24 marzo 1944

per non dimenticare...

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. dango
        Like  
     
    .

    User deleted


    IL MASSACRO DELLE FOSSE ARDEATINE



    L'eccidio delle Fosse Ardeatine è il massacro compiuto a Roma dalle truppe di occupazione della Germania nazista il 24 marzo 1944, ai danni di 335 civili e militari italiani, come atto di rappresaglia in seguito a un attacco partigiano contro le truppe germaniche avvenuto il giorno prima in via Rasella. Per la sua efferatezza, l'alto numero di vittime, e per le tragiche circostanze che portarono al suo compimento, è diventato l'evento simbolo della rappresaglia nazista durante il periodo dell'occupazione.

    SPOILER (click to view)
    Le "Fosse Ardeatine", antiche cave di pozzolana site nei pressi della via Ardeatina, scelte quali luogo dell'esecuzione e per occultare i cadaveri degli uccisi, sono diventate un monumento a ricordo dei fatti e sono oggi visitabili.


    Inquadramento storico
    10 settembre 1943 soldati italiani cercano di contrastare i nazisti presso porta San Paolo

    Dopo l'8 settembre 1943, l'armistizio di Cassibile, la fuga del Re Vittorio Emanuele III, e l'ingresso delle truppe tedesche dopo gli sfortunati combattimenti di Roma, i nazisti assunsero il controllo effettivo della città. Fin dai primi giorni dell'occupazione tedesca di Roma si costituirono nella capitale gruppi di resistenza, in particolar modo il Fronte Militare Clandestino ("Centro X") diretto dal colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo e nuclei comunisti, ai quali il maresciallo Carboni aveva fatto distribuire armi fin dal 10 settembre.[1]

    Sottoposta pro forma alla sovranità della RSI, con lo status di "città aperta", Roma era in realtà governata solo dai comandi germanici, e lo divenne anche formalmente dopo lo sbarco di Anzio, il 22 gennaio 1944, quando l'intera provincia romana venne dichiarata "zona di operazioni". Il feldmaresciallo Albert Kesselring, comandante del fronte meridionale, nominò capo della Gestapo di Roma, conferendogli direttamente il controllo dell'ordine pubblico in città, l'ufficiale delle SS Herbert Kappler, già resosi protagonista della razzia del ghetto ebraico e la successiva deportazione, il 16 ottobre 1943 di 1.023 ebrei romani verso i Campi di sterminio.

    La campagna del terrore avviata da Kappler, con frequenti rastrellamenti ed arresti di antifascisti e semplici sospetti nei vari carceri romani (fra cui il più tristemente famoso fu quello di via Tasso), sgominò in breve quasi ogni gruppo della resistenza romana, che si ritrovò a perdere prima gli elementi militari, quindi quelli troskisti di "Bandiera Rossa". Anche gli aderenti a "Giustizia e Libertà" e al Partito Socialista e i sindacalisti socialisti (come Bruno Buozzi) subirono forti decimazioni negli arresti compiuti dalle varie polizie tedesche, da quella italiana e dalle bande italiane sotto controllo tedesco (come la Banda Koch). Solo i GAP comunisti mantenevano una buona efficienza operativa.

    Il fatto che Roma venisse a trovarsi nelle immediate retrovie del fronte ingenerò la convinzione che la città fosse pienamente teatro di guerra. È in questo contesto che i quadri comunisti della Resistenza romana giunsero alla determinazione di reagire con le armi e di attaccare militarmente l'occupante con un'azione che avesse un forte valore simbolico: venne infatti scelta come data il 23 marzo, anniversario della fondazione dei fasci di combattimento.


    Il 23 marzo 1944 ebbe luogo l'attacco contro l'11a compagnia del III battaglione dell'SS Polizei Regiment Bozen in via Rasella, ad opera di partigiani dei GAP Gruppi di Azione Patriottica delle brigate Garibaldi, che dipendevano ufficialmente dalla Giunta militare che era emanazione del Comitato di Liberazione Nazionale. Quanto all'appartenenza del Polizeiregiment Bozen alle SS esistono versioni discordanti in quanto la denominazione, pur solo formale, del reparto in SS-Polizeiregimenter avvenne all'incirca un mese dopo l'attentato.

    L'attacco venne compiuto da 12 partigiani.[2] Fu utilizzata una bomba a miccia ad alto potenziale collocata in un carrettino per la spazzatura urbana, confezionata con 18 chilogrammi di esplosivo frammisto a spezzoni di ferro e dopo l'esplosione furono lanciate alcune bombe a mano. Vennero uccisi 31 militari dell'11 Compagnia del III Battaglione del Polizeiregiment Bozen[3] e un altro soldato morì il giorno successivo (altri nove sarebbero deceduti in seguito). L'esplosione uccise anche due passanti italiani, Antonio Chiaretti ed il tredicenne Pietro Zuccheretti.[4]


    Alla notizia dell'attentato, il generale Kurt Mälzer comandante della piazza di Roma, accorso sul posto, parlò stravolto di una rappresaglia molto grave e dello stesso parere fu inizialmente Hitler.

    Successivamente vari ragionamenti condussero a quantizzare la rappresaglia, e la decisione del comando nazista fu la conta di 10 ostaggi fucilati per ogni tedesco ucciso. La fucilazione di 10 ostaggi per ogni tedesco ucciso fu ordinata personalmente da Adolf Hitler, dopo aver vagheggiato apocalittiche proporzioni di 50 ad 1, la distruzione dell'intero quartiere (che comprende il Quirinale) e la deportazione da Roma di 1000 uomini per ogni tedesco ucciso. La convenzione dell'Aia del 1907 non fa un esplicito riferimento alla rappresaglia,[5] mentre la Convenzione di Ginevra del 1929, relativa al Trattamento dei prigionieri di guerra, fa esplicito divieto di atti di rappresaglia nei confronti dei prigionieri di guerra nell'Articolo 2.[6] Dal punto di vista internazionale l'argomento rappresaglia era contemplato nei codici di diritto bellico nazionali, in cui si faceva riferimento al criterio della proporzionalità rispetto all'entità dell'offesa subita, nella selezione degli ostaggi (non indiscriminata) e nella salvaguardia delle popolazioni civili. Alcuni di questi aspetti furono violati: nella selezione degli ostaggi poiché si procedette alla fucilazione anche di personale sanitario, infermi e malati ed inoltre poiché non risulta che venne eseguita da parte tedesca alcuna seria indagine per appurare l'identità dei responsabili dell'attacco, né si attesero le 24 ore di consuetudine affinché gli stessi si consegnassero spontaneamente, condizioni necessarie per la legittimità dell'azione di rappresaglia. Com'è noto, infatti, non venne neppure affisso il consueto bando nelle pubbliche piazze, limitando l'affissione, secondo la testimonianza dell'ambasciatore Roberto Caracciolo, ai soli uffici tedeschi.[7]

    Nella scelta delle vittime, furono privilegiati criteri di connessione con la resistenza militare monarchica e i partigiani, e di appartenenza alla religione ebraica, e se in un primo tempo si tendette ad escludere persone rastrellate al momento e/o detenuti comuni, successivamente, per raggiungere il numero di vittime volute, un certo numero di ostaggi fu poi costituito da reclusi condannati (o in attesa di processo) per delitti di natura non politica. Costoro furono prelevati, insieme a militari, membri attivi della resistenza e ad altri antifascisti, dal carcere romano di Regina Coeli, dove erano tenuti prigionieri. Nella consegna degli ostaggi, le autorità carcerarie romane frapposero ostacoli di ordine burocratico, nella speranza che gli autori dell'attentato si consegnassero entro le 24 ore, sospettando che i tedeschi avrebbero potuto vendicarsi ugualmente.[8] La strage iniziò infatti nemmeno 23 ore dopo l'agguato partigiano.

    Delle salme identificate (322 su 335) si ricava che circa 39 erano ufficiali, sottufficiali e soldati appartenenti alle formazioni clandestine della Resistenza militare, circa 52 erano gli aderenti alle formazioni del Partito d'Azione e Giustizia e Libertà, circa 68 a Bandiera Rossa, un'organizzazione comunista trockijsta non legata al CNL, e circa 75 erano di religione ebraica. Altri, fino a raggiungere il numero previsto, furono detenuti comuni. Quindi circa metà dei giustiziati furono partigiani detenuti, di questi cinquanta furono individuati e consegnati ai nazisti dal questore fascista Pietro Caruso dietro minaccia da parte tedesca di procedere con un rastrellamento arbitrario del quartiere di Piazza Barberini.[9] Non mancarono tuttavia tra gli uccisi i rastrellati a caso e gli arrestati a seguito di delazioni dell'ultim'ora.

    L'esecuzione

    Il massacro fu organizzato ed eseguito da Herbert Kappler, all'epoca ufficiale delle SS e comandante della polizia tedesca a Roma, già responsabile del rastrellamento del Ghetto di Roma nell'ottobre del 1943 e delle torture contro i partigiani detenuti nel carcere di via Tasso.

    L'ordine di esecuzione riguardò 320 persone, poiché inizialmente erano morti 32 soldati tedeschi. Durante la notte successiva all'attacco di via Rasella morì un altro soldato tedesco e Kappler, di sua iniziativa, decise di uccidere altre 10 persone. Erroneamente, causa la "fretta" di completare il numero delle vittime e di eseguire la rappresaglia, furono aggiunte 5 persone in più nell'elenco ed i tedeschi, per eliminare scomodi testimoni, uccisero anche loro.

    I tedeschi, dopo aver compiuto il massacro, infierendo sulle vittime, fecero esplodere numerose mine per far crollare le cave ove si svolse il massacro e nascondere, o meglio rendere più difficoltosa, la scoperta di tale eccidio.

    I sopravvissuti del Polizeiregiment "Bozen", si rifiutarono di vendicare in quel modo i propri compagni uccisi.[10]

    L'esecuzione iniziò dopo sole 23 ore dall'attacco di Via Rasella, e venne resa pubblica ad esecuzione avvenuta. La stessa segretezza avvolse la notizia ufficiale dell'attentato subito dalle truppe occupanti, notizia diffusa assieme a quella della rappresaglia per ragioni propagandistiche secondo una direttiva del Minculpop.[11]

    Processi ai responsabili dell'eccidio

    Nel dopoguerra, Herbert Kappler venne processato e condannato all'ergastolo da un tribunale italiano e rinchiuso in carcere. La condanna riguardò i 15 giustiziati non compresi nell'ordine di rappresaglia datogli per vie gerarchiche. Colpito da un tumore inguaribile, con l'aiuto della moglie, riuscì ad evadere dall'ospedale militare del Celio e a rifugiarsi in Germania, ove morì pochi anni dopo. Anche il principale collaboratore di Kappler, l'ex-capitano delle SS Erich Priebke, dopo una lunga latitanza in Argentina, è stato arrestato, estradato in Italia ove, processato, è stato condannato all'ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine. Anche Albert Kesselring, catturato a fine guerra, fu processato e condannato a morte il 6 maggio 1946 da un Tribunale Alleato per crimini di guerra e per l'eccidio delle Fosse Ardeatine, ma la sentenza fu commutata nel carcere a vita. Nel 1952 fu scarcerato per motivi di salute e fece ritorno in Germania dove si unì ai circoli neonazisti bavaresi. Morì nel 1960 per un attacco cardiaco.

    Libri e film sull'eccidio

    Sono stati scritti alcuni libri che analizzano gli eventi legati all'attacco e alla conseguente rappresaglia.
    Libri [modifica]

    * Robert Katz, Morte a Roma. 1967.
    * Lorenzo Baratter, Le Dolomiti del Terzo Reich. Milano, Mursia, 2005.
    * Alessandro Portelli, L'ordine è già stato eseguito. Roma, Donzelli, 1999.
    * Edgarda Ferri, "Uno dei tanti - Orlando Orlandi Posti ucciso alle Fosse Ardeatine. Una storia mai raccontata" - Le Scie Mondadori, marzo 2009

    Film

    * Rappresaglia (1973), diretto da George Pan Cosmatos, prodotto da Carlo Ponti, con Marcello Mastroianni e Richard Burton
    * Dieci italiani per un tedesco (1962), diretto da Filippo Walter Ratti, con Gino Cervi
    * La Buona Battaglia - Don Pietro Pappagallo (2006) Con Flavio Insinna

    Lista dei martiri delle Fosse Ardeatine

    1. Agnini Ferdinando - Studente di medicina.
    2. Ajroldi Antonio - Maggiore del Regio Esercito.
    3. Albanese Teodato - Avvocato.
    4. Albertelli Pilo - Professore di filosofia.
    5. Amoretti Ivanoe - Sottotenente in servizio permanente effettivo.
    6. Angelai Aldo - Macellaio.
    7. Angeli Virgilio - Pittore.
    8. Angelini Paolo - Autista.
    9. Angelucci Giovanni - Macellaio.
    10. Annarumi Bruno - Stagnino.
    11. Anticoli Lazzaro - Venditore ambulante.
    12. Artale Vito - Tenente Generale d'artiglieria.
    13. Astrologo Cesare - Lucidatore.
    14. Aversa Raffaele - Capitano dei Carabinieri Reali.
    15. Avolio Carlo - Impiegato (S.A.L.B.)
    16. Azzarita Manfredi - Capitano di cavalleria.
    17. Baglivo Ugo - Avvocato.
    18. Ballina Giovanni - Contadino.
    19. Banzi Aldo - Impiegato.
    20. Barbieri Silvio - Architetto.
    21. Benati Nino - Banchista.
    22. Bendicenti Donato - Avvocato.
    23. Berardi Lallo - Manovale.
    24. Bernabei Elio - Ingegnere delle Ferrovie dello Stato.
    25. Bernardini - Commerciante.
    26. Bernardini Tito - Magazziniere.
    27. Berolsheimer Aldo - Commesso.
    28. Blumstein Giorgio Leone - Banchiere.
    29. Bolgia Michele - Ferroviere.
    30. Bonanni Luigi - Autista.
    31. Bordoni Manlio - Impiegato.
    32. Bruno Dl Belmonte Luigi - Proprietario.
    33. Bucchi Marcello - Geometra.
    34. Bucci Bruno - Disegnatore.
    35. Bucci Umberto - Impiegato.
    36. Bucciano Francesco - Impiegato.
    37. Bussi Armando - Impiegato delle Ferrovie dello Stato. strappato dai tedeschi dalla sua casa in via Savoia 72 a Roma a seguito di una delazione
    38. Butera Gaetano - Pittore.
    39. Buttaroni Vittorio - Autista.
    40. Butticé Leonardo - Meccanico.
    41. Calderari Giuseppe - Contadino.
    42. Camisotti Carlo - Asfaltista.
    43. Campanile Silvio - Commerciante.
    44. Canacci Ilario - Cameriere.
    45. Canalis Salvatore - Professore di lettere.
    46. Cantalamessa Renato - Falegname.
    47. Capecci Alfredo - Meccanico.
    48. Capozio Ottavio - Impiegato postale.
    49. Caputo Ferruccio - Studente.
    50. Caracciolo Emanuele - Regista e tecnico cinematografico.
    51. Carioli Francesco - Fruttivendolo.
    52. Carola Federico - Capitano d'aviazione.
    53. Carola Mario - Capitano di fanteria.
    54. Casadei Andrea - Falegname.
    55. Caviglia Adolfo - Impiegato.
    56. Celani Giuseppe - Ispettore capo dei servizi annonari.
    57. Cerroni Oreste - Tipografo.
    58. Checchi Egidio - Meccanico.
    59. Chiesa Romualdo - Studente.
    60. Chiricozzi Aldo Francesco - Impiegato.
    61. Ciavarella Francesco - Marinaio.
    62. Cibei Duilio - Falegname.
    63. Cibei Gino - Meccanico.
    64. Cinelli Francesco - Impiegato.
    65. Cinelli Giuseppe - Portatore ai mercati generali.
    66. Cocco Pasquale - Studente.
    67. Coen Saverio - Commerciante.
    68. Conti Giorgio - Ingegnere.
    69. Corsi Orazio - Falegname
    70. Costanzi Guido - Impiegato.
    71. Cozzi Alberto - Meccanico.
    72. D'Amico Cosimo - Amministratore teatrale.
    73. D'Amico Giuseppe - Impiegato.
    74. D'Andrea Mario - Ferrovie.
    75. D'Aspro Arturo - Ragioniere.
    76. De Angelis Gerardo - Regista cinematografico.
    77. De Carolis Ugo - Maggiore dei Carabinieri Reali La Scuola Allievi Ufficiali dei Carabinieri a Roma è dedicata alla sua memoria.
    78. De Giorgio Carlo - Impiegato.
    79. De Grenet Filippo - Impiegato
    80. Della Torre Odoardo - Avvocato.
    81. Del Monte Giuseppe - Impiegato.
    82. De Marchi Raoul - Impiegato.
    83. De Nicolò Gastone - Studente.
    84. De Simoni Fidardo - Operaio.
    85. Di Capua Zaccaria - Autista.
    86. Di Castro Angelo - Commesso.
    87. Di Consiglio Cesare - Venditore ambulante.
    88. Di Consiglio Franco - Macellaio.
    89. Dl Consiglio Marco - Macellaio.
    90. Di Consiglio Mosè - Commerciante.
    91. Di Consiglio Salomone - Venditore ambulante.
    92. Di Consiglio Santoro - Macellaio.
    93. Di Nepi Alberto - Commerciante.
    94. Di Nepi Giorgio - Viaggiatore.
    95. Di Nepi Samuele - Commerciante.
    96. Di Nola Ugo - Rappresentante di commercio.
    97. Diociajuti Pier Domenico - Commerciante.
    98. Di Peppe Otello - Falegname ebanista.
    99. Di Porto Angelo - Commesso.
    100. Di Porto Giacomo - Venditore ambulante.
    101. Di Porto Giacomo - Venditore ambulante.
    102. Di Salvo Gioacchino - Impiegato.
    103. Di Segni Armando - Commerciante.
    104. Di Segni Pacifico - Venditore ambulante.
    105. Di Veroli Attilio - Commerciante.
    106. Di Veroli Michele - Collaboratore del padre commerciante.
    107. Drucker Salomone - Pellicciaio.
    108. Duranti Lido - Operaio.
    109. Efrati Marco - Commerciante.
    110. Elena Fernando - Artista.
    111. Eluisi Aldo - Pittore.
    112. Ercolani Giorgio - Tenente colonnello del Regio Esercito.
    113. Ercoli Aldo - Pittore.
    114. Fabri Renato - Commerciante.
    115. Fabrini Antonio - Stagnino.
    116. Fano Giorgio - Dottore in scienze commerciali.
    117. Fantacone Alberto - Dottore in legge.
    118. Fantini Vittorio - Farmacista.
    119. Fatucci Sabato Amadio - Venditore ambulante.
    120. Felicioli Mario - Elettrotecnico.
    121. Fenulli Dardano - Maggior Generale
    122. Ferola Enrico - Fabbro.
    123. Finamonti Loreto - Commerciante.
    124. Finocchiaro Arnaldo - Elettricista.
    125. Finzi Aldo - Politico, ex sottosegretario del Ministero degli Interni del governo Mussolini
    126. Fiorentini Valerio - Autista meccanico.
    127. Fiorini Fiorino - Maestro musica.
    128. Fochetti Angelo - Impiegato.
    129. Fondi Edmondo - Impiegato commerciante.
    130. Fontana Genserico - Tenente dei Carabinieri Reali, dottore in giurisprudenza.
    131. Fornari Raffaele - Commerciante.
    132. Fornaro Leone - Venditore ambulante.
    133. Forte Gaetano - Commerciante.
    134. Foschi Carlo - Commerciante.
    135. Frasca Celestino - Muratore.
    136. Frascà Paolo - Impiegato.
    137. Frascati Angelo - Commerciante.
    138. Frignani Giovanni - Tenente colonnello dei Carabinieri Reali
    139. Funaro Alberto - Commerciante.
    140. Funaro Mosè - Commerciante.
    141. Funaro Pacifico - Autista.
    142. Funaro Settimio - Venditore ambulante.
    143. Galafati Angelo - Pontarolo- militante di Bandiera Rossa Roma.[12]
    144. Gallarello Antonio - Falegname ebanista.
    145. Gavioli Luigi - Impiegato.
    146. Gelsomini Manlio - Medico.
    147. Gesmundo Gioacchino - Professore di Filosofia.
    148. Giacchini Alberto - Assicuratore.
    149. Giglio Maurizio, nome di battaglia "Cervo" - Tenente di P.S. dei "Metropolitani" di Roma, MOVM alla memoria. Al Ten. Maurizio Giglio è intitolata la caserma delle Volanti della Polizia di Stato a Roma, in via G. Reni.
    150. Gigliozzi Romolo - Autista.
    151. Giordano Calcedonio - Corazziere.
    152. Giorgi Giorgio - Ragioniere.
    153. Giorgini Renzo - Industriale.
    154. Giustiniani Antonio - Cameriere.
    155. Gorgolini Giorgio - Ragioniere.
    156. Gori Gastone - Muratore.
    157. Govoni Aladino - Capitano dei granatieri, figlio del poeta Corrado Govoni.
    158. Grani Umberto - Maggiore della Regia Aeronautica in congedo.
    159. Grieco Ennio - Elettromeccanico.
    160. Guidoni Unico - Studente.
    161. Haipel Mario - Maresciallo del Regio Esercito.
    162. Iaforte Domenico - Calzolaio.
    163. Ialuna Sebastiano - Agricoltore.
    164. Imperiali Costantino - Rappresentante di vini.
    165. Intreccialagli Mario - Calzolaio.
    166. Kereszti Sandor - Ufficiale.
    167. Landesman Boris - Commerciante.
    168. La Vecchia Gaetano - Ebanista.
    169. Leonardi Ornello - Commesso.
    170. Leonelli Cesare - Avvocato.
    171. Liberi Epidemio - Industriale.
    172. Lioonnici Amedeo - Industriale.
    173. Limentani Davide - Commerciante.
    174. Limentani Giovanni - Commerciante.
    175. Limentani Settimio - Commerciante.
    176. Lombardi Ezio - Impiegato.
    177. Lopresti Giuseppe - Dottore in legge.
    178. Lordi Roberto - Generale della Regia Aeronautica.
    179. Lotti Giuseppe - Stuccatore.
    180. Lucarelli Armando - Tipografo.
    181. Luchetti Carlo - Stagnaro.
    182. Luna Gavino - Impiegato delle Regie Poste. Con il nome d'arte di Gavino de Lunas incise un disco di musica sarda pubblicato nel Regno Unito.
    183. Lungaro Pietro Ermelindo - Vice Brigadiere di Pubblica Sicurezza.
    184. Lunghi Ambrogio - Asfaltista.
    185. Lusena Umberto - Maggiore del Regio Esercito.
    186. Luzzi Everardo - Metallurgico.
    187. Magri Mario - Capitano d'artiglieria.
    188. Manca Candido - Brigadiere dei Carabinieri Reali.
    189. Mancini Enrico[13] - Commerciante.
    190. Marchesi Alberto - Commerciante, comunista, ex ardito bersagliere
    191. Marchetti Duilio - Autista.
    192. Margioni Antonio - Falegname.
    193. Marimpietri Vittorio - Impiegato.
    194. Marino Angelo - Piazzista.
    195. Martella Angelo
    196. Martelli Castaldi Sabato - Generale della Regia Aeronautica.
    197. Martini Placido - Avvocato.
    198. Mastrangeli Fulvio - Impiegato.
    199. Mastrogiacomo Luigi - Custode del ministero delle Finanza.
    200. Medas Giuseppe - Avvocato.
    201. Menasci Umberto - Commerciante.
    202. Micheli Ernesto - Imbianchino.
    203. Micozzi Emidio - Commerciante.
    204. Mieli Cesare - Venditore ambulante.
    205. Mieli Mario - Negoziante.
    206. Mieli Renato - Negoziante.
    207. Milano Raffaele - Viaggiatore.
    208. Milano Tullio - Impiegato.
    209. Milano Ugo - Impiegato.
    210. Mocci Sisinnio
    211. Montezemolo Giuseppe - Colonnello del Regio Esercito.
    212. Moretti Augusto
    213. Moretti Pio - Contadino.
    214. Morgano Santo - Elettromeccanico.
    215. Mosca Alfredo - Elettrotecnico.
    216. Moscati Emanuele - Piazzista.
    217. Moscati Pace - Venditore ambulante.
    218. Moscati Vito - Elettricista.
    219. Mosciatti Carlo - Impiegato.
    220. Napoleone Agostino - Sottotenente di vascello della Regia Marina.
    221. Natili Celestino - Commerciante.
    222. Natili Mariano - Commerciante.
    223. Navarra Giuseppe - Contadino.
    224. Ninci Sestilio - Tramviere.
    225. Nobili Edoardo - Meccanico.
    226. Norma Fernando - Ebanista.
    227. Orlandi Posti Orlando - Studente.
    228. Ottaviano Armando - Dottore in lettere.
    229. Paliani Attilio - Commerciante.
    230. Pappagallo Pietro - Sacerdote.
    231. Pasqualucci Alfredo - Calzolaio.
    232. Passarella Mario - Falegname.
    233. Pelliccia Ulderico - Carpentiere.
    234. Pensuti Renzo - Studente.
    235. Pepicelli Francesco - Maresciallo dei Carabinieri Reali.
    236. Perpetua Remo - Rigattiere.
    237. Perugia Angelo - Venditore ambulante.
    238. Petocchi Amedeo
    239. Petrucci Paolo - Professore di lettere.
    240. Pettorini Ambrogio - Agricoltore.
    241. Piasco Renzo - Ferroviere.
    242. Piattelli Cesare - Venditore ambulante.
    243. Piattelli Franco - Commesso.
    244. Piattelli Giacomo - Piazzista.
    245. Pierantoni Luigi - Medico.
    246. Pierleoni Romolo - Fabbro.
    247. Pignotti Angelo - Negoziante.
    248. Pignotti Umberto - Impiegato.
    249. Piperno Claudio - Commerciante.
    250. Piras Ignazio - Contadino.
    251. Pirozzi Vincenzo - Ragioniere.
    252. Pisino Antonio - Ufficiale di marina.
    253. Pistonesi Antonio - Cameriere.
    254. Pitrelli Rosario - Meccanico.
    255. Polli Domenico - Costruttore edile.
    256. Portieri Alessandro - Meccanico.
    257. Portinari Erminio - Geometra.
    258. Primavera Pietro - Impiegato.
    259. Prosperi Antonio - Impiegato.
    260. Pula Italo - Fabbro.
    261. Pula Spartaco - Verniciatore.
    262. Raffaeli Beniamino - Carpentiere.
    263. Rampulla Giovanni - Tenente colonnello.
    264. Rendina Roberto - Tenente colonnello d'artiglieria.
    265. Renzi Egidio - Operaio.
    266. Renzini Augusto - Carabiniere.
    267. Ricci Domenico - Impiegato.
    268. Rindone Nunzio - Pastore.
    269. Rizzo Ottorino - Maggiore del Regio Esercito.
    270. Roazzi Antonio - Autista.
    271. Rocchi Filippo - Commerciante.
    272. Rodella Bruno - Studente.
    273. Rodriguez Pereira Romeo - Tenente dei Carabinieri Reali.
    274. Romagnoli Goffredo - Ferroviere.
    275. Roncacci Giulio - Commerciante.
    276. Ronconi Ettore - Contadino.
    277. Saccotelli Vincenzo - Falegname.
    278. Salemme Felice - Impiegato.
    279. Salvatori Giovanni - Impiegato.
    280. Sansolini Adolfo - Commerciante.
    281. Sansolini Alfredo - Commerciante.
    282. Savelli Francesco - Ingegnere.
    283. Scarioli Ivano - Bracciante.
    284. Scattoni Umberto - Pittore.
    285. Sciunnach Dattilo - Commerciante.
    286. Semini Fiorenzo - Sottotenente di vascello della Regia Marina.
    287. Senesi Giovanni - Esattore istituto di assicurazioni.
    288. Sepe Gaetano - Sarto.
    289. Sergi Gerardo - Sottotenente dei Carabinieri Reali.
    290. Sermoneta Benedetto - Venditore ambulante.
    291. Silvestri Sebastiano - Agricoltore.
    292. Simone Simoni - Generale.
    293. Sonnino Angelo - Commerciante.
    294. Sonnino Gabriele - Commesso.
    295. Sonnino Mosè - Venditore ambulante.
    296. Sonnino Pacifico - Commerciante.
    297. Spunticchia Antonino - Meccanico.
    298. Stame Nicola Ugo - Artista lirico.
    299. Talamo Manfredi - Tenente colonnello dei Carabinieri Reali.
    300. Tapparelli Mario - Commerciante.
    301. Tedesco Cesare - Commesso.
    302. Terracina Sergio - Commesso.
    303. Testa Settimio - Contadino.
    304. Trentini Giulio - Arrotino.
    305. Troiani Eusebio - Mediatore.
    306. Troiani Pietro - Venditore ambulante.
    307. Ugolini Nino - Elettromeccanico.
    308. Unghetti Antonio - Manovale.
    309. Valesani Otello - Calzolaio.
    310. Vercillo Giovanni - Impiegato.
    311. Villoresi Renato - Capitano del Regio Esercito.
    312. Viotti Pietro - Commerciante
    313. Vivanti Angelo - Commerciante.
    314. Vivanti Giacomo - Commerciante.
    315. Vivenzio Gennaro
    316. Volponi Guido - Impiegato.
    317. Wald Pesach Paul
    318. Wald Schra
    319. Zaccagnini Carlo - Avvocato.
    320. Zambelli Ilario - Telegrafista
    321. Zarfati Alessandro - Commerciante.
    322. Zicconi Raffaele - Impiegato.
    323. Zironi Augusto - Sottotenente di vascello della Regia Marina.

    Sono di padre e figlio le salme:

    * n. 148 (Bucci Bruno) e 149 (Bucci Umberto);
    * n. 215 (Di Veroli Attilio) e 217 (Di Veroli Michele);
    * n. 250 (Sonnino Angelo) e 237 (Sonnino Pacifico)
    * la salma n. 204 è di Di Consiglio Mosè, di cui furono uccisi anche il padre (Di Consiglio Salomone, n. 220), i figli Marco (n. 212), Santoro (n. 209) e Franco (n. 218), oltre ad un fratello, Cesare (n. 281).

    È di un mutilato dell'intero arto inferiore sinistro la salma n. 28 (Giorgini Renzo)

    Molti sono poi gli uccisi tra loro fratelli.

    Le salme identificate sono state 322, le vittime 335. Dei tredici, tuttora non identificati, si conoscono i seguenti nomi:

    1. De Micco Cosimo compreso nell'elenco Caruso,
    2. Lodolo Danilo di cui i familiari avrebbero riconosciuto una scarpa.

    Iscrizione commemorativa


    L'"Associazione nazionale famiglie italiane martiri caduti per la libertà della patria" (ANFIM), si formò nel 1944 con lo scopo di dare un nome e una degna sepoltura ai fucilati nell'eccidio. In seguito ha mantenuto il ricordo dei martiri delle Fosse Ardeatine, di Forte Bravetta, di La Storta. L'associazione promuove visite guidate al mausoleo ardeatino e produce materiale storico e documentario.[14]
     
    .
  2. patna
        Like  
     
    .

    User deleted


    Sono date importanti - anche se legate a ricordi dolorosi ed infami
     
    .
1 replies since 24/3/2010, 13:37   675 views
  Share  
.