ELEZIONI EUROPEE
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ELEZIONI EUROPEE

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  1. dango
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    Per caso qui in forumfree abbiamo un giudice di pace virtuale? :P :D :D

    Se il divorzio non è consensuale, io mi offro come testimone per la moglie.... :rolleyes: :D

    Sologenoa, intendi la lista Bonnino?
     
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  2. dango
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    Per giocare con il politometro...

    http://temi.repubblica.it/elezioni-europee-2009/
     
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  3. laura^
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  4. dango
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    Io sono risultata esattamente sopra la testa di Franceschini...sarà un'indicazione divina??? :P :D
     
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  5. Dr.Watson
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    Un intervento tratto dal forum di Report che condivido nella parte centrale e finale:


    Io pd
    di Pino Corrias

    Voterò per il pd, come alle scorse elezioni europee, politiche, amministrative. Non turandomi il naso, ma qualche volta le orecchie. Perché penso che li dentro - nonostante le piccole nomenklature, le molte timidezze, in certi casi le collusioni con una pratica del potere dedita al compromesso - ci sia anche quel po’ di buona Italia che resta e che resiste. Perché trovo velleitaria la sinistra radicale, e Di Pietro già votato a sufficienza. Perché penso che solo rafforzando la sinistra moderata si riuscirà a arginare la deriva autoritaria in atto, la liquidazione della legalità e della libertà di stampa. Perché forse rafforzando il pd, il nuovo che compare nelle liste, si avvierà la sua rinascita. E in definitiva un riequilibrio dei poteri che è la sola garanzia per una vita democratica del Paese.

    Idv, unica opposizione
    di Peter Gomez
    (da Micromega 3/2009)

    Andrò a votare e voterò Italia dei valori. Oggi più che mai è infatti necessario tentare di arginare Silvio Berlusconi e i suoi: se il Cavaliere uscirà dalle europee con una vittoria ancora più larga rispetto a quella ottenuta alle politiche, nel giro di due mesi chiuderà definitivamente la partita con la stampa e con la magistratura approvando, senza nessuna modifica, le leggi bavaglio già messe in cantiere e le norme che impediranno per sempre tutte le indagini sulle classi dirigenti. Votare è dunque un dovere. E anche un dovere votare per le opposizioni.

    Tra di esse, a mio parere, l’unica scelta possibile è però quella per l’Idv. Le due sinistre radicali ben difficilmente otterranno il quorum. Mentre le liste del Pd, salvo rare eccezioni (Rita Borsellino, Rosario Crocetta, Debora Serracchiani, Rosaria Capacchione e pochi altri), sono quelle di sempre. Basta scorrere i nomi per rendersi conto che il Partito democratico non ha ancora capito (o meglio, non vuole capire) cosa chiedono gli elettori: un rinnovamento radicale dei programmi e del personale politico. Da questo punto di vista, quindi, una sconfitta per il Pd potrebbe persino risultare salutare. Solo se la crisi sarà evidente, le forze nuove, che anche nei democratici sono presenti, avranno l’occasione di scalzare l’attuale leadership.

    Un voto contro ma anche per
    di Marco Travaglio
    (da Micromega 3/2009)

    Rivoterò per l’Italia dei Valori, come già nel 2006 e nel 2008. E per gli stessi motivi delle ultime due elezioni politiche. Ma con l’aggiunta di due nuovi.

    Quelli vecchi: com’era facile prevedere, il partito di Di Pietro - per quanto ancora troppo “personale” e poco collegiale e scarsamente selettivo in alcune scelte di classe dirigente, specialmente a livello locale - è l’unica reale opposizione presente in Parlamento contro il regime berlusconiano. Il solo partito che si sia davvero battuto nelle aule parlamentari contro il cosiddetto Lodo Alfano e le altre leggi-vergogna (ammazza-intercettazioni e bavaglio alla stampa in primis), contro lo scandalo Cai-Alitalia, contro le nuove minacce a quel che resta della libertà d’informazione. Ma anche per un’altra causa che ritengo fondamentale per la storia di questi anni: la richiesta di verità sulla fogna politico-giudiziaria di Catanzaro, che ha inghiottito l’uno dopo l’altro onesti servitori dello Stato come Luigi de Magistris, Gioacchino Genchi, Clementina Forleo e i pm salernitani Apicella, Nuzzi e Verasani, il capitano Pasquale Zacheo (per non parlare di un giornalista coraggioso come Carlo Vulpio). Su questi fronti il Pd ha fatto il pesce in barile, mentre troppo spesso le formazioni della sinistra radicale (con la lodevole eccezione di Claudio Fava e pochi altri) parlavano d’altro. Soltanto una pesante sconfitta del Partito democratico, ancora prigioniero della linea del “dialogo” col regime, cioè dell’inciucio, direi quasi della sindrome di Stoccolma, può accelerare l’azzeramento della classe dirigente del centrosinistra e assicurare all’Italia qualche speranza di uscire dall’incubo.

    E ora le novità, anzi le piacevoli sorprese. Di Pietro e Leoluca Orlando hanno avviato, modificando lo statuto dell’Idv, uno sforzo - che mi auguro proseguirà con iniziative più stringenti - per trasformare un movimento personale in un partito vero e proprio, con regole interne di completa democrazia e trasparenza, anche nella gestione dei finanziamenti pubblici e della selezione delle classi dirigenti. E poi hanno saputo spalancare le sue liste a esponenti della società civile, al punto da candidare quasi tutti personaggi esterni alla nomenklatura dell’Idv: da De Magistris a Vulpio, da Zipponi a Sonia Alfano, da Brutti a Vattimo, da Tranfaglia a Pressburger, da Arlacchi all’avvocato Pesce a Gloria Bardi. Resta il vizio di qualche candidatura spot di troppo (come la hostess Alitalia) e di un paio di riciclati che si potevano evitare, ma nel panorama italiota si tratta di pagliuzze, non di travi. I sondaggi indicano che molti italiani, anche tra le fasce più scolarizzate, apprezzano. Spetterà a Di Pietro evitare di ricadere negli errori del passato e non deludere i tanti che, prevedibilmente, gli daranno fiducia. Spetterà ai suoi nuovi compagni di strada aiutarlo a non sbagliare di nuovo.



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    “Sogliono essere odiatissimi i buoni e i generosi perchè ordinariamente sono sinceri e chiamano le cose coi loro nomi. Colpa non perdonata del genere umano, il quale non odia mai tanto chi fa male, né il male stesso, quanto chi lo nomina.In modo che più volte, mentre chi fa male ottiene ricchezze, onori e potenza, chi lo nomina è strascinato in sui patiboli” - Giacomo Leopardi, Pensieri

     
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  6. miciobicio
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    Mi sa che son daccordo con Travaglio. -_-
    Un voto contro... :cry:

    Ma ancora non lo so... :huh:
     
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  7. dango
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    No Miciotto, no....quella che è stata la portata delle azioni dipietrine si è già largamente vista: sono passati per giustizialisti e hanno ottenuto l'effetto boomerang di rafforzare il cavaliere ancora di più. E togliendo il voto al pd, questo sarà ancora l'unico risultato che otterranno; il voto infatti cosi' come lo prospettano gli articolisti che hai postato, è un duplice voto contro, tanto contro il pdl che contro il pd. E votando contro e basta non si arriva da nessuna parte.
    Inoltre leviamoci dalla testa che IDV stia a sinistra (per chi ci crede...), non nascono come formazione di sinistra e no lo saranno mai.
     
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  8. laura^
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    CITAZIONE (Dr.Watson @ 5/6/2009, 17:32)
    Io pd
    di Pino Corrias
    Voterò per il pd, Perché penso che li dentro - nonostante le piccole nomenklature, le molte timidezze, in certi casi le collusioni con una pratica del potere dedita al compromesso - ci sia anche quel po’ di buona Italia che resta e che resiste.

    pure io la penso così.... :rolleyes:
     
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  9. miciobicio
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    CITAZIONE (dango @ 6/6/2009, 11:34)
    No Miciotto, no....

    CITAZIONE (laura^ @ 6/6/2009, 11:50)
    pure io la penso così.... :rolleyes:

    Certo che se me lo chiedete voi... :wub: :wub:

    e PD sia! :)

    (vò a votare il sondaggio... -_- )
     
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  10. dango
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    CITAZIONE (miciobicio @ 6/6/2009, 13:43)
    Certo che se me lo chiedete voi... :wub: :wub:

    e PD sia! :)

    (vò a votare il sondaggio... -_- )

    :wub: :wub:
     
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  11. akenatona
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    Io voto PD per questi motivi:

    Un voto contro l'egoismo e la paura.

    Il paese è tornato a vivere nell’odio e il riformismo è l’unica soluzione perché l'Italia ritrovi le virtù civili e il senso di giustizia che oggi appaiono sepolte. Per questo il voto per il PD è essenziale.

    Per questo nostro grande e sfortunato Paese il Partito Democratico è la principale speranza. Non è solo il mondo a guardarci con preoccupazione e disagio. E’ la sensazione che vive ciascun italiano, che ami davvero la sua Patria. E’ capitato molte volte nella storia di questo Paese che a questa coscienza non si accompagnassero comportamenti elettorali conseguenti. E così si sono vissute stagioni politiche che, specie nelle loro fasi conclusive, hanno prodotto crisi profonde. Crisi sociali e crisi del modo di pensare. Spesso una eclisse di quei valori: Il senso di solidarietà, la rettitudine, il talento, l’operosità, la generosità individuale e collettiva che hanno accompagnato i momenti migliori della nostra storia nazionale, a cominciare dalla ricostruzione.
    Una società fondata sull’egoismo è una società violenta. La destra sta edificando un paese violento. Violenza reale, mai così diffusa. E violenza nei rapporti tra le persone. Il Paese è tornato a vivere nell’odio e la frantumazione di ogni rete di relazione – tra giovani e anziani, tra italiani e immigrati, tra deboli e forti, tra Nord e Sud – spezza l’anima migliore della nostra Italia.
    Non so quanto tempo ci vorrà, ogni giorno che passa così è un giorno perduto per le nuove generazioni, ma il Paese girerà pagina. E quando lo farà dovrà trovare il riformismo, ciò che ha conosciuto a sprazzi, ciò che è stato sempre interrotto da reazioni e conservatorismi. Il riformismo, come quello che mostra il suo volto, nel disegno di un mondo nuovo di Barack Obama.

    Il riformismo, l’unica soluzione perché questo Paese ritrovi le virtù civili e il senso di giustizia che oggi appaiono sepolte. Ma il riformismo non è una etichetta falsificabile. Il riformismo è coerenza, è coraggio del cambiamento, è sfida ad un vecchio mondo. Ed è, soprattutto, una grande strategia. Un progetto politico che deve vivere nella società, che ha bisogno per affermarsi di essere coltivato con amore e disinteresse da parte di tutti.

    Il riformismo può e deve essere la speranza per un Paese che acquisisca progressivamente consapevolezza della devastazione prodotta da un lungo ciclo della destra.

    Dopo quasi dieci anni di governo, più di Reagan e della Thatcher, senza aver conosciuto riforme importanti il Paese avrebbe ora bisogno di una stagione di ripresa, di serenità, di legalità e di diritti. Avrebbe bisogno di un patto tra produttori per garantire la crescita e il lavoro. Avrebbe bisogno di politici capaci di mettere al primo posto gli interessi generali e, così, di riformare insieme le istituzioni e renderle ciò che oggi non riescono ad essere fino in fondo: moderne, efficienti, espressione della democrazia del nuovo secolo.

    Per questo il voto al Partito Democratico è essenziale. Nessuna demagogia porterà il Paese fuori da questo tunnel. Solo il riformismo salverà l’Italia e la terrà saldamente agganciata all’ Europa. Un voto perso al PD rallenta questo possibile e urgente sbocco della crisi italiana.

    Walter Veltroni

     
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  12. dango
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    da rep.it

    Europee, affluenza in calo: 30,7%
    Oggi si vota sino alle 22
    Elezioni europee. I dati delle 12 danno un'affluenza al 30,7%, in calo rispetto al 2004. Ieri alla chiusura dei seggi si erano recati alle urne il 17,8% dei quasi 50 milioni e mezzo di elettori italiani. Alla chiusura del primo giorno di votazioni europee del 2004 l'affluenza era stata invece del 20,5%. Come previsto, l'astensionismo già nella prima giornata di votazioni è stato maggiore dove non si votava anche per le elezioni amministrative. Oggi si vota sino alle 22. Alle 22, chiusi i seggi, Repubblica.it pubblicherà in esclusiva gli istant poll sui risultati a cura di Ipr Marketing. Il nostro sito seguirà i risultati tutta la notte, aggiornando in tempo reale lo speciale elettorale.


    14:00 Comunali, affluenza in calo: 38,78%

    Affluenza in calo anche per le comunali. Alle 12 ha votato il 38,78% degli aventi diritto contro il 40,19 delle consultazioni precedenti.

    13:53 Provinciali, affluenza al 33,53%

    A mezzogiorno del secondo giorno di votazione per il rinnovo di 62 province (presidenti e consigli provinciali) in italia ha votato il 33,53% degli aventi diritto. Si tratta di un calo dell'1,8% rispetto alle elezioni del 2004 quando, a mezzogiorno del secondo giorno, alle urne si era recato il 35,33%.
     
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  13. laura^
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    IL POPOLO DELLA LIBERTA'35,24
    PARTITO DEMOCRATICO26,15
    LEGA NORD10,27
    DI PIETRO ITALIA DEI VALORI7,97
    UNIONE DI CENTRO6,51
    RIFOND.COM. - SIN.EUROPEA - COM.ITALIANI3,37
    SINISTRA E LIBERTA'3,10
    LISTA MARCO PANNELLA - EMMA BONINO2,42
    LA DESTRA-MPA- PENSIONATI -ALL.DI CENTRO2,21
    FIAMMA TRICOLORE0,79
    PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI0,54
    FORZA NUOVA0,47
    SVP0,46
    LIBERAL DEMOCRATICI - MAIE0,22
    VALLEE D'AOSTE0,10
    AUTONOMIE LIBERTE' DEMOCRATIE0,08
     
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  14. dango
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    ecco come sono andate le europee nei vari paesi:

    ROMA - La tendenza generale che emerge dalle elezioni europee è la prevalenza dei partiti di destra, centrodestra o conservatori, al governo (come in Francia e Germania) o all'opposizione (Spagna, Gran Bretagna). Ma anche una bassa affluenza - il 42,85%, minimo storico - e un'avanzata dei movimenti xenofobi o euroscettici, soprattutto nei paesi dell'Est. . Poul Nyrup Rasmussen, leader del Partito socialista europeo (il gruppo che a Strasburgo riunisce la maggior parte delle forze progressiste, a cui si dovrebbe affiancare un altro gruppo su iniziativa del Pd italiano) ammette la sconfitta e sostiene che gli elettori dei socialisti "sono rimasti lontani dalle urne" e che servono "nuove strategie e nuove idee per il futuro". Il politico danese ammette ancora che "abbiamo subito una perdita, ma - sottolinea - restiamo il secondo gruppo più numeroso al parlamento europeo. Abbiamo perso 3 punti percentuali nel complesso, ma abbiamo guadagnato in dieci stati membri, compresa la Repubblica ceca, la Svezia, la Grecia e l'Irlanda, dove siamo all'opposizione, e in Slovacchia e in Slovenia, dove siamo al governo". E conclude: "C'è bisogno di più Pse a Strasburgo, non meno".

    Germania. La Cdu/Csu della cancelliera Angela Merkel conferma la sua supremazia (38%): anche se è in calo rispetto alle ultime Europee, può guardare con tranquillità alle politiche di settembre. I socialdemocratici della Spd restano fermi al 20,8%. I verdi si attestano al 12%.

    Gran Bretagna. Era previsto, il disastro elettorale del premier Gordon Brown: e le attese sono state confermate. Il partito infatti ottiene appena il 16% dei consensi, al minimo storico. I Tories, con il 27%, sono la prima forza politica. Seguiti - con il 17% - dall'United Kingdom Independence Party (Ukip), populista ed euroscettico. I liberaldemocratici si attestano intorno al 14%. Da segnalare infine il risultato del British National Party (Bnp), formazione di estrema destra xenofoba capeggiata da Nick Griffin, che ottiene due eurodeputati e si attesta intorno al 6%.

    Francia. Successo dell'Ump del presidente Nicolas Sarkozy (27,70%), mentre i socialisti di Martine Aubry con il 16,76% ottengono uno dei loro peggiori risultati nelle consultazioni europee. Ma la vera sorpresa di queste elezioni è la formazione Europa Ecologia di Daniel Conh-Bendit (16,2%), che è testa a testa con i socialisti e che sbaraglia il centrista Bayrou (8,49%).

    Spagna. Sconfitti i socialisti di José Luis Zapatero, vincono i popolari guidati dal loro leader Rajoy: i primi ottengono il 38,51%, i secondi il 42,23%. Per il premier un secondo e più grave campanello d'allarme, dopo la sconfitta nelle regionali in Galizia all'inizio di marzo. Un altro dato importante riguarda l'astensione: 56%.

    Portogallo. I socialisti del Pes, che fanno capo al premier Socrates, subiscono una batosta. Superati partito socialdemocratico, formazione di centrodestra che diventa prima per consensi col 31,7%.

    Olanda. Col 17% dei voti il partito di Geert Wilders - considerato l'erede di Pim Fotuyn, il leader populista di estrema destra assassinato nel 2002 - triplica i voti delle politiche del 2006, assicurandosi quattro seggi a Strasburgo. Escono male dalle urne i cristiano democratici (Cda) del premier Balkenende, che restano comunque il primo partito dei Paesi Bassi ma perdono due dei 7 seggi a Strasburgo.

    Austria. Vincono popolari con il 29,7%, lasciandosi dietro i socialdemocratici del cancelliere Werner Feymann, fermi al 23,9%. Non c'è stato invece lo sfondamento dell'estrema destra xenofoba del partito della libertà che fu di Haider e oggi è di Heinz-Christian Strache: arriva quarto, con il 13,1%.

    Grecia. Nel paese, governato dal centrodestra, vincono i socialisti: insieme a Danimarca e Svezia, è un dato in controtendenza rispetto al resto d'Europa. Il Pasok di Giorgio Papandreou ottiene circa il 36% dei voti, contro il 33,98% di Nuova Democrazia (Nd), indebolito dalla crisi economica e dagli scandali.

    Irlanda. Vince il Fine Gael, partito di centrodestra attualmente all'opposizione: 29,1% contro il 24,1% del Fianna Fail, la coalizione del primo ministro Brian Cowen. I laburisti sono 13,9%, lo Sinn Feln '11,2%.

    Svezia. Il Sap, partito socialdemocratico all'opposizione, vince col 24,5% dei consensi. M, il partito dei moderati, è al 18,8%. Ma la vera novità è il 7,1% del Pp, il cosiddetto partito dei pirati, coloro che si battono contro il copyright sul web: la percentuale ottenuta gli permette di conquistare un seggio a Strasburgo.

    Danimarca. Anche qui, i socialisti all'opposizione prevalgono sul partito liberale al governo: 21,2% il primo, 20,2 il secondo. Col 7,1, prende un seggio anche il Folk, il movimento popolare anti-Ue.

    Belgio. Le elezioni sanciscono la sconfitta dell'estrema destra xenofoba del Vlaams Belang (10,32 contro il 14,3 delle precedenti europee), mentre i cristianodemocratici del premier Herman Van Rompuy si piazzano in testa con il 15,19%. Secondo partito i liberali (12,97%).

    Lussemburgo. Primo partito sono i cristiano-sociali (31,39%), seguiti dai democratici (19,27), partito dei lavoratori (19,01) e verdi (17,04).

    Ungheria. Clamorosa affermazione del partito di centrodestra ungherese Fidesz, col 56,37% delle preferenze. Male i socialisti del premier Gordon Bajnai, fermi al 17,38%. Trionfa anche il nuovo partito di estrema destra Jobbik, col 14,77% delle preferenze, ben oltre il 5-8% accdreditato alla vigilia del voto.

    Polonia. Rispetta le attese l'affermazione del partito piattaforma civica (Po) del premier Donald Tusk, intorno al 45,2%. Diritto e giustizia, partito conservatore del presidente Lech Kaczynski e guidato dal suo gemello Jaroslaw, ex premier, si ferma al 29,5%.

    Repubblica Ceca. Nessun cambiamento di rilievo nell'assetto politico nonostante l'avanzamento dei socialdemocratici (Cssd) che ottengono il 22,58%, contro il 31,17% dei democratici civici dell'ex premier Mirek Topolanek.

    Romania. Confermato il testa a testa tra il partito democratico liberale (Pdl) del presidente Traian Basescu e il partito socialdemocratico (Psd): 30,8% contro il 30,5%. Ma al risultato del partito di Basescu si aggiunge il 3,5% e il seggio conquistato da sua figlia Elena, che ha già dichiarato l'intenzione di rientrare nel Pdl. L'estrema destra del partito della Grande Romania (Prm) ottiene il 7,2% e due seggi, di cui uno destinato a Gigi Becali, discusso patron dello Steaua Bucarest.

    Bulgaria. Le elezioni, viste come prova generale delle legislative del luglio, assegnano la vittoria al partito Gerb del sindaco di Sofia Boiko Borisov, col 24,55%. Al partito artito socialista del primo ministro Sergei Stanishev va il 18,44%. I nazionalisti anti-rom strappano l'11,72%.

    Slovacchia. Gli elettori premiano lo Smer del premier Robert Fico (32,02%) ma anche il partito xenofobo Sns, alleato della socialdemocrazia al governo, che ottiene il 5,56% di voti ed elegge per la prima volta un eurodeputato. Ma è un risultato inferiore rispetto al 12% accreditato alla vigilia.

    Slovenia. Perde consensi il primo ministro Borut Pahor: il suo partito socialdemocratico (Sd) si è dovuto arrendere con il 18,45% al centrodestra dell'Sds che ha ottenuto il 26,92%.

    Paesi baltici. In Lettonia e Lituania sostanzialmente tengono le coalizioni di governo, mentre in Estonia la principale forza d'opposizione, il partito di centro, batte il partito delle riforme del premier Andrus Ansip.

    Malta e Cipro. A Malta trionfa il partito laburista, che conquista il 55% dei consensi contro il 40,49% del partito nazionalista e conservatore al governo dell'isola. A Cipro prevale il partito di centrodestra.



    una curiosità sulle europee:


    I Pirati all'Europarlamento
    "Difenderemo la libertà sul web"
    di ALESSANDRO LONGO



    Il Partito Pirata, per la prima volta nella storia, entrerà nel Parlamento Europeo, avendo ottenuto in Svezia il 7,4 per cento dei voti. Una svolta che racconta come muta il sentimento popolare intorno ai temi del copyright in internet, perché scopo principale del Partito Pirata è rivoluzionare le leggi sulla tutela del diritto d'autore. È un partito con diramazioni in vari Paesi europei, anche in Italia. Come ben sanno anche i suoi sostenitori, è però molto improbabile che si replichi da noi il successo svedese.

    «Quella in Svezia è stata una bellissima vittoria, che probabilmente porterà al Partito Pirata due seggi in Parlamento. Nei giorni precedenti la votazione, era accreditato al 6 per cento. Insomma, non poteva andare meglio», dice a Repubblica.it Alessandro Bottoni, portavoce del Partito Pirata italiano.
    In Svezia ha ottenuto 200 mila voti, contro i 35 mila del 2006, quando ha provato per la prima volta il salto in Europa. È ora il quinto partito in Svezia e, si calcola, il più popolare tra chi ha meno di 30 anni.

    L'entusiasmo per questa prima volta deve però fare i conti con la realtà, spiega Bottoni: «Ci sono Partiti Pirata anche in Spagna, Germania, Francia, Polonia, Regno Unito, Italia, Finlandia. Ma solo in Svezia sono riusciti ad andare alle elezioni europee. In alcuni Paesi - Germania, Francia, Regno Unito - non sono riusciti a raccogliere abbastanza firme. In altri non ci hanno nemmeno provato», continua Bottoni. «E in Italia il massimo che siamo riusciti a fare è che mi sono candidato come indipendente nelle liste Sinistra e Libertà». Che non è riuscita a entrare nel Parlamento europeo.

    «Da noi c'è molto meno interesse, rispetto alla Svezia, per i temi della libertà di internet e per la riforma del copyright. Credo che nei prossimi dieci anni almeno, il Partito Pirata non riuscirà a ottenere niente da noi». E la posizione del Partito Pirata italiano è pure più moderata di quella svedese. Se lì l'obiettivo è eliminare il copyright tout court, «da noi proponiamo un compromesso tra i diritti degli utenti, degli autori e degli editori. Non vogliamo abolire il copyright, ma rendere libero e legale lo scambio di opere tra utenti, purché non a scopo di lucro ma solo per uso personale».

    Bottoni cerca di sensibilizzare la popolazione su questi temi, pur consapevole che l'impresa darà frutti forse solo sulle prossime generazioni. «In Europa però già la vittoria del partito svedese potrà cambiare qualcosa», aggiunge. «Un successo che si deve in parte al processo svedese contro Pirate Bay, ma non solo. È segno che i giovani vogliono ormai riconosciuto come diritto dei cittadini un'abitudine radicata, che vedono come normale: poter scambiare musica, film e giochi con i propri amici». Forse, adesso, «i governi saranno più cauti, abbandoneranno la linea dura contro il peer to peer, tutta a favore delle lobby dei copyright. Perché, con la vittoria svedese, sanno che sta crescendo un sentimento popolare ormai inarrestabile».
     
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  15. ErTigre
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    Certo che un certo commentino sorridente sui risultati del nostro sondaggio è doverosa e me lo concederete PD7, IdV3, Pdl1, varie liste1... :rolleyes: diciamo solo che non rispecchiamo certo la media nazionale :lol:
     
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48 replies since 23/5/2009, 09:35   466 views
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