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notizie di cronaca e commenti

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  1. Ireth74
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    GRAVINA IN PUGLIA (BARI) - Un bambino di 11 anni e' stato salvato dopo essere caduto in un pozzo in una casa abbandonata di Gravina in Puglia. Durante i soccorsi e' stata fatta una macabra scoperta: resti umani, sembra si tratti di ossa, e si pensa ai fratellini Pappalardi, scomparsi da Gravina. I resti umani sono stati visti dai vigili del fuoco che si sono calati nel pozzo per soccorrere il ragazzino. Sul posto il procuratore della Repubblica, Emilio Marzano, e gli investigatori - di polizia e carabinieri - che si sono occupati delle indagini sulla scomparsa dei due fratellini. Il pozzo è in una casa abbandonata nei pressi della pineta e della stazione ferroviaria di Gravina in Puglia, nel centro storico della cittadina murgiana. Alla casa abbandonata si sta recando anche il sindaco di Gravina, Rino Vendola. Il ragazzino di 11 anni, caduto nel pozzo ha riportato la frattura di entrambe le gambe, ma non sembra abbia un trauma cranico. E' lucido, dice il medico, e risponde alle domande. E' stato portato in ambulanza all'ospedale di Altamura.
     
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  2. patna
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    A confermare che i resti umani trovati nel pozzo sarebbero quelli di Ciccio e Tore Pappalardi sarebbe, in particolare, uno degli indumenti trovati: una maglia con cappuccio, con una scritta sul davanti. Uguale a quella che indossava Salvatore il giorno della scomparsa. Per il momento, a parte le dichiarazioni del questore, dalla Procura restano più cauti.


    Poveri bambini - che brutta fine -
     
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  3. laura^
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    da LA STAMPA
    I cadaveri di Francesco e Tore ritrovati
    durante il salvataggio di un tredicenne
    La polizia: "Non c'è dubbio, sono loro"
    GRAVINA
    Sarà l’autopsia a dire la parola definitiva sulla tragedia di Gravina di Puglia, dopo il ritrovamento, ieri sera, dei due corpi nella cisterna di un casolare abbandonato nel centro storico del paese.

    Gli Esperti ricerca tracce della Polizia scientifica, entrati stamattina da un’apertura praticata sotto il livello stradale, stanno completando i rilievi fotografici e l’acquisizione di elementi tecnici utili alle indagini. In seguito si procederà al recupero dei resti: la conferma di particolari come l’altezza e la corporatura e gli indumenti indossati al momento della scomparsa dai fratellini Pappalardi potrebbero fugare i dubbi residui, ma per la certezza dell’identificazione di Ciccio e Tore bisognerà attendere l’analisi del dna.
    Il casolare abbandonato era stato controllato nei giorni successivi alla scomparsa dei due fratellini, ha precisato il questore di Bari Vincenzo Maria Speranza, sottolineando che su un muro della costruzione in abbandono, a ridosso del centro storico di Gravina, la verifica era stata segnalata con una vernice speciale. I corpi erano stati avvistati ieri sera durante le operazioni di salvataggio di un dodicenne precipitato nel cunicolo per la raccolta dell’acqua piovana che porta alla cisterna (e che ora è ricoverato in gravi condizioni).

    Il questore, tra i primi ieri sera a dirsi convinto che i corpi fossero quelli dei fratellini (scomparsi da 19 mesi), ha tenuto a precisare questa mattina che l’impianto accusatorio che ha portato all’arresto del padre dei due ragazzi, Filippo Pappalardi, in carcere dal 27 novembre, resta in piedi. «Mi sento di escludere categoricamente la caduta accidentale dentro il pozzo dei due bambini», ha detto il questore di Bari appena giunto sul luogo del ritrovamento dei due corpi. Lo stesso questore ha poi aggiunto: «Stiamo verificando questa mattina cosa c’è all’interno del pozzo, perché come tutti sapete sotto l’abitato di Gravina c’è un’altra città».

    Lo stesso massimo responsabile della Questura barese ha poi precisato che «i due corpi sono a distanza di circa sette metri l’uno dall’altro e non si vedono dalla superfice. Stiamo anche verificando - ha proseguito Speranza - se all’interno del fosso si possa accedere anche da altre vie». Rosa Carlucci, la madre dei due fratellini, aspetta davanti al casolare abbandonato e sembra aver perso ogni speranza: non accusa più nemmeno l’ex marito, come ha fatto tante volte, affidandosi alle indagini degli inquirenti. «Mi rimangono solo le foto - dice, - la loro stanza, i loro giochi», e racconta di un sogno nell’estate della scomparsa dei due figli, quando «vide» Ciccio e Tore cadere in un precipizio da una terrazza.

    Furono anche svolte delle ricerche, come tante in tutti questi mesi, durante i quali gli investigatori hanno seguito anche una pista rumena rivelatasi infondata. Centinaia sono stati i sporalluoghi, le ispezioni di pozzi e anfratti, in un territorio carsico come quello della Murgia barese. Il tutto inutilmente, come se i due fratellini fossero scomparsi nel nulla, senza lasciare una traccia: l’ultima certa è il filmato di una telecamera di sicurezza nel centro storico di Gravina, la sera del 5 giugno
     
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  4. bross5
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    Ciccio e Tore per un po' vivi nella cisterna
    Poi la morte, forse per il freddo e la fame


    GRAVINA IN PUGLIA (Bari) - Una fine orribile.
    «Abbiamo la sensazione, benchè debba essere
    confortata con i dati tecnici,
    che abbiano subito un'orribile morte».
    Lo ha dichiarato il procuratore della Repubblica
    di Bari, Emilio Marzano,uscendo dal luogo in cui sono stati trovati
    i corpi senza vita di Francesco e Salvatore Pappalardi.
    Col passare delle ore infatti sembra sempre più verosimile
    che i due fratellini non sarebbero morti subito dopo
    la caduta e a seguito di qualsiasi trauma subito:
    è probabile che siano deceduti a causa del freddo e per fame.
    Fonti vicine alle indagini sosterrebbero questa tesi «a prescindere
    dal fatto che i due ragazzini siano caduti o siano
    stati scaraventati da qualcuno nella cisterna».
    Le stesse fonti precisano che i corpi sono mummificati,
    che sulle teste di entrambi (ridotti a scheletri e ricoperti da muffe)
    non sono state trovate «grosse lesività evidenti».
    Non è al momento possibile dire - si è saputo da più fonti -
    se i due ragazzini abbiano fratture agli arti inferiori
    (compatibili cioè con la caduta) perchè non sono stati spogliati.
     
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  5. laura^
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    Leggendo questo articolo mi e' venuto in mente RomanzoCriminale.... -_-
    Odio, razzismo e culto della violenza
    "Voglio sparare in faccia agli sbirri"

    arrestati 20 estremisti vicini a Forza Nuova
    ROMA - Se alla violenza togli un progetto che non hai o non hai mai avuto, resta solo l'odio. Un odio liquido. "Er Talpa" e "Fabbrizzietto", "er Nano" e "Vampiro", "Ovo" e "er Bulgaro", "er Capitano" e "Danielone", "er Ditta", "lo Sciacallo" e "er Cinese" odiavano sette giorni la settimana. Non solo la domenica, quando si ritrovavano in curva o in trasferta con qualche lama, qualche mazza o qualche ascia.
    Odiavano le "guardie infami", "quegli zingari dei romeni", "i napoletani", "le "zecche" dei centri sociali", "i pennivendoli che si s'azzardeno l'aspettamo sotto le redazioni", il vicino di casa che si era permesso di guardare un cane ringhioso portato a pisciare senza guinzaglio.
    "Fomentavano i 'pischelli'", ragazzini raccattati allo stadio per essere spinti come una mandria al pascolo davanti a un deposito dell'Atac da occupare, sul ciglio di una discarica in cui "fare a pizze" con gli sbirri tra cumuli di "monnezza" o ai lugubri anniversari di una Destra neo-nazista (Forza Nuova) di cui indossavano la maschera, replicavano le parole d'ordine, frequentavano i luoghi: piazza Vescovio, "il Presidio" (nel parco di Villa Ada), il pub "Excalibur". E, alla fine, avevano deciso di sporcare di sangue anche le domeniche di festa del rugby.

    Per otto mesi (dal giugno del 2007 alla scorsa settimana), tirando con pazienza e metodo il filo di un'aggressione consumata nel parco di villa Ada, il pubblico ministero Pietro Saviotti, la sezione anticrimine del Ros dei carabinieri, la Digos, sono rimasti affacciati su un abisso di collera di cui hanno registrato ogni voce, ogni smottamento, ogni esplosione. L'11 novembre, giorno in cui Gabriele Sandri, "Gabbo", veniva ucciso sull'Autosole, hanno ascoltato gli amici del dj che lo piangevano di fronte alle telecamere, gridando la propria innocenza, pianificarne la vendetta in una notte in cui "Roma brucerà". Ne hanno rubato le voci eccitate durante l'assalto alle caserme.

    "I romeni? Je famo strippà er culo"
    In principio furono i romeni. Il 30 ottobre 2007, Giovanna Reggiani viene massacrata a Tor di Quinto alle spalle di una baraccopoli. Il suo assassino è un clandestino arrivato da Bucarest. Il 2 novembre, a Torre Gaia, quattro romeni vengono bastonati a sangue nel parcheggio di un centro commerciale da una prima spedizione punitiva. "Er Vampiro" (Alessandro Petrella) ne è ammirato ed eccitato. Ne parla al telefono con Alessio Abballe - "Qualcuno comincia ad accenne le micce" - e con "Er Talpa" (Fabrizio Ferrari): "A ragà, non è che se stamo a parlà. Vedemose e annamo ad assaltà un centro sociale o annamo a pijà i napoletani sull'autostrada o pijamo dù rumeni (...) Dovemo fà na cosa da fà strippare il culo e far pensare chi ti governa dall'alto: che è successo? (...) Bisogna creà un focolaio de persone che nun c'entrano un cazzo con la politica e lo stadio. Ragà, questa è una cosa dei cittadini, una cosa sociale, d'appartenenza de una città e de un Paese. Qui, destra e sinistra e ultras da stadio nun c'entrano un cazzo".
    Je devi mette pepe ar culo. Che quelli pensano: cazzo, ma se questi hanno fatto una cosa del genere, me se presentano sotto al Parlamento e me danno la caccia".

    In macchina con "Gabbo"

    Dei romeni non se ne fa nulla. Domenica 11 novembre 2007, Gabriele Sandri, "Gabbo", viene ucciso da un colpo di pistola esploso sull'A1 da un agente della stradale che risucchia ogni goccia di odio disponibile, convogliandola altrove. Sulla macchina in cui viaggia Sandri ci sono "Ovo" (Marco Turchetti), "Maverick" (Francesco Giacca), "er Messicano" (Federico Negri), "Simone" (Simone Putzulu), il pantheon di "In Basso a destra" e degli "Irriducibili", le sigle che ospitano i mazzieri della curva nord laziale. Ad Arezzo, Turchetti "Ovo" - un tipo che in questura hanno già fermato una volta su un furgone carico di martelli, coltelli e spranghe - piange l'amico morto e mobilita la risposta. "Er Nano" (Francesco Ceci) sale su una macchina per raggiungere Arezzo, ma intanto dà disposizioni a chi resta. "Er Nano" è un leader riconosciuto e temuto. E' pappa e ciccia con Fabrizio Ferrari, "er Talpa", romanista dei "Bisl" (basta Infami solo lame"), un tipo che l'ultima coltellata l'ha data il 18 febbraio, prima di Roma-Real Madrid.

    "Er Nano" dà ordini a uno come Fabrizio Toffolo (capo storico degli "Irriducibili" che alterna il suo tempo tra galera e domiciliari) e, neppure due mesi prima, se l'è promessa al telefono con un tale "Carlo", ultras napoletano, convenendo che "alla prossima, i machete dei laziali" si incroceranno con "le mannaie dei napoletani". "Er Nano" parla col "Bulgaro" (Andrea Attilia), che di Gabbo è amico fraterno, perché senta i romanisti. Perché si mobilitino "er Vampiro" e "quel matto di Pierluigi", Pierluigi Mattei, capobastone laziale di "In Basso a destra". Il "Vampiro" ha problemi. Gli è morta la nonna nella notte, ma mentre in casa si piange, lui si aggiusta per la serata: "Vojo brucià tutto. Stasera vojo brucià tutto".

    Pierluigi Mattei impazzisce. Alla madre che lo chiama mentre sta andando allo stadio, grida: "A Ma', lasciame perde... Che devo fa, eh? Sarebbe da sparaje in faccia alle guardie. Che te credi che non m'andrebbe de ammazzalla na guardia? C'hanno paura degli scontri sti coniji delle guardie. Devono avè paura". Alla fidanzata, racconta che ha brandito un coltello tra gli occhi a un autista dell'Atac che rompeva e come ha conciato il vicino, che ha incontrato mentre portava a pisciare il cane: "Jo detto: A brutta faccia de cazzo. Che c'hai da guardà? Lo vedi sto guinzajo? Te lo metto ar collo e t'ammazzo. Nun me devi rompe li cojoni. Quando passo abbassa lo sguardo". Con la fidanzata si vanta di aver commesso due omicidi (polizia e carabinieri non sono ancora riusciti a verificare se millanti o meno): "De rumeni n'ho mandati due al creatore e ne ho feriti gravemente altri due. Perciò, se vengono da me trovano la morte". E quando la fidanzata gli chiede cosa farebbe lui a due rumeni se li vedesse fare a lei quel che lei gli ha visto fare ad un'estranea (palpeggiarla), dice: "Io c'avevo la macchinetta che dà le scosse. Ma quelle merde della polizia me l'hanno tolta. Perciò ne ammazzerei dieci".

    Sporchiamo il rugby

    Com'è andata la notte dell'11 novembre è noto. Ma avevano deciso che all'odio non dovesse rimanere estranea la festa del rugby. Già il 13 ottobre del 2007, "Er Nano" si informa sull'arrivo dei tifosi del Livorno Rugby, impegnati in una partita con la "Futura Park". "Mò fomento un po' de gente. Famme sapè l'orario". Poi, il 10 febbraio scorso, allo stadio Flaminio, si gioca Italia-Inghilterra, partita del sei Nazioni. Fuori dallo stadio, la polizia ferma Simone De Castro, cugino di Gabriele Sandri. E' un diffidato. Non può avvicinarsi a nessun impianto sportivo del Paese. E si accompagna a un altro diffidato, Ruggero Isca. Vengono alle mani con la Polizia e il gruppo che è con loro se la squaglia. "Er Talpa" annuncia a Isca la vendetta per i conigli: "Hanno toccato mio fratello. Stavolta li ammazzo. Li faccio inginocchiare, Ruggiero".

    da La Repubblica

     
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  6. patna
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    Ma che brave personcine a modo - :angry:
     
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  7. bross5
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    Non c'è che dire sono proprio bravi ragazzi, tanto anche se li dovessero mettere in prigione usciranno ancora piu' violenti, questa è gente di cui si dovrebbe buttare la chiave e quando uno di questi poveretti muore durante queste loro scorribande di follia, tutti lì a dire di che bravi ragazzi erano.
     
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  8. Cettinina
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    In genere le famiglie sono sempre pronte a dire che sono bravi ragazzi :angry:

    Hai ragione Carla, bisogna buttare la chiave.
     
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  9. Cettinina
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    » 2008-02-27 18:09
    FRATELLINI GRAVINA, SU FRANCESCO SEGNI DI FRATTURE
    "C'é qualcosa sul corpo di Francesco. Non abbiamo però completato, su Salvatore non abbiamo neppure iniziato. Per quello che vediamo noi le fratture sono solo alle gambe". Lo ha detto Vito Romano, uno dei due medici legali (l'altro è Francesco Introna) incaricati dalla Procura di Bari dell'esame autoptico sui resti di Francesco e Salvatore Pappalardi. Romano ha risposto in questo modo ai giornalisti se gli chiedevano se sui corpi c'erano segni di frattura da caduta. "Non abbiamo fatto ancora questa indagine" ha detto Romano a chi gli chiedeva se sui corpi c'erano segni di violenza. "Abbiamo fatto gli esami radiologici. Nei prossimi giorni completeremo con una risonanza magnetica e con ulteriori indagini radiologiche per poi fare l'autopsia vera e propria". Riferendosi ai tempi degli esami, Romano ha risposto: "Abbiamo 30 giorni di tempo. Il 31 marzo dobbiamo depositare la relazione. Penso che restituiremo anche per quella data i corpi". Romano ha poi aggiunto che per quanto fatto fino ad oggi "non si può dire se siano finiti lì vivi (Francesco e Salvatore, ndr). Daremo una risposta all'esito dell'autopsia. Sarà un lungo lavoro".
     
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  10. laura^
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    E una situazione tremenda.
    Ci sono veramente ancora molti dubbi su cosa puo' essere successo...
     
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  11. patna
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    L'unica cosa certa è che sono morti - poveri bambini che brutta morte -
     
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  12. bross5
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    questa vicenda è agghiacciante, se ci si sofferma a pensare quello che possono aver provato quei due poveri piccoli in quella cisterna, soli, feriti e al buio, manca il respiro.
    Io che no riesco piu' a prendere la metro e non prendo l'ascensore al solo pensiero mi si accappona la pelle.
     
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  13. dango
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    Infatti, io non riesco neppure a concepire il terrore e la disperazione che avranno provato....spero solo che alla fine scoprano che erano già morti dopo che sono stati gettati nel pozzo...
     
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  14. ErTigre
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    Posto l'editoriale di oggi del Corriere della Sera, che mi sembra molto significativo al riguardo, suprattutto nel testimoniare il volto a di poco discutibile della nostra giustizia penale.

    L'Italia del pregiudizio

    Ora che i corpi di Salvatore e Francesco Pappalardi sono stati trovati in un pozzo, dove nessuno era andato a cercarli, emerge un volto della nostra giustizia penale a dir poco discutibile. Da un lato, il padre dei due bambini, Filippo Pappalardi, in carcere perché indiziato, sulla base solo di un’intercettazione ambientale e della fragile testimonianza (tardiva) di un bambino, di averli uccisi. Inoltre un' inchiesta che ha cercato Salvatore e Francesco nelle grotte di Matera, nelle campagne delle Murge, persino in Romania, lungo le piste delle sette sataniche e del traffico di organi. Dall'altro, il casuale ritrovamento dei loro corpi in un pozzo nel centro di Gravina, non lontano dalla piazza dove erano stati visti l'ultima volta. Da un lato, dunque, il volto di una giustizia metafisica, che cerca aprioristicamente la verità attraverso la speculazione intellettuale e gli indizi, anche i più inverosimili, costruiti nel laboratorio della mente inquirente. Dall’altra, la scoperta casuale dei corpi dei due bambini morti, ma per fame e per freddo, nella profondità di un pozzo.

    Quale verosimiglianza logica si può rintracciare nel gesto di un padre presunto assassino che non avrebbe ucciso i suoi figli, ma li avrebbe gettati vivi in un buco, e non nella sperduta campagna, bensì in un luogo dove qualcuno avrebbe potuto ritrovarli prima della loro morte? Ma il procuratore di Bari, Emilio Marzano, ha detto: «L'impianto accusatorio per ora rimane, non abbiamo elementi per ripensarlo». Sotto il profilo formale, l'affermazione è ineccepibile. Sotto quello sostanziale, appare, però, incauta almeno per due ragioni. La prima: il ritrovamento dei due fratelli nel pozzo dove l’altro giorno è caduto il bambino e l'autopsia dei loro corpi aprono interrogativi nuovi che il dottor Marzano aveva evidentemente sbagliato a escludere a priori. La seconda: per ora, la colpevolezza di Filippo Pappalardi è confermata solo dalla sua carcerazione preventiva, direbbe il filosofo dei diritti civili «per mezzo del castigo», e dal carattere ferocemente arcaico della sua figura.

    Forse non è inutile ricordare che l'esposizione prolungata dell'indiziato all'avvenimento minaccia di distruggerne l'immagine e, probabilmente, già l'ha distrutta. La verità mediatica, in questi casi, rischia di apparire più forte di quella vera e non è attraverso la prima che si può ragionevolmente sperare di pervenire alla seconda. Qui non è in discussione la colpevolezza o l'innocenza del Pappalardi. Sono in discussione un pregiudizio giudiziario e la stretta correlazione fra il sistema giudiziario e quello mediatico che sta diventando tale da rendere sempre più difficile capire dove finisca l'uno e incominci l'altro e viceversa. Scrive Daniel Soulez Larivière: «La magistratura scopre con delizia che accanto alle armi terrificanti che esistono già nel codice di procedura penale esiste anche lo strumento mediatico che lo completa efficacemente» («Il circo mediatico- giudiziario», ed. Liberilibri). Eppure, il rimedio a questa confusione dei ruoli che si è imposta in Italia da quindici anni a questa parte e che nuoce sia alla magistratura sia al giornalismo, ci sarebbe: scindere la fase istruttoria e investigativa, rigorosamente coperta da segreto, da quella giurisdizionale e dibattimentale, aperta invece al pubblico.

    28 febbraio 2008, di Piero Ostellino, corriere.it
     
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  15. dango
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    Mario, vederti postare degli articoli dal corriere è una gioia per i miei occhi... :D :wub:

    In ogni modo sono lieta di vedere riprese alcune questioni che mi ero posta anch'io; in un precedente articolo (postato in questo stesso topic) si legge che le forze di polizia si erano impegnate in ricerche in lungo ed in largo ivi inclusi i pozzi sparsi per la campagna. Poi si legge anche che il casolare del ritrovamento era già stato perquisito (ed anzi segnato con apposita vernice per indicare la perquisizione eseguita). E quindi proprio questo pozzo, nel centro del Paese è sfuggito ad una ricerca cosi' accurata? Oltretutto, visto che ad un anno e mezzo di distanza un altro bambino vi è caduto dentro, una certa frequentazione c'è.
    D'accordo, tutti possono sbagliare e forse la visibilità non era buona, ma davvero sembra di essere davanti ad una "giustizia" un po' schizzofrenica!!!
    E condivido anche le considerazioni sulla figura del padre. Innocente, almeno moralmente, mai. Perchè pessimo soggetto, già carcerato, di certo responsabile moralmente per quanto è accaduto. Ma forse non un assassino (oltretutto dei suoi propri figli!!!), peccato che certa grancassa mediatica l'abbia già etichettato e condannato. Di fatto l'esatto inverso della Franzoni, mediaticamente "protetta e aiutata" e questo mi porta inevitabilmente ad un argomento che sento molto: l'indebita influenza mediatica nelle nostre vite ed in tutti, ma dico tutti i campi. (Privato, politico, sociale, di spettacolo, lavorativo,sanitario,scolastico ecc..ecc...).
    E tuttavia, rispetto alle conclusioni a cui arriva l'articolista del corriere, un dubbio: ma se la fase istruttoria dura anni (dati i tempi della nostra giustizia) è corretto che noi tutti si venga a conoscenza di certe realtà anni dopo, quando arrivano in fase di dibattimento?
    Di questo non ne sono certa, perchè è un nostro diritto venire a conoscenza di certa informazione, ma almeno che si aspetti le conclusioni delle indagini prima di crocifiggere qualcuno!!!
     
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1554 replies since 25/2/2008, 20:53   13235 views
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