Quando il Far West arriva a casa nostra...

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  1. dango
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    Al piano di sotto avviene un accoltellamento e mi capita anche di assistere:

    1. mi spavento e parecchio
    2. mi preoccupo perchè li' ci vivo e magari ci vivono anche i miei genitori anziani
    3. mi irrito da morire per tutta la situazione che si è creata che mina la mia tranquillità e la mia sicurezza in casa mia, cioè nel luogo più intimo e privato che ci sia.

    Tutto questo è normale ed anche dovuto e, a livello personale, farei di tutto per mandarli altrove per cui capisco un certo stato d'animo. Per la verità l'accoltellatore lo vedrei molto bene in galera.

    Poi scopro pure che sono immigrati ed anche irregolari... e' qui che la cosa si complica e si puo' ritenere giusto prendere provvedimenti che con criminali italiani non si prenderebbero. Ma questo tipo di atteggiamento, secondo me, è il risultato di una martellante campagna di manipolazione condotta da certa parte di governo e ripresa ed avvallata da altra, a cui non si rispone don abbastanza efficienza.

    Per motivare il fatto che ritengo non corretta l'equazione immigrazione-criminalità, sono andata in internet a cercare un po' di materiale ben fatto con dati concreti a supporto e, rispetto al grande battage leghista, ho trovato troppo poco di carattere divulgativo (o almeno io non ho trovato un granchè, spero qualcuno mi smentisca).

    Per esempio ho trovato questo articolo di repubblica, che è molto chiaro sulle statistiche relative agli immigrati regolari, meno purtroppo su quelle relative agli irregolari a cui va attribuita la maggior parte dei crimini.

    Più interessante in merito è questo spezzone preso da fonte, che però non ha carattere prettamente divulgativo (cioè va letto e meditato un po')

    In un recente studio di Caritas/Redattore Sociale (2009) per perseguire i fini comparativi di cui sopra, si esclude la possibilità di un confronto tra popolazioni attraverso il calcolo di tassi ponderati di criminalità che tengano conto della media delle pene edittali previste per i singoli reati (per la ragione che gli stranieri sono assoggettati a reati aggiuntivi non previsti per gli italiani) e si calcolano i tassi di criminalità seguendo proprio un’indicazione metodologica contenuta nel Rapporto sulla criminalità in Italia, ovvero epurando gli stranieri denunciati dalla componente irregolare (quindi usando come base di calcolo solo il 28,9% del totale delle denunce del 2005 – ultimo dato disponibile - ovvero solo quelle riferite ai cittadini stranieri in possesso di permesso di soggiorno) e calcolando due diversi tassi rapportati uno alla popolazione residente (iscrizioni anagrafiche) e l’altro alla stima delle presenze regolari (Dossier Caritas/Migranti). Il risultato è un tasso di criminalità dello 0,75% per gli italiani e di 1,41% se rapportato agli stranieri residenti e dell’1,24% se rapportato alla stima della popolazione regolarmente presente. L’ulteriore rilievo proposto da questo studio riguarda le differenze tra i tassi di autori di reato italiani e stranieri nella fascia d’età tra i venti e i trent’anni, il periodo di inizio dell’esperienza migratoria e in cui vengono fatti dagli immigrati i maggiori sforzi per l’integrazione nel nuovo contesto, mentre dai 40 anni in poi, italiani e stranieri hanno un tasso di criminalità simile, anzi più basso per i cittadini stranieri. I due tassi si avvicinano ulteriormente anche nella fascia d’età più giovane se si escludono dalla somma le infrazioni delle leggi sull’immigrazione che totalizzano almeno un sesto delle denunce. A questo, aggiunge Pittau, “se si potessero compiutamente considerare le più sfavorevoli condizioni giuridiche-socio-economiche-familiari degli immigrati (avere lo stesso livello di istruzione, essere occupati, avere con sé la famiglia, godere di un certo agio economico) la bilancia finirebbe per restare in equilibrio se non per pendere dalla loro parte” (Pittau, 2010).
    Se dall’insieme dei ragionamenti proposti a partire dalle statistiche di criminalità e dai dati proposti dalla relazione ministeriale del 2007 la “questione criminalità” appare riguardare in prevalenza gli immigrati irregolari quale gruppo maggiormente a rischio di “coinvolgimento in attività devianti e illegali, in cui spesso – è bene ricordarlo – ricoprono il ruolo di vittime (si pensi solo ai casi più eclatanti di sfruttamento della prostituzione e/o del lavoro nero” (Caneppele, Mugellini, Balzaretti, Pavesi, 2010) e per il fatto stesso di non essere in regola con la normativa del soggiorno, con i risvolti di tipo penale che questa condizione ha recentemente assunto. Anche questo dato non consente però la sovrapposizione di “immigrati irregolari” con il profilo del criminale. E’ infatti necessario tenere in considerazione un altro aspetto strutturale del fenomeno migratorio del nostro paese e delle traiettorie tipiche di molti percorsi migratori di entrata e uscita da posizioni di irregolarità. Superano i due milioni gli immigrati che prima erano irregolari e che oggi sono inseriti regolarmente nella nostra società: “Dire che gli immigrati irregolari sono tutti delinquenti o potenziali criminali è un’affermazione fuori luogo. Anzi, due terzi di chi oggi lavora onestamente è passato dalle forche caudine della clandestinità” (Cesareo, 2010). Su questo punto anche una recente indagine sugli immigrati condotta nel 2009 in otto comuni del nord Italia dalla Fondazione Rodolfo Benedetti mostra come circa 6 su 10 degli immigrati intervistati attualmente regolari hanno vissuto periodi, anche non brevi, di clandestinità. Questo non significa sminuire i reati commessi dagli immigrati irregolari ma correggere una facile equazione del senso comune e di certe retoriche politiche. Tutti questi elementi rappresentano ulteriori dati di riflessione per il legislatore e per i responsabili delle politiche pubbliche territoriali.


    Allora, mi sembra di poter concludere tre cose che porto qui come riflessioni personali:

    - l'equazione immigrazione-criminalità è falsa per gli immigrati regolari ed è posta in modo distorto e pregiudiziale per gli irregolari la cui situazione è cosi' particolare e difficile che non si puo' inquadrare nei modelli classici.
    - al facile e becero sloganismo leghista si risponde in modo troppo poco immediato ed intuitivo....servirebbero un altrettanto facile ed immediato contro-battage.
    - il risultato è una sinistra che sembra divisa tra chi vuole riprendere in mano il tema sicurezza tipo sceriffo e chi lancia accuse di razzismo ad ogni pie' sospinto. E da questo risultato discende una paura molto umana e comprensibile che porta a certe conclusioni di per se' tanto semplici da sempre scontate e che neppure mi sento di definire razzismo (non preoccuparti Marko non penso affatto tu sia razzista).

    Sono in Italia in modo irregolare, delinquono....rimandiamoli a casa e non facciamoli neppure entrare.
    Dire non è cosi' semplice in modo semplice....non è affatto semplice. Ma dovremmo e dovremmo farlo presto e bene.

    Detto questo Marko spero che i tuoi non si siano spaventati troppo, soprattutto tua madre. :)



     
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7 replies since 19/6/2010, 09:21   109 views
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