morte presidente polacco

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  1. stemil
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    Oggi tutti piangono il presidente qui e là bandiere a lutto, ma era la stessa persona che faceva questo e sono sicura che accanto alle bandiere a lutto ci saranno anche gruppi di persone perseguitate a causa del loro orientamento sessuale che festeggeranno...


    VARSAVIA - Succede di tutto ai gay in Polonia. Anche di vedersi consigliare il veterinario per un controllo medic o. Racconta Lech Wojtewski, 23 anni: «Ho appuntamento dal dermatologo. Mi degna appena di uno sguardo e mi congeda suggerendomi uno specialista adatto a "gente come me". Mi reco al nuovo indirizzo e scopro che ospita l’ambulatorio di un veterinario. Richiamo il medico che mi apostrofa seccato: sei un animale, cosa ti aspettavi?». Marta Abramowicz aveva tutte le carte in regola per fare l’assistente alla facoltà di Psicologia all’Università di Varsavia: «Finché non hanno scoperto che ero impegnata nella campagna contro l’omofobia e mi hanno sbattuto la porta in faccia. Succede a Varsavia, immaginatevi in periferia. Sono pochissimi coloro che rivelano la loro omosessualità. Se lo fai rischi di perdere il posto di lavoro, di essere cacciata di casa ed esclusa dall’eredità».

    Perseguitati, discriminati nel lavoro, vittime di un clima di odio e intolleranza, i gay lasciano la Polonia del governo omofobo dei gemelli Kaczynski. Robert Biedron, presidente della Fondazione polacca contro l’omofobia, calcola che negli ultimi anni quasi centomila fra gay e lesbiche hanno lasciato il Paese. «Se ne vanno in Gran Bretagna e Olanda per legalizzare le loro unioni, ma soprattutto - dice - perché qui l’aria si è fatta irrespirabile, specie dopo l’ascesa al potere dei gemelli Kaczynski. Quando l’odio viene instillato giorno dopo giorno e i gay presentati come nemici della famiglia e un pericolo per la società, è chiaro che la situazione non può che peggiorare ». Anche se quest’anno i gay hanno potuto organizzare la loro parata - «una specie di corteo funebre, non certo le carnevalate che si vedono da voi» - per le strade della capitale, grazie alla decisione della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo che ha vanificato gli sforzi di chi (ed erano in molti, compreso il nuovo sindaco di Varsavia, l’ex governatore della Banca nazionale Hanna Gronkiewicz-Waltz) intendeva bloccarla.

    Aggressioni, umiliazioni, pestaggi, intimidazioni: dai dossier che la Fondazione contro l’omofobia ha trasmesso all’Unione Europea e ad Amnesty International emerge un quadro da Medioevo. Dalle violenze fisiche su cui la polizia non indaga perché chi le ha subite ha «paura del ridicolo » e non le denuncia, ai libri di testo nelle scuole in cui l’omosessualità viene descritta come una deviazione che può causare malattie mentali. Dai libelli diffusi dall’ultradestra cattolica che bollano gli omosessuali come «inviati del demonio con l’obiettivo di distruggere la Chiesa», alle assoluzioni negate in confessionale a «peccatori bisognosi di cure mediche».

    E il governo non fa nulla per combattere abusi e pregiudizi. Anzi. Per il presidente Lech Kaczyns ki, mostrarsi tolleranti con i gay significherebbe «aiutare la civiltà a disgregarsi». Ma è la Lega delle famiglie polacche, il partito dei cattolici radicali e antisemiti, a guidare la crociata contro i «pervertiti».

    La comanda Roman Gyertich, il vicepremier nonché ministro della Cultura che vorrebbe bandire dalle scuole Kafka, Dostoevskij, Goethe e Witold Gombrowicz (quest’ultimo per «istigazione alla pederastia ») e che si sta battendo per far passare una legge che vieta la propaganda dell’omosessualità nelle scuole e prevede pesanti sanzioni, compreso il licenziamento, per gli insegnanti che confessano di essere gay. A lui si deve la massima «se diamo i diritti ai gay fra non molto dovremo riconoscerli anche alle scimmie». Un suo stretto collaboratore, Wojciech Wierzejski, ha esortato ad usare le maniere forti: «Verranno dei politici tedeschi alla marcia dei gay? Vuol dire che sono gay anche loro. E allora picchiateli con un bastone sulla testa e vedrete che non torneranno più. I finocchi, si sa, sono vigliacchi per natura». «Se diamo i diritti ai gay, allora anche alle scimmie»

    Pare che il ministero della Sanità abbia intenzione di monitorare il numero dei gay nel Paese e di far pubblicare una sorta di manuale per famiglie e insegnanti che aiuti a riconoscere i comportamenti omosessuali. «Siamo alle schedature o poco ci manca - insorge Biedron -, andrebbero a completare quelle fatte a metà degli anni 70 dai comunisti e di cui il potere si serve ancor oggi per ricatti ed epurazioni. Passo dopo passo arriveranno anche a proibire ai gay l’esercizio di certe professioni. Ne ha già accennato un esponente del governo mettendo in cima alla lista tutte le attività che comportano un contatto con il pubblico ».

    A Biedron, 27 anni, una laurea in Scienze politiche, continuano ad arrivare e-mail gonfie di livore e insulti, quasi tutte firmate, pochi oramai si nascondono dietro l’anonimato, e dal contenuto offensivo pressoché identico: «Ehi sporco frocio, come ti va? Hai un marito e un bambino? Dovrebbero castrarti maiale. È uno scandalo che la tua organizzazione esista. Animali della tua risma andrebbero rinchiusi in un ospedale psichiatrico ».

    Dall’ingresso dei Paesi post-comunisti nell’Unione Europea i gay dell’Est si aspettavano la fine dell’emarginazione e della clandestinità a cui li aveva condannati la dittatura. Di tanto in tanto da Strasburgo arrivano reprimende e moniti indirizzati a Varsavia, ma non basta. «Bruxelles per il momento ci offre soltanto un sostegno spirituale - afferma il leader della campagna contro l’omofobia -, quando senti il primo ministro dire che l’omosessualità va curata, magari con la forza, ti corrono i brividi per la schiena. I gemelli Kaczynski vorrebbero esportare la loro rivoluzione morale in Europa rinchiudendoci nella civiltà della morte che Papa Wojtyla contrapponeva alla civiltà dell’amore. L’Unione Europea può far molto, ma prima devono cambiare il clima e la mentalità all’interno del Paese e deve essere debellata l’ignoranza che raffigura i gay come malati da curare e guarire».
     
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  2. dango
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    Omofobia allo stato puro!!! Ma roba da non credersi .....questa proprio non la sapevo!!

    Ho cercato qualche info in più su questo bel soggetto. nonchè sul suo gemello...ecco cosa dice rep.it:

    Lech Kaczynski, una vita da combattente
    nel nome di valori nazionalpopulisti

    VARSAVIA - E' morto nel modo più tragico, e con una simbologia drammatica che forse entrerà nel mito: il viaggio era verso Katyn, la foresta russa dove la Nkvd, cioè la Gestapo rossa di Stalin, massacrò 27mila ufficiali polacchi presi prigionieri dopo l'attacco nazista-sovietico alla Polonia che nel settembre 1939 scatenò la seconda guerra mondiale. Lech Kaczynski, nato col fratello Jaroslaw il 18 giugno 1949, è sempre stato un combattente, un uomo dalle posizioni intransigenti e dure. In tutta la "nuova Europa" centrale, le nuove democrazie tornate nell'ambito europeo e approdate all'Unione europea e alla Nato dopo la caduta dell'Impero sovietico che proprio la rivoluzione di Solidarnosc aveva innescato, i "gemelli terribili" Lech e Jaroslaw Kaczynski erano i massimi leader di una scelta nazionalpopulista, euroscettica, omofoba che aveva creato gravissimi problemi al suo paese e al suo rapporto con resto della Ue e dell'Occidente.

    SPOILER (click to view)
    La fama di gemelli impertinenti, per ironia e per caso, Lech e Jaroslaw la conquistarono fin da bambini, quando furono protagonisti de "I gemelli che rubarono la luna", un film per l'infanzia di successo. Da adulti, scelsero subito la linea della sfida. In Solidarnosc, nata a Danzica come sindacato libero e che divenne il partito-movimento di massa non violento della rivoluzione democratica dal 1980 al 1989, i gemelli Kaczynski seppero far carriera, arrivarono nel circolo dei consiglieri del leader carismatico Lech Walesa. Il quale ancora oggi si rimprovera con autocritica di essersi fidato di loro.


    Il loro progetto fu chiaro fin dall'inizio: guerra contro l'ala liberal e democratica di Solidarnosc, quella impersonata dai capi storici del dissenso Bronislaw Geremek, Jacek Kuron, Adam Michnik, Tadeusz Mazowiecki. E costruzione di un partito nazionalconservatore. Lo fecero: ruppero con Walesa, e fondarono Prawo i sprawodliewosc (Legge e giustizia) la compagine di destra che nel 2005 vinse le elezioni.

    Vennero due anni bui, i peggiori per la democrazia polacca nata dalla rivoluzione del 1989. I Kaczynski (Lech presidente, e Jaroslaw, lo stratega più abile e aggressivo dei due, primo ministro) governarono alleati con l'estrema destra Lpr, Lega delle famiglie polacche di Roman Gyertich, e col discusso leader di Samoobrona (un partito populista). La Polonia moderna, tollerante, democratica, aperta al mondo nata nel 1989 dalla svolta delle elezioni vinte da Solidarnosc divenne un paese governato da una leadership intollerante, duramente ostile agli omosessuali e alle minoranze. Una leadership clericale e che alzava sempre la voce con l'Unione europea, dove mandò all'aria o fece rischiare di fallire fino all'ultimo molti importanti vertici. Fu anche un paese dove il potere cercò di prendere il controllo di istituzioni indipendenti, come la Banca centrale e la tv. I Kaczynski arrivarono a voler ritirare il mandato di parlamentare europeo al professor Geremek, eroe del dissenso, e con montature sui dossier del vecchio regime accusarono persino Walesa e altri leader di Solidarnosc di contatti con i disciolti servizi comunisti.

    Avevano vinto le parlamentari e le presidenziali nel 2005 grazie al massiccio astensionismo elettorale delle città, quindi dei ceti colti e moderni, disincantati dalla politica. Isolarono Varsavia dalla Ue, il loro unico alleato era George W. Bush con la sua America della tolleranza zero. Due anni dopo cambiò il vento. Nel 2007 un giovane leader liberalconservatore venuto da Danzica, Donald Tusk, vinse le elezioni parlamentari e divenne premier. Jaroslaw perse il potere di capo del governo e il controllo del partito. Lech restò capo dello Stato. Più volte la coabitazione presidente-premier è stata da allora scomoda e difficile per il liberal Tusk. Il quale però è riuscito nella riconciliazione con l'Unione europea e con Mosca, e ha rilanciato l'economia, che nel 2009 della crisi internazionale è stata l'unica nella Ue a vantare una crescita. Nella Polonia tornata fiduciosa in se stessa e nell'Europa, il presidente era una figura isolata. In vista delle prossime presidenziali, previste per settembre prima della sua morte, i sondaggi lo davano per largamente perdente contro il candidato del partito di Tusk, Bronislaw Komorowski. Adesso Komorowski, da presidente del Sejm (Camera) è presidente a interim, Jaroslaw è rimasto solo, e tutti si chiedono se vorrà inasprire la battaglia politica anche in nome del gemello morto tragicamente.
     
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  3. patna
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    Che brutta gente -
     
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2 replies since 11/4/2010, 10:11   60 views
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