Ricordando i Martiri della Benedicta

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    Ieri io c'ero!!


    «No a chi vuole stravolgere la Costituzione»
    12 aprile 2010
    | Angela Agostino


    Centinaia di persone ieri mattina alla tradizionale commemorazione per i martiri della Benedicta

    «L'Anpi si opporrà a ogni stravolgimento dei diritti sanciti dalla carta costituzionale»: è quanto ha affermato Fulvio Cerofolini, presidente provinciale dell'Associazione nazionale Partigiani d'Italia. Cerofolini, ex sindaco di Genova, come ogni anno ha partecipato alla commemorazione dell'eccidio della Benedicta, che si è tenuto ieri mattina a Capanne di Marcarolo, frazione di Bosio. Il presidente ligure dell'Anpi nel proprio discorso ha fatto un chiaro riferimento alla proposte di riforme, in discussione in questi giorni a livello nazionale, mostrando la propria contrarietà. «In un tempo in cui si vuole dimenticare è importante essere qui perchè partecipare così numerosi a questa commemorazione significa confermare il nostro giuramento, che è conservare e trasmettere la memoria. E la memoria bisogna viverla», ha affermato prima di fare riferimento alle riforme sostenendo che la carta costituzionale è nata dalla Resistenza.

    Un discorso che è stato interrotto in più punti dagli applausi delle centinaia di persone che sono intervenute alla commemorazione. Come ogni anno, infatti, alla Benedicta sono saliti non solo i rappresentanti di decine di comuni piemontesi e liguri, ma diverse centinaia di persone. Nei loro discorsi quasi tutti gli oratori della cerimonia hanno fatto riferimento all'attuale quadro nazionale, come ad esempio il sindaco di Bosio, Marco Ratti, che ha ricordato come non esistono diritti scontati e che la Resistenza deve essere rinnovata ogni giorno. «Questo insieme di persone è la migliore base per la nostra democrazia», è stato l'esordio di Sergio Chiamparino, sindaco di Torino a cui è toccata il discorso finale della cerimonia.

    La commemorazione ha preso l'avvio con la deposizione delle corone presso la fossa in cui sono stati trucidati il maggior numero di partigiani durante l'eccidio avvenuto nella settimana pasquale del '44 da parte dei nazifascisti. Secondo Giorgio Foco, presidente dell'associazione Memoria della Benedicta, la presenza di alcuni bambini della scuola elementare di Bosio ha segnato un passaggio importante. «Le giovani voci, che abbiamo sentito su questo palco sono il segno della continuità». E per la prima volta sono stati anche ricordati anche tre abitanti della vicina frazione di Capanne di Marcarolo, che durante i fatti dell'aprile del '44 loro malgrado incapparono nel rastrellamento e furono uccisi dai tedeschi. «Senza il coinvolgimento della popolazione locale la resistenza non sarebbe stata possibile» ha affermato Foco, che ha concluso menzionando il progetto definitivo del centro di documentazione della Benedicta.

    Nell'area accanto all'ex cascina verranno realizzati due locali, ipogei, ovvero posti al di sotto del livello stradale, in cui raccogliere documenti e testimonianza della Resistenza. Come sempre è stato applaudito anche Ferruccio Maruffi, uno degli ultimi sopravvissuti dal campo di Mauthausen, che ogni anno torna puntuale alla Benedicta. «Vorrei ricordare anche i famigliari dei caduti della Resistenza, a molti di loro dobbiamo l'impegno che ha permesso di non dimenticare quanto è accaduto qui».

    http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/basso...one_vuole.shtml
     
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  2. laura^
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    Dal 23 al 25 aprile a Villa Scassi a Genova Sampierdarena c'e' una festa dell ANPI
    per commemorare i caduti partigiani e per la difesa della costituzione.
     
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  3. dango
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    Un ben triste 25 aprile con quello che pare abbia in animo il governo...proprio per questo occorre ricordarlo ancora più intensamente.
     
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    Si bisogna tener vivi più che mai, proprio in questo momento, chi ha perso la vita per fare in modo che vivessimo in un paese libero!

    Laura il 25 aprile si festeggia anche da me!
     
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  5. laura^
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    Perché non possiamo tradire
    l'eredità lasciata dai partigiani di don PAOLO FARINELLA


    1945 - 25 Aprile - 2010: ricorre il sessantacinquesimo anniversario della liberazione dell'Italia dal ventennio fascista e dal dominio nazista che aveva deturpato l'Europa d'oriente e d'occidente. Cinquanta milioni di morti, sei milioni di Ebrei nei forni crematori e un altro paio di milioni di morti tra zingari, omosessuali, rom e oppositori sono stati il prezzo amaro della ragione e dell'etica. Oggi c'è chi nega l'olocausto, anche tra i vescovi, chi perseguita gli zingari e i rom, chi aggredisce gli omosessuali, chi dell'antisemitismo fa la bandiera dell'insipienza e chi elimina gli oppositori con campagne di fango, in nome del partito dell'amore prostituito in diretta tv.

    Gli alleati ci restituirono la libertà con un sacrificio grande, ma dentro quel contesto, la Resistenza italiana ha lavato l'onta di una nazione prona, succube e vergognosamente complice di un regime immorale.
    Senza la Resistenza, l'Italia non sarebbe mai stata una nazione tra le nazioni, ma una riserva di caccia dei vincitori. La dignità ritrovata è stata dipinta a colori e con orgoglio nei primi cinquantaquattro articoli della suprema Carta che definisce il volto dell'Italia nuova.

    L'articolo 1 delimita i confini invalicabili entro i quali è custodita la dignità di Nazione: Repubblica, Democrazia e Lavoro sono pilastri portanti della Casa comune. Il popolo è il detentore/custode della sovranità su cui deve vigilare affinché nessuno oltrepassi i confini della Costituzione, tanto meno coloro a cui la sovranità è delegata con il voto. Il popolo elegge, ma non concede investiture perché non può e non può perché non è la fonte della sovranità. Per questo l'eletto non può mai avere impunità, ma è responsabile delle sue azioni.

    L'articolo 54 (l'ultimo della parte prima) stabilisce la fedeltà alla Repubblica come risultato dell'osservanza della Costituzione e delle Leggi, ed esige da chi svolge funzioni pubbliche disciplina e onore sanciti da giuramento. L'architettura costituzionale di questa prima parte della Carta è il frutto più bello e maturo della Resistenza, sintesi dalla convergenza etica dei tre filoni culturali che innervano l'Italia dell'immediato dopoguerra: cristiano-cattolico, comunista-socialista e liberale.

    Alla Costituente parteciparono uomini e donne che partendo dalla loro ideale, sociale e politica seppero guardare al futuro della Nazione, sacrificando ognuno parte della propria ideologia alle ragioni degli altri ai quali si riconoscevano stessi diritti e medesimi doveri. Fu il momento più alto e sublime del popolo italiano che il 1 gennaio 1948 poté presentarsi al mondo intero come popolo dalla dignità reintegrata.

    Oggi la Resistenza e la guerra di liberazione sembrano essere state inutili, se il Parlamento è diventato un bivacco sordo e grigio nelle mani di un burattinaio perché dilaga la professione dei burattini che amano farsi manovrare per un affare, un intrigo, una prostituta, un appalto. Ancora una volta spetta a noi cittadini di strada essere i cani da guardia della legalità e della dignità della Nazione.

    So che molti stanno mollando gli ormeggi: "Chi me lo fa fare?". Rispondo: nessuno, solo la coscienza di adempiere il proprio dovere, di servire il proprio Paese, di onorare i morti che morendo ci lasciarono la coscienza della libertà. E' il diritto fedeltà agli ideali che i Resistenti deposero nelle nostre mani. Non per tornaconto, ma per dignità e coerenza. Per questo motivo tra le finalità esplicite della associazione di solidarietà "Ludovica Robotti-San Torpete" che stiamo costituendo, vi è la prima parte della Costituzione, come condizione previa per essere soci. E' un onore per me, è un dovere, ma anche un orgoglio.
     
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  6. dango
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    Un applauso a Don Paolo che giustamente ricorda che nella resistenza vi fu anche un filone cristiano-cattolico e non solo i cattivoni filo-russi che volevano instaurare una dittatura comunista... (ma quanti saranno stati poi?, mi piacerebbe chiederlo ad un certo sindaco benpensante... )
     
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5 replies since 12/4/2010, 12:44   176 views
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