Il ponte sullo Stretto

forse............

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  1. Cettinina
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    Dopo l'annuncio del Governo: per ora si parla solo dello spostamento di un binario
    Per il collegamento Calabria-Sicilia manca ancora il progetto esecutivo. I retroscena
    La prima pietra del Ponte?
    Un'opera prevista dal 2006


    di GIUSEPPE BALDESSARRO

    La prima pietra del Ponte? Un'opera prevista dal 2006




    REGGIO CALABRIA - L'hanno presentata come la prima pietra del Ponte sullo Stretto. Hanno annunciato l'apertura dei cantieri per il 23 dicembre prossimo. Ma il regalo di Natale che Silvio Berlusconi, sta preparando per calabresi e siciliani, col Ponte in quanto tale, non ha quasi nulla da spartire. In realtà si tratta dello spostamento del binario che collega Cannitello a Villa San Giovanni, previsto (anche se non in questa forma), indipendentemente dal Ponte.

    La ferrovia, secondo lo stralcio, sarà traslata a monte dell'attuale sede con una curva di un chilometro e 700 metri. Un intervento inserito tra le "opere compensative", concordate nel 2006 con la Giunta comunale di Villa, e accettato dall'ente locale in quanto "autonomo rispetto la realizzazione o meno dell'attraversamento stabile dello Stretto" e comunque "utile a prescindere da essa". Insomma, quei lavori si sarebbero comunque fatti, anche se in origine il progetto era stato approvato anche da Provincia e Regione, in quanto "programma integrale" e non lo "stralcio" di cui si parla da alcune settimane.

    Allo stato, dunque, è possibile parlare solo della realizzazione di un intervento, inserito in un complesso di opere di compensazione, rispetto ad un progetto (quello del Ponte) che non esiste ancora nella sua stesura definitiva. Tanto più che, per come pensato, la sua singola realizzazione non sarebbe migliorativa, ma peggiorativa del sistema infrastrutturale locale. Si tratta infatti di sostituire un rettilineo ferroviario con una curva, nella quale i treni sarebbero costretti a frenare prima dell'ingresso in stazione. Senza considerare che -in caso di costruzione della grande opera - andrebbe realizzata un'altra linea ferroviaria "in quota" da innestare al Ponte.

    "In ogni caso, la prima pietra annunciata costa 30 milioni di euro, quasi 18 milioni a chilometro" spiega il professor Alberto Ziparo, Università di Firenze, coordinatore dei gruppi che studiano l'impatto ambientale della Grande Opera.

    Attualmente, come scrive oggi il Quotidiano della Calabria, il progetto è di Rfi (Rete ferroviaria Italiana), ma in quanto appartenente "al più grande programma Ponte, sia pure come opera collaterale e propedeutica", sarà passato alla Stretto di Messina/Anas, che aprirà i cantieri "propedeutici", in questo momento al nulla.

    Nei fatti, l'annuncio del premier Berlusconi e del ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli, sono l'ennesimo annuncio. Infatti sul capitolo Ponte mancano sia i soldi che il progetto esecutivo - come scrive Antonello Caporale - essendo l'iter procedurale nella fase di approvazione del progetto preliminare-definitivo.

    In questo momento il progetto Ponte è ancora bloccato. E solo una volta ultimato il percorso burocratico del progetto preliminare-definitivo, si dovrebbe procedere con la progettazione esecutiva. Su quest'ultima però gravano le pesantissime critiche alla costruibilità avanzate dagli stessi tecnici e consulenti della Stretto di Messina (oggi quasi tutti "ex") e del Ministero.

    Le contestazioni riguardano ad esempio "il posizionamento di pilastro e contrafforte di parte calabrese". Il professor Remo Calzona, ex consulente della Stretto di Messina, oltre che del Ministero, ha ammesso che per proseguire nella progettazione, si dovette "totalmente ignorare" la circostanza che il pilastro (proprio quello per il cui ingombro si sposta il binario di Cannitello) e il contrafforte di parte calabra sono situati "sulla fase più critica della faglia sismica più attiva esistente nello Stretto, la numero 50".

    Le indagini successive hanno confermato che questa circostanza è pregiudizievole per la progettazione esecutiva. Calzona ed altri tecnici sostengono per questo che il Ponte va traslato di almeno 500 metri rispetto al sito attuale.

    E non finisce qui. perché il dato, che costituisce un nodo tecnico ineludibile su cui prima o poi ci si dovrà confrontare, è lo scivolamento degli stati superficiali e di media profondità dei terreni del versante calabrese verso lo Stretto. Per ovviare allo slittamento bisognerebbe, secondo i tecnici, "inchiodare" pilone e contrafforti fino ad una profondità di oltre 2000 metri, con strutture che però potrebbero andare in crisi per altri motivi. Alcuni ex consulenti tecnici sostengono poi che il progetto della struttura principale (fune portante - pendini - trave - cassone - reticolare) prevede materiali (peraltro i migliori disponibili oggi in commercio) incompatibili con le prestazioni di portanza e resistenza richieste al manufatto, in presenza delle condizioni ambientali dello Stretto.

    Lo stesso Calzona ha dimostrato nel suo saggio "La ricerca non ha fine", che il progetto attuale presenta una "trentina di punti di potenziale crisi a rottura, di cui almeno la metà insormontabili allo stato". Conclusioni contestate dalla Stretto di Messina e dal Ministero.

    Resta aperta anche la questione dei finanziamenti. Il Cipe/Infrastrutture del 6 marzo e il Cipe/Anticrisi del 29 luglio scorsi, non hanno poi erogato gli 1,3 miliardi annunciati dal Governo per il Ponte. Ambedue i provvedimenti per le risorse dell'opera si chiudevano con l'espressione: "viste le compatibilità di bilancio". Il Governo dunque non ha ancora messo un euro per il Ponte. E anche i riferimenti del ministro Matteoli agli investitori privati, "project financing", sembrano registrare alcune crepe.

    Le due relative istruttorie formali effettuate nel giugno-luglio 2005 e nel gennaio- febbraio 2006 sono ambedue andate a vuoto ("zero investitors"). Così pure l'istruttoria informale dei mesi scorsi. E persino i 100 milioni di euro annunciati da Lombardo, per le "prime opere collaterali siciliane", per adesso non ci sono. Tant'è che il presidente della Regione Siciliana è in difficoltà, viste le reali drammatiche necessità di quel territorio.



    La Repubblica






    http://www.repubblica.it/2006/a/rubriche/p...e-miracolo.html
     
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  2. miciobicio
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    CITAZIONE (Cettinina @ 19/10/2009, 17:40)
    La prima pietra del Ponte?

    Per i posteri e per la storia, l'avrà posata Berlusconi... -_-

    Già ce lo vedo, con la cazzuola e il casco da carpentiere....
    con la diretta di Emilio Fede.... :lol: :lol:
     
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  3. marina.1
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    Micio...sei un mito!
     
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  4. ErTigre
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    CITAZIONE (miciobicio @ 19/10/2009, 21:51)
    CITAZIONE (Cettinina @ 19/10/2009, 17:40)
    La prima pietra del Ponte?

    Per i posteri e per la storia, l'avrà posata Berlusconi... -_-

    Già ce lo vedo, con la cazzuola e il casco da carpentiere....
    con la diretta di Emilio Fede.... :lol: :lol:

    CITAZIONE (marina.1 @ 20/10/2009, 06:33)
    Micio...sei un mito!

    Beh.. per me ha preso il palo a porta libera dopo aver fatto un'azione straordinaria :) ; ha mancato un gol praticamente fatto ;)

    Se fosse stato un vero mito avrebbe collocato la diretta a Vespa o, al limite, a Minzolini :D :P

    Edited by ErTigre - 20/10/2009, 10:14
     
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    L'ultimo "No al Ponte" di Franco Nisticò


    di Anna Foti - Era una persona battagliera, Franco Nisticò, e lo è stata fino alla fine quando, dopo il suo intervento, si è accasciato sul palco allestito nella piazza di Cannitello, traguardo della manifestazione “no pontista” di sabato scorso a Villa San Giovanni. Già sindaco di Badolato e responsabile del comitato per la messa in sicurezza della Statale Jonica 106, Franco Nisticò è stato stroncato da un

    infarto. A nulla sono valsi i soccorsi. Stava illustrando il suo no alla megastruttura di cui si parla da decenni e con riferimento alla quale, tra mille polemiche e mille equivoci, tra qualche giorno sarà iniziata un’opera collegata e divenuta in un secondo momento alla stessa propedeutica, la variante ferroviaria di Cannitello. Dopo il malore, dopo minuti interminabili, troppi, ad intervenire è stata un’autoambulanza della Polizia di Stato e non del 118; ciò nonostante un notevole dispiegamento di forze dell’ordine per garantire la sicurezza, sabato scorso a Villa San Giovanni dove anche i commercianti sono stati invitati a non esercitare attività durante la giornata. Si tratta di quelle contraddizioni che sono chiare forse solo a chi vuole edificare un attico dove ancora mancano i basamenti. La rabbia, la paura, il dolore per quanto stava accadendo a Franco Nisticò, ha innescato polemiche e tensioni che, dopo la dipartita del mezzo di soccorso dalla piazza, hanno rischiato di far degenerare ciò che già stava sfociando in tragedia. Da lì a qualche ora, Franco Nisticò, trasportato al nosocomio di Reggio Calabria, sarebbe morto perché vani sarebbero stati gli interventi dei medici. Pare forse irriverente, dopo questo evento luttuoso, tornare a discutere del ponte, della contrarietà manifestata sabato da migliaia di persone in marcia a Villa San Giovanni, ma parlando di questo è morto Franco Nisticò, “senza risparmiarsi”, e forse continuare a fare quello che anche lui ha fatto fino all’ultimo è l’unico tributo che possiamo umilmente offrire alla sua memoria.

    Erano in migliaia in marcia per chiedere coerenza e attenzione alla Calabria e alla Sicilia. Sono arrivati dalle regioni dello Stretto, dalla Campania e da altre regioni. Alcuni gruppi non hanno fatto in tempo a raggiungere il corteo, bloccati sulle rotaie e sull’autostrada. Alla manifestazione hanno aderito la Regione Calabria, la Provincia di Reggio Calabria e i Comuni di Riace, Cinquefrondi e Laureana di Borrello. Presenti i Comunisti Italiani, i Verdi, Rifondazione Comunista, partito Comunista dei Lavoratori, Italia dei Valori, Cgil di Reggio Calabria e Messina, Cgil - Fiom e Cobas, Legambiente e WWF. Insieme a partiti e associazioni anche tanti cittadini, molti dei quali avrebbero preferito molte più bandiere contro il ponte sullo Stretto che bandiere partitiche. Ad essere contro il Ponte sono cittadini di ogni schieramento politico, perché si tratta di difendere la bellezza e la ricchezza naturale del nostro territorio dallo scempio del profitto e della devastazione ambientale. Scarsa la partecipazione della cittadinanza di Villa San Giovanni, nonostante la grande attività di sensibilizzazione condotta dalla rete No ponte in questi ultimi mesi. Ma veniamo alle proposte, ai tanti sì che basano il convinto no contro il Ponte sullo Stretto. Sì al miglioramento dei trasporti via mare e via terra in Calabria e in Sicilia, al completamento della Salerno – Reggio Calabria, alla messa in sicurezza della statale 106 Reggio Calabria - Taranto, ad interventi contro il dilagante dissesto idrogeologico, alla tutela delle coste e dei territori dai continui assalti del cemento e dell’abusivismo edilizio e tanto altro. Così mentre il comitato “Ponte Subito”, fondato da Bruno Sergi e Giovanni Alvaro, scrive ai governatori Lombardo e al futuro governatore della Calabria, per sottolineare quanto determinante sia la costruzione del Ponte per ottenere sviluppo, decollo dell’economia ed efficienza dei collegamenti ferroviari; c’è da chiedersi per quale ragione dovremmo pensare di non avere ormai alcun diritto di rivendicare in primis ciò che di essenziale serve al nostro territorio e alla nostra comunità e senza ricorrere ad un’opera miliardaria dopo la quale aspettarci, come briciole, la concessione di strade, ferrovie, messa in sicurezza dalle frane, rilancio dei porti e valorizzazione della vocazione Mediterranea dell’area dello Stretto. Poi c’è l’ombra del ponte parallelo, tutt’altro che astratto, che unisce Ndrangheta e Cosa Nostra. Il notevole flusso di denaro che tale megastruttura indurrà, non lascerà fuori il crimine organizzato presente con i suoi affari illeciti e le sue infiltrazioni negli appalti. Un rischio che la DIA preannuncia e annuncia da anni.

    Intanto mentre la Sicilia sarà coinvolta nel 2010, già mercoledì in Calabria la posa della prima pietra per i lavori del chilometro e mezzo di ferrovia a Cannitello, in origine opera indipendente dal Ponte e finalizzata a migliorare il sistema della rete ferroviaria regionale. Il progetto originario, infatti, era quello dell’asse ferroviario Salerno-Reggio Calabria - Palermo-Catania. Adesso la Regione Calabria, uscita dalla società Stretto di Messina, cerca di rimettere le cose al posto. L’avvocatura regionale, infatti, ha nei giorni scorsi, proposto ricorso dinnanzi al Tar impugnando la delibera del Cipe 77/09 che individua come soggetto aggiudicatore del progetto di realizzazione della variante ferroviaria la società Stretto di Messina e non più RFI, come nella delibera 83/2006. Inoltre la stessa delibera del 2009 qualifica tale opera come propedeutica alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, laddove nella delibera del 2006 veniva specificato che tale variante ferroviaria non era “condizione essenziale alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, ma servisse soltanto a migliorare ed implementare il sistema della rete ferroviaria”. Questa è anche la questione di conflitto di attribuzione adesso al vaglio della Corte Costituzionale.

    Purtroppo la mobilitazione ha subito una tragica e drammatica battuta di arresto. Le condizioni disperate di Franco Nisticò e il crescente clima di insicurezza hanno indotto la retenoponte a sospendere la manifestazione. La mobilitazione civile dovrà riprendere, anche e soprattutto per Franco, perché proteggere l’incanto dello Stretto da un’opera ingegneristica che lo deturperebbe inutilmente e irreversibilmente è un dovere!




    Mi spiace!


    http://www.strill.it/index.php?option=com_...eggio&Itemid=86

     
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4 replies since 19/10/2009, 16:37   80 views
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