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ecco come sono andate le europee nei vari paesi:
ROMA - La tendenza generale che emerge dalle elezioni europee è la prevalenza dei partiti di destra, centrodestra o conservatori, al governo (come in Francia e Germania) o all'opposizione (Spagna, Gran Bretagna). Ma anche una bassa affluenza - il 42,85%, minimo storico - e un'avanzata dei movimenti xenofobi o euroscettici, soprattutto nei paesi dell'Est. . Poul Nyrup Rasmussen, leader del Partito socialista europeo (il gruppo che a Strasburgo riunisce la maggior parte delle forze progressiste, a cui si dovrebbe affiancare un altro gruppo su iniziativa del Pd italiano) ammette la sconfitta e sostiene che gli elettori dei socialisti "sono rimasti lontani dalle urne" e che servono "nuove strategie e nuove idee per il futuro". Il politico danese ammette ancora che "abbiamo subito una perdita, ma - sottolinea - restiamo il secondo gruppo più numeroso al parlamento europeo. Abbiamo perso 3 punti percentuali nel complesso, ma abbiamo guadagnato in dieci stati membri, compresa la Repubblica ceca, la Svezia, la Grecia e l'Irlanda, dove siamo all'opposizione, e in Slovacchia e in Slovenia, dove siamo al governo". E conclude: "C'è bisogno di più Pse a Strasburgo, non meno".
Germania. La Cdu/Csu della cancelliera Angela Merkel conferma la sua supremazia (38%): anche se è in calo rispetto alle ultime Europee, può guardare con tranquillità alle politiche di settembre. I socialdemocratici della Spd restano fermi al 20,8%. I verdi si attestano al 12%.
Gran Bretagna. Era previsto, il disastro elettorale del premier Gordon Brown: e le attese sono state confermate. Il partito infatti ottiene appena il 16% dei consensi, al minimo storico. I Tories, con il 27%, sono la prima forza politica. Seguiti - con il 17% - dall'United Kingdom Independence Party (Ukip), populista ed euroscettico. I liberaldemocratici si attestano intorno al 14%. Da segnalare infine il risultato del British National Party (Bnp), formazione di estrema destra xenofoba capeggiata da Nick Griffin, che ottiene due eurodeputati e si attesta intorno al 6%.
Francia. Successo dell'Ump del presidente Nicolas Sarkozy (27,70%), mentre i socialisti di Martine Aubry con il 16,76% ottengono uno dei loro peggiori risultati nelle consultazioni europee. Ma la vera sorpresa di queste elezioni è la formazione Europa Ecologia di Daniel Conh-Bendit (16,2%), che è testa a testa con i socialisti e che sbaraglia il centrista Bayrou (8,49%).
Spagna. Sconfitti i socialisti di José Luis Zapatero, vincono i popolari guidati dal loro leader Rajoy: i primi ottengono il 38,51%, i secondi il 42,23%. Per il premier un secondo e più grave campanello d'allarme, dopo la sconfitta nelle regionali in Galizia all'inizio di marzo. Un altro dato importante riguarda l'astensione: 56%.
Portogallo. I socialisti del Pes, che fanno capo al premier Socrates, subiscono una batosta. Superati partito socialdemocratico, formazione di centrodestra che diventa prima per consensi col 31,7%.
Olanda. Col 17% dei voti il partito di Geert Wilders - considerato l'erede di Pim Fotuyn, il leader populista di estrema destra assassinato nel 2002 - triplica i voti delle politiche del 2006, assicurandosi quattro seggi a Strasburgo. Escono male dalle urne i cristiano democratici (Cda) del premier Balkenende, che restano comunque il primo partito dei Paesi Bassi ma perdono due dei 7 seggi a Strasburgo.
Austria. Vincono popolari con il 29,7%, lasciandosi dietro i socialdemocratici del cancelliere Werner Feymann, fermi al 23,9%. Non c'è stato invece lo sfondamento dell'estrema destra xenofoba del partito della libertà che fu di Haider e oggi è di Heinz-Christian Strache: arriva quarto, con il 13,1%.
Grecia. Nel paese, governato dal centrodestra, vincono i socialisti: insieme a Danimarca e Svezia, è un dato in controtendenza rispetto al resto d'Europa. Il Pasok di Giorgio Papandreou ottiene circa il 36% dei voti, contro il 33,98% di Nuova Democrazia (Nd), indebolito dalla crisi economica e dagli scandali.
Irlanda. Vince il Fine Gael, partito di centrodestra attualmente all'opposizione: 29,1% contro il 24,1% del Fianna Fail, la coalizione del primo ministro Brian Cowen. I laburisti sono 13,9%, lo Sinn Feln '11,2%.
Svezia. Il Sap, partito socialdemocratico all'opposizione, vince col 24,5% dei consensi. M, il partito dei moderati, è al 18,8%. Ma la vera novità è il 7,1% del Pp, il cosiddetto partito dei pirati, coloro che si battono contro il copyright sul web: la percentuale ottenuta gli permette di conquistare un seggio a Strasburgo.
Danimarca. Anche qui, i socialisti all'opposizione prevalgono sul partito liberale al governo: 21,2% il primo, 20,2 il secondo. Col 7,1, prende un seggio anche il Folk, il movimento popolare anti-Ue.
Belgio. Le elezioni sanciscono la sconfitta dell'estrema destra xenofoba del Vlaams Belang (10,32 contro il 14,3 delle precedenti europee), mentre i cristianodemocratici del premier Herman Van Rompuy si piazzano in testa con il 15,19%. Secondo partito i liberali (12,97%).
Lussemburgo. Primo partito sono i cristiano-sociali (31,39%), seguiti dai democratici (19,27), partito dei lavoratori (19,01) e verdi (17,04).
Ungheria. Clamorosa affermazione del partito di centrodestra ungherese Fidesz, col 56,37% delle preferenze. Male i socialisti del premier Gordon Bajnai, fermi al 17,38%. Trionfa anche il nuovo partito di estrema destra Jobbik, col 14,77% delle preferenze, ben oltre il 5-8% accdreditato alla vigilia del voto.
Polonia. Rispetta le attese l'affermazione del partito piattaforma civica (Po) del premier Donald Tusk, intorno al 45,2%. Diritto e giustizia, partito conservatore del presidente Lech Kaczynski e guidato dal suo gemello Jaroslaw, ex premier, si ferma al 29,5%.
Repubblica Ceca. Nessun cambiamento di rilievo nell'assetto politico nonostante l'avanzamento dei socialdemocratici (Cssd) che ottengono il 22,58%, contro il 31,17% dei democratici civici dell'ex premier Mirek Topolanek.
Romania. Confermato il testa a testa tra il partito democratico liberale (Pdl) del presidente Traian Basescu e il partito socialdemocratico (Psd): 30,8% contro il 30,5%. Ma al risultato del partito di Basescu si aggiunge il 3,5% e il seggio conquistato da sua figlia Elena, che ha già dichiarato l'intenzione di rientrare nel Pdl. L'estrema destra del partito della Grande Romania (Prm) ottiene il 7,2% e due seggi, di cui uno destinato a Gigi Becali, discusso patron dello Steaua Bucarest.
Bulgaria. Le elezioni, viste come prova generale delle legislative del luglio, assegnano la vittoria al partito Gerb del sindaco di Sofia Boiko Borisov, col 24,55%. Al partito artito socialista del primo ministro Sergei Stanishev va il 18,44%. I nazionalisti anti-rom strappano l'11,72%.
Slovacchia. Gli elettori premiano lo Smer del premier Robert Fico (32,02%) ma anche il partito xenofobo Sns, alleato della socialdemocrazia al governo, che ottiene il 5,56% di voti ed elegge per la prima volta un eurodeputato. Ma è un risultato inferiore rispetto al 12% accreditato alla vigilia.
Slovenia. Perde consensi il primo ministro Borut Pahor: il suo partito socialdemocratico (Sd) si è dovuto arrendere con il 18,45% al centrodestra dell'Sds che ha ottenuto il 26,92%.
Paesi baltici. In Lettonia e Lituania sostanzialmente tengono le coalizioni di governo, mentre in Estonia la principale forza d'opposizione, il partito di centro, batte il partito delle riforme del premier Andrus Ansip.
Malta e Cipro. A Malta trionfa il partito laburista, che conquista il 55% dei consensi contro il 40,49% del partito nazionalista e conservatore al governo dell'isola. A Cipro prevale il partito di centrodestra.
una curiosità sulle europee:
I Pirati all'Europarlamento "Difenderemo la libertà sul web" di ALESSANDRO LONGO
Il Partito Pirata, per la prima volta nella storia, entrerà nel Parlamento Europeo, avendo ottenuto in Svezia il 7,4 per cento dei voti. Una svolta che racconta come muta il sentimento popolare intorno ai temi del copyright in internet, perché scopo principale del Partito Pirata è rivoluzionare le leggi sulla tutela del diritto d'autore. È un partito con diramazioni in vari Paesi europei, anche in Italia. Come ben sanno anche i suoi sostenitori, è però molto improbabile che si replichi da noi il successo svedese.
«Quella in Svezia è stata una bellissima vittoria, che probabilmente porterà al Partito Pirata due seggi in Parlamento. Nei giorni precedenti la votazione, era accreditato al 6 per cento. Insomma, non poteva andare meglio», dice a Repubblica.it Alessandro Bottoni, portavoce del Partito Pirata italiano. In Svezia ha ottenuto 200 mila voti, contro i 35 mila del 2006, quando ha provato per la prima volta il salto in Europa. È ora il quinto partito in Svezia e, si calcola, il più popolare tra chi ha meno di 30 anni.
L'entusiasmo per questa prima volta deve però fare i conti con la realtà, spiega Bottoni: «Ci sono Partiti Pirata anche in Spagna, Germania, Francia, Polonia, Regno Unito, Italia, Finlandia. Ma solo in Svezia sono riusciti ad andare alle elezioni europee. In alcuni Paesi - Germania, Francia, Regno Unito - non sono riusciti a raccogliere abbastanza firme. In altri non ci hanno nemmeno provato», continua Bottoni. «E in Italia il massimo che siamo riusciti a fare è che mi sono candidato come indipendente nelle liste Sinistra e Libertà». Che non è riuscita a entrare nel Parlamento europeo.
«Da noi c'è molto meno interesse, rispetto alla Svezia, per i temi della libertà di internet e per la riforma del copyright. Credo che nei prossimi dieci anni almeno, il Partito Pirata non riuscirà a ottenere niente da noi». E la posizione del Partito Pirata italiano è pure più moderata di quella svedese. Se lì l'obiettivo è eliminare il copyright tout court, «da noi proponiamo un compromesso tra i diritti degli utenti, degli autori e degli editori. Non vogliamo abolire il copyright, ma rendere libero e legale lo scambio di opere tra utenti, purché non a scopo di lucro ma solo per uso personale».
Bottoni cerca di sensibilizzare la popolazione su questi temi, pur consapevole che l'impresa darà frutti forse solo sulle prossime generazioni. «In Europa però già la vittoria del partito svedese potrà cambiare qualcosa», aggiunge. «Un successo che si deve in parte al processo svedese contro Pirate Bay, ma non solo. È segno che i giovani vogliono ormai riconosciuto come diritto dei cittadini un'abitudine radicata, che vedono come normale: poter scambiare musica, film e giochi con i propri amici». Forse, adesso, «i governi saranno più cauti, abbandoneranno la linea dura contro il peer to peer, tutta a favore delle lobby dei copyright. Perché, con la vittoria svedese, sanno che sta crescendo un sentimento popolare ormai inarrestabile».
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