, e in tutt'altra vallata:

    Po', blumm!, d'un colp s'butèva t'la pgnatta
    dov' c'er'n i tajulin in pien bolòr:
    strideva 'na mulica e po' s'calmeva ...
    Ma'l chiass en n'era f'nit. Prest arch'mincèva
    'na mussiga striscèta, a suchiarell.
    Finèl? Cuchièr sbatut sj piatt, sonèti a p'nell!

    (Poi, bum!, con un colpo secco il soffritto si versava
    nella pignatta di coccio dove già bollivano i tagliolini:
    un breve intenso friggìo e poi si calmava...
    ma il chiassso non era finito. Presto iniziava una
    musica strisciata, a “succhiarello”. Finale cucchiai
    percossi sui piatti, suonati a meraviglia!).

     
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  12. laura^
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    CITAZIONE (miciobicio @ 26/4/2010, 00:00)
    Mi è stato fatto "amorevolmente" notare che mancano le indicazioni gastronomiche..
    Provvedo... -_-

    Bravo -_-
     
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  13. dango
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    CITAZIONE
    A proposito del risucchio raccontano che i componenti (n. 19) della famiglia di Martnett, che abitava in una casa colonica a pochi metri dalla ferrovia, un giorno, mentre erano a tavola a mangiare i tagliolini con la bomba al risucchio, non hanno sentito passare il diretto Bologna-Ancona delle ore 12,30, dal gran fragore prodotto dal risucchio”.

    Urkaaaaa!!! :eek.gif: :biggrin2.gif: :biggrin2.gif:
     
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  14. leon27
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    molto bello il castello, peccato che lo abbiano costruito vicino all'autostrada!!! :rolleyes: :D :D
     
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17 replies since 25/4/2010, 14:05   1,681 views
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